Da ottobre a ottobre: ecco come in un anno solare ‘bomber’ Mertens ha conquistato Napoli
Il campionato del Napoli visto fino ad oggi è un vero e proprio capolavoro. Il merito? Ovviamente di Maurizio Sarri che è riuscito a schierare in campo 11 calciatori capaci di mettere a nudo al meglio le proprie qualità in un 4-3-3 spettacolare che pare non avere punti deboli. Prestazioni da urlo, gol, assist e giocate di alta qualità stanno esaltando domenica dopo domenica lo stadio ‘San Paolo’ che oggi è diventato più che mai fortino inespugnabile da parte degli avversari. Ma c’è stata una svolta ben precisa nell’assetto tecnico-tattico degli azzurri in un anno solare. Da ottobre dello scorso anno ad oggi infatti, il dramma di aver perso per un grave infortunio il bomber polacco Milik, mise a dura prova la capacità di riassestare la formazione iniziale da parte dello stesso Sarri.
Dove vogliamo arrivare? Semplice, al fatto che Dries Mertens è stata una vera e propria fortuna per gli azzurri. Non ce ne voglia Milik, che si è di nuovo infortunato e per giunta nello stesso periodo dello scorso anno, ma da quando il belga è diventato la punta centrale del Napoli, i partenopei hanno cominciato a vedere il gap con la Juventus ridursi sempre più. Mertens è l’oro di Napoli. Vediamo allora le 5 fasi che hanno portato alla metamorfosi del belga in un anno solare, da ottobre 2016 ad oggi.
Tutto cominciò dall’infortunio di Milik
Era precisamente l’8 ottobre del 2016, esattamente un anno fa. La Polonia, a Varsavia, si giocava importanti chance di qualificazione al prossimi Mondiali in Russia nel 2018 contro la sorprendente Danimarca dei vari Glik e Cornelius. La star della selezione polacca era ed è ancora, ovviamente, Robert Lewandowski, autore poi di un tripletta in quella partita che ha chiuso poi il match con il punteggio di 3-2 in favore dei padroni di casa.
Ma oltre all’attaccante del Bayern Monaco, a far sorridere il popolo polacco, c’aveva pensato proprio Milik che, appena passato al Napoli dall’Ajax nel corso del mercato estivo, si era messo già in luce con il club partenopeo andando in rete diverse volte. In coppia con Lewa, Milik però non avrebbe mai pensato che da lì a pochi minuti, la sua stagione sarebbe praticamente terminata. Un semplice contrasto con un difensore danese infatti, gli è costato la rottura totale del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
Un dramma vero e proprio per il Napoli che ha perso così la sua punta di diamante capace, nelle prime giornate, di far dimenticare subito la cocente delusione della cessione di Higuain alla Juventus. Per il polacco 5-6 di stop prima del rientro in campo. Ma proprio in quella disperazione, nella mente di Sarri, l’idea di schierare Mertens punta al posto di Milik, si rivelerà folle, ma vincente. E i numeri ora sono a suo favore.
Da Cagliari a Cagliari, così Dries si è preso il Napoli
E pensare che però la prima di Mertens da punta andò malissimo per il Napoli che perse in casa in Champions League 3-2 contro il Besiktas. Era il 19 ottobre del 2016 e lo scetticismo del popolo partenopeo era tanto, soprattutto per lo strano assetto tattico che, dopo tanti anni trascorsi con un punta vera al centro del tridente (Cavani e Higuain), poteva assumere un attacco con tre funamboli alla caccia del gol. Mertens però in quella gara andò comunque in rete su punizione.
Sarri era convinto che però quella fosse la strada giusta e così schierò nuovamente Mertens punta anche nella gara di campionato contro l’Empoli, vinta 2-0 dai partenopei con ancora gol di Mertens. Poi il match fuori casa contro il Benfica in Champions dove Sarri penso di schierare Gabbiadini punta. Soluzione che non fu felice. Infatti, all’ingresso in campo di Mertens, sempre nel ruolo di punta, il belga realizzò il gol del definitivo 2-0 in favore degli azzurri.
Sarri si era ormai convinto: Gabbiadini non riusciva a giocare punta in un 4-3-3 e Mertens si, e con grandi risultati. L’expolit definitivo e la prova che Sarri non si stava sbagliando si ebbe quindi a Cagliari, nel match successivo del ‘Sant’Elia’ dove Mertens strapazzò la squadra di Rastelli con una tripletta da sogno nel 5-0 finale rifilato ai sardi. Il Napoli poteva stare sereno. Da lì in poi sarebbe stato lui il nuovo bomber.
I numeri totalizzati dal belga
Mertens aveva ormai raggiunto una regolarità nell’andare in rete davvero impressionate. Doppiette, calci da fermo, assist e prestazioni che facevano sognare davvero tutto il popolo partenopeo. Una media realizzativa davvero esaltante che aveva cominciato a spiccare il volo già dalla prima giornata in quello sciagurato pareggio contro il Pescara allo stadio ‘Adriatico’ dove Mertens, subentrato poi al posto di Insigne nella ripresa, realizzò una doppietta nel definitivo 2-2 dopo che il Napoli era andato sotto 2-0 contro i padroni di casa.
Un’occhiataccia a Sarri dopo il definitivo gol del pari da parte di Mertens non fece storcere il naso a Sarri che al termine di quella gara disse: “Sull’occhiataccia non dico nulla, ma se continua a fare gol può guardarmi anche mentre faccio la doccia”.
Una battuta, una frase, molto significativa e ricca di spunti che denotò come Sarri avesse molto a cuore in realtà le prove di Mertens in campo nonostante potesse poi reagire male a qualche panchina di troppo. Ma per sua fortuna, il belga di panchine non ne fece più, anzi, realizzò ben 28 reti in campionato staccato solo da 1 gol da Dzeko che terminò a 29. Un bomber vero.
Intelligenza tattica e nuove soluzioni in fase realizzativa
Dal punto di vista tattico l’assenza di Milik al centro dell’attacco del Napoli, ovvero, l’assenza di una punta di peso al centro del terzetto offensivo, ha cambiato radicalmente il modo di giocare, di muoversi e di interpretare il calcio da parte della squadra di Sarri. Un gioco che con il tempo è diventato più fluido, molto meno prevedibile rispetto allo scorso anno, quando c’era ancora Milik al centro dell’attacco e capace di essere pungente in ogni situazione.
Mertens infatti non ha solo creato una sorta di ‘nuovo Napoli’, ma anche illuminato le giocate, le prestazioni e i movimenti degli altri componenti dell’11 iniziale che con lui in campo sono stati fortemente valorizzati. Basti pensare allo score realizzativo della scorsa stagione di Insigne e Callejon, spesso a secco nell’annata 2015/2016 con Higuain in campo, ma sempre fondamentali per la costruzione dell’azione che portava al gol il ‘Pipita’.
Oggi invece sono i veri protagonisti del gioco del Napoli grazie ai loro movimenti in diagonale alle spalle della difesa avversaria dove Mertens funge da pendolo dal dischetto del rigore, verso la linea dell’area di rigore, dando le spalle alla porta, portandosi via il difensore e lasciando lo spazio proprio allo spagnolo o al fenomeno di Frattamaggiore di andare in rete. Anche questo è Dries Mertens.
Fantasia e gol ‘alla Maradona’
Ma Mertens nel corso di quest’anno solare, non è stato solo il perno d’attacco di un Napoli che con lui al centro del reparto offensivo partenopeo ha trovato una quadratura del cerchio davvero entusiasmante. Il belga infatti è stato capace di far ritornare indietro nel tempo i tanti nostalgici partenopei che avrebbero sempre voluto vedere in campo un degno sostituto di Maradona che con i suoi gol di pura follia, hanno fatto sognare la Napoli di un tempo. Mertens è stato capace anche di questo.
Non bastavano infatti i gol su punizione, le prestazioni da genio folle o i gol a raffica a partita, lui voleva conquistare Napoli da vero protagonista, e per farlo avrebbe dovuto emulare le gesta di chi, all’ombra del Vesuvio, è diventato un simbolo di questa città: Diego Armando Maradona.
Di lui infatti, fra la passata stagione e quella attuale, abbiamo voluto isolare due gol: il primo, quello contro il Torino realizzato al ‘San Paolo’ a pochi giorni dal Natale e il secondo, ultimamente a Roma, contro la Lazio, proprio ‘alla Maradona’ contro la Lazio Un mix di sana pazzia e di tecnica individuale a dir poco incredibile che lo hanno piano piano fatto salire nell’Olimpo del calcio napoletano. Dries, quel funambolo venuto dal Belgio da sempre considerato l’alternativa ad Insigne, oggi è il ‘nuovo Maradona’. Un figlio di Napoli. E allora si, chiamatelo pure ‘Ciro’.