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L'ultima partita di Totti con la Roma

Dal Brescia a oggi: Totti, l’evoluzione di un campione

Icona del calcio sospeso tra modernità e talento fuori dagli schemi. La carriera del capitano ‘svezzato’ da Zeman e inventato da Spalletti ‘falso nueve’.
A cura di Vito Lamorte
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Scrivere di Francesco Totti è difficilissimo. Il capitano della Roma è un calciatore incredibile. Non ci sono altri aggettivi per descriverlo. Dal suo esordio, il 28 marzo 1993 contro il Brescia, sono passati ben 23 anni ma la classe del ragazzo di Porta Metronia non sembra essere stata scalfita dal tempo. Il numero 10 della squadra capitolina è il simbolo di una generazione di giocatori che sta entrando man mano nei libri e negli almanacchi. Probabilmente Totti è l'ultimo simbolo del calcio a cavallo tra i due secoli.

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Il numero 10 è stato analizzato in ogni suo aspetto e in ogni sua peculiarità tecnica da quando ha vestito la maglia giallorossa e nel giorno del suo quarantesimo compleanno sarebbe oltremodo inutile ripercorrere e superfluo elencare nuovamente le solite cifre su presenze e reti ma abbiamo pensato di soffermarci sull'evoluzione tattica di questo fenomeno. Totti è nato come fantasista ma ha conosciuto la prima espressione ad alto livello partendo da esterno sinistro. Ha vinto uno scudetto da trequartista moderno e, alla fine, è riuscito a reinventarsi "falso nueve". Un vero genio.

Gli esordi

L'esordio in Serie A avviene a 16 anni sul campo di Brescia grazie a Vujadin Boskov ma è dalla stagione successiva, con Mazzone in panchina, che Totti inizia ad inserirsi in prima squadra e Sor Carletto capisce sin da subito che si tratta di un grandissimo giocatore facendolo adottare "calcisticamente" dal capitano di allora, Giuseppe Giannini. Nella stagione 1994-1995, Francesco sigla il suo primo goal in Serie A ed è il primo sostituto in attacco di Balbo e Fonseca. Totti colleziona 21 presenze, ricoprendo il ruolo di seconda punta o, in situazioni disperate, di trequartista dietro i due attaccanti.

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La cura Zeman

L'arrivo a Roma di Zdenek Zeman è fondamentale per la carriera di Totti. Con il boemo Francesco occupa il ruolo di esterno sinistro nel tridente del 4-3-3 con compiti prettamente offensivi e con l'obbligo di accentrarsi e trovare soluzioni per far goal o mandare in rete i compagni. Nei due anni del tecnico boemo cresce la sua potenza fisica e il suo senso di verticalità, il tutto condito da 30 reti in 70 partite.

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Il numero 10 giallorosso è stato molto aiutato da Zeman: il boemo gli ha insegnato a vedere il campo a 360° partendo da qualsiasi zona del rettangolo verde. Totti deve ringraziare Zeman anche per come si è  posto nei suoi confronti sia nella prima esperienza romana che nella seconda: grazie ad una preparazione fisica importante Totti riusciva ad essere un esterno d'attacco moderno che, però, aveva altre mansioni in entrambe le parentesi di Zeman nella Capitale.

L'era Capello e lo scudetto

Dopo l'esperienza di Zeman, sulla panchina della Roma arriva Fabio Capello. Il tecnico friuliano dispone la squadra con un 3-4-1-2 e Totti diventa il trequartista pronto a lanciare le due punte (Batistuta-Montella o Batistuta-Delvecchio) e ad inserirsi negli spazi sfuttando le sue doti realizzative. Il 10 con questo modulo di gioco si esalta e diventa uno dei giocatori più forti del mondo nel suo ruolo, segna goal importanti ed è uno dei protagonisti assoluti nella cavalcata per il terzo scudetto giallorosso.

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Nella stagione successiva al tricolore, con l'arrivo di Cassano, Totti assume un ruolo di seconda punta, in alcune circostanze anche di centravanti mentre in quella seguente, 2003-2004, gioca sempre più da punta centrale realizzando 20 reti in campionato e affermandosi come uno dei giocatori più forti della Serie A.

Spalletti e il Falso Nueve

Dopo la stagione travagliata del 2004-2005 che ha visto avvicendarsi sulla panchina giallorossa di Prandelli, Voeller e Del Neri, nel 2005 -2006 arriva Luciano Spalletti. Il tecnico toscano cambia volto alla Roma proponendo un 4-2-3-1 molto offensivo che si basa su ripartenze veloci e continui inserimenti senza palla dei centrocampisiti (Perrotta, Vucinic e Mancini su tutti) che hanno vita facile grazie ai lanci e ai movimenti illuminanti del capitano giallorosso.

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Totti trova la profondità come pochi, corre poco ma riesce a proporre palloni superando anche i 30 o 40 metri nei lanci, con una percentuale realizzativa che sfiora quasi il 100%. Tocca morbido, di tacco o di punta, all’occorrenza soltanto di piatto e talvolta usando un dribbling con stop a seguire: ogni partita è uno show! La Roma gioca un calcio fantastico e Totti si afferma come uno dei migliori marcatori d'Italia e d'Europa. Nella stagione post Calciopoli, il 10 della Roma, avendo riassorbito l'infortunio dell'anno precedente, è un calciatore completamente rigenerato e diventa Scarpa d'oro siglando ben 26 reti in campionato.

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40 e non sentirli

Totti è un punto fermo della storia della Roma e, senza ombra di dubbio, uno dei calciatori italiani più forti dal dopoguerra a oggi e all’orizzonte non vi sono eredi degni di tale nome. Il numero 10 giallorosso è uno di quelli in grado di vedere strade dove gli altri vedono sentieri e di cercare l'efficienza unita all'estetica. Nonostante sia il simbolo di una tifoseria e di una parte di Capitale, Totti è apprezzato da molti appassionati e la scena dell'Olimpico di Torino è importante sia per il calciatore che per il movimento calcistico in sé: vuol dire che qualcosa di buono c'è e le eccellenze vanno oltre i colori delle curve.

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Francesco Totti è apprezzato ad ogni latitudine e di giocatori come lui, ne siamo certi, non ne nascono tanti. Se è vero che si ritirerà a fine anno, il capitano giallorosso sta raccogliendo quanto seminato in questi anni e in tutti gli stadi dove andrà i tifosi lo ricorderanno come uno che si è saputo ogni volta mettere in gioco grazie alla sua classe e alle sue enormi potenzialità fisiche. Quarant'anni fa nasceva Francesco Totti e noi tutti gli diciamo grazie per tutto quello che ha fatto, e farà, vedere sui campi di calcio: si tratta di un giocatore che ha impresso la sua faccia e le sue giocate negli ultimi 20 anni di Serie A e lo farà fino all'ultimo secondo della sua carriera. Di questo siamo sicuri.

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