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Da Del Piero a Nesta, da Inzaghi a Luis Enrique: la domenica degli addii

Tantissimi protagonisti del nostro campionato daranno l’addio ai club d’appartenenza in occasione dell’ultima giornata di campionato. Alessandro Del Piero con la Juventus; Alessandro Nesta, Superpippo, Seedorf e Gattuso con il Milan; Ivan Cordoba con l’Inter; Luis Enrique con i colori della Roma.
A cura di Alessio Pediglieri
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addii e bandiere del piero e nesta

Che sarà una giornata decisiva e da ricordare è scontato. Lotta scudetto a parte, vinta meritatamente dalla Juventus campione d'Italia con un turno d'anticipo, restano accese le sfide per l'accesso alla Champions League del prossimo anno e per la permanenza in Serie A. Tutto ‘sub iudice, perchè il procuratore Stefano Palazzi sta lavorando ai faldoni delle varie procure coinvolte nell'inchiesta ‘Last Bet' sullo scandalo del calcioscommesse: i primi documenti hanno scosso la Serie B ma sono solamente i prodromi di ciò che accadrà da qui a poche settimane nel massimo campionato.
Sarà, però, un turno da ricordare anche per un altro motivo, molto particolare e  – per alcuni versi – ancora più importante di quanto scritto poco sopra: la 38a giornata di campionato sarà il ‘canto del cigno' di moltissimi protagonisti della Serie A, oramai arrivati ai titoli di coda.

Del Piero, addio annunciato – Già lo si sapeva da quando, nell'assemblea dei soci dello scorso anno, il presidente Andrea Agnelli lo aveva comunicato shockando l'ambiente non solo bianconero: Alessandro Del Piero è all'ultimo anno con la maglia e i colori della Juventus. Il ‘Capitano‘ ha così consumato il suo atto conclusivo di una carriera legata al club di Torino che l'ha visto assoluto protagonista, inserendolo di diritto nel gotha degli juventini di sempre, quelli che hanno scritto la storia bianconera, al pari dei Boniperti e dei Platini.
Del Piero non rinnoverà: nulla è valsa la cavalcata trionfale verso lo scudetto dopo sette anni di digiuni forzati, la scivolata in serie B, il lento e difficile ritorno nelle parti alte della classifica, la rifondazione passata per le difficili presidenze di Cobolli Gigli prima e di Blanc poi. Fino al rientro della famiglia Agnelli, la costruzione della roccaforte bianconera "Juventus Stadium" e la scommessa di Antonio Conte in panchina. Prima e dopo, sempre: Alex Del Piero non ha mai abbandonato la ‘barca' juventina come avevano fatto altri suoi illustri colleghi nei momenti più difficili. Il Pinturicchio è rimasto fedele, trascinando anno dopo anno il club ad un nuovo successo.
Il popolo juventino ci ha provato, ci ha creduto: il tricolore poteva far ricredere la dirigenza e proporre a Del Piero un rinnovo sulla scia del successo e in attesa della finalissima di Coppa Italia. Ma non sarà così. Domenica pomeriggio, nel suo terzo stadio, proprio durante il giorno della festa scudetto di tutto il mondo bianconero, Juventus-Atalanta sarà anche l'ultima partita in campionato del Pinturicchio con i colori bianconeri, dopo 19 stagioni in bianconero, 703 presenze e 289 reti segnate, 6 scudetti, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppa Italiana,  1 Champions, 1 Mondiale per club, 1 Supercoppa Uefa. in attesa della ‘partita d'addio' con la sfida che varrà una Coppa Italia contro il Napoli a Roma.

addii e bandiere nesta

Nesta-Inzaghi: addio Milan – Sarà una gara particolare anche quella di San Siro, con il Milan che saluta i propri tifosi contro il Novara e festeggerà la vittoria di Ibrahimovic come re dei cannonieri. Ma sarà una gara in cui si assisterà alla reazione della curva Sud di fronte ad una stagione deludente, in attesa se la ‘Scala del calcio' sarà teatro di uno scontento latente o se ci sarà spazio solamente per la festa. Una festa che sarà organizzata certamente per Alessandro Nesta, altra ‘bandiera' che saluta e darà il proprio addio alla Serie A. Il centrale difensivo l'aveva detto giorni fa: questa è l'ultima stagione in rossonero. "Vado via. Ho fatto un po' i conti, perchè quando io finisco una stagione non penso all'inizio ma alla fine della prossima. I ritmi del campionato italiano, Champions, Coppa Italia, tutto quanto… non mi permettono di giocare sempre. E siccome aspettare in panchina una partita, due partite… non ce la faccio, perchè se non mi sento importante preferisco stare a casa.

Perciò ho preso questa decisione, dopo dieci anni di Milan dove sono stato benissimo, dove ho conosciuto brave persone e dove ho vinto tanto. Però, credo anche per rispetto della società, che altrimenti alla fine mi deve cacciar via, e anche di me stesso preferisco andare a fare un'esperienza diversa, dove magari mi posso ancora divertire e fare qualcosa di buono e andare avanti così.
Quando ho preso la decisione? Verso febbraio ho deciso che questo sarebbe stato l'ultimo anno. Con serenità, tranquillamente. Poi ho parlato con la società e ho riferito anche a loro questa mia decisione"

addi e bandiere inzaghi

Nessun sottinteso, chiarezza totale: dopo 10 anni straordinari in rossonero, il difensore che arrivò a Milanello nella contestazione generale della Roma laziale, nell'estate del 2002 lascia ai propri tifosi milanisti un ricordo importante con 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Champions, 2 Coppe Uefa, 1 Mondiale per club raggiunti con 325 presenze totali. Nel saluto a Nesta, ci sarà spazio anche per un altro grandissimo: Filippo Inzaghi.
Superpippo non lasciò il Milan a gennaio quando capì che nel progetto di Allegri non ci sarebbe stato più posto per lui e con un contratto pronto a Siena. "Non mi piaceva l'idea di lasciare in questo modo il Milan", aveva detto a chi restò allibito per una scelta che lo condannava ad una certa panchina e all'esclusione nel campionato e soprattutto in quella Champions League che è stata per molti anni il suo palcoscenico preferito. A San Siro, però, il saluto della Milano rossonera sarà  anche per lui e chissà se Allegri consentirà  all'uomo dei 70 gol europei e ai 50 centri in Champions League. Dopo 12 stagioni, anche Inzaghi chiude il ciclo rossonero: resterà fermo un anno, dice. Ma nessuno ci crede, conoscendo la sua voglia di rimettersi sempre in gioco.
Con Nesta e Inzaghi, però, potrebbero consumarsi altri addii di ‘senatori' che hanno scritto la storia recente del Milan e che non andranno al rinnovo del contratto come Clarence Seedorf (il recordman della Champions vinta con 4 maglie diverse) e Gennaro ‘Ringhio' Gattuso, giocatore entrato nell'anima dei tifosi per la grinta, l'anima e il cuore che l'hanno contraddistinto sempre in 13 anni di storia rossonera. Per loro, però, al momento soltanto le voci di mercato: nei prossimi giorni ci saranno i confronti diretti con Adriano Galliani e si verrà a sapere il loro futuro.

addii e bandiere luisenrique

Luis Enrique, dimissioni e orgoglio – Un futuro già scritto, invece, per Luis Enrique, un catalano prestato alla Roma giallorossa e già di ritorno a casa dopo nemmeno un anno. Era arrivato in Capitale per aprire il nuovo corso dell'era post-Sensi, a cavallo della cordata americana di Di Benedetto, spalleggiato e voluto da Baldini e Sabatini, con un progetto ambizioso: riportare la Roma alla vittoria con una squadra costruita sui giovani e su molti giocatori nuovi. "Sudore e lavoro" era stato il motto di Luis Enrique e "sudore e lavoro" lo è stato fino alla fine, quando dopo la sconfitta contro la Fiorentina, il catalano ha chiamato a sè la dirigenza nella discrezione più totale, per confermare l'idea di rassegnare le proprie dimissioni.
Irrevocabili, tanto che nella vigilia della sfida di Cesena in cui si concluderà il disastroso campionato giallorosso, dietro la Lazio e fuori dalle coppe, l'ha comunicato anche alla squadra, agli stessi giocatori che – malgrado tutto – l'hanno sempre difeso dimostrando con i fatti e con le parole quanto di buono fatto dallo spagnolo in soli 8 mesi di lavoro.
Di Luis Enrique si può dire di tutto ma non che non abbia avuto gli attributi in un atteggiamento quasi ‘mourinhano' di accollarsi addosso gli errori e l'attenzione generale nei momenti difficili ed elargire elogi sperticarti ai propri giocatori nei momenti  positivi. Una coerenza che è stata apprezzata da tutto l'ambiente, senza proclami nè polemiche , simbolo di una professionalità estrema che non ha ammesso scusanti nemmeno con se stesso.

Per me andare via è una grande sconfitta, non sono riuscito a trasmettere quello che volevo. Non sono riuscito a dare il 100% e a mettere sul campo le idee che volevo. Chiedo scusa per non essere riuscito a valorizzare tutti voi. Lascio non per colpa di qualcuno ma perché non riesco ad allenare la squadra come vorrei. Mi sento scarico.

E non valgono le voci di mercato che lo rivorrebbero subito altrove: Luis Enrique lascia la Roma ma resterà fermo un anno, per riflettere su ciò che è stato fatto a Roma, capire i propri errori e migliorarsi. Lasciando, comunque, al suo successore (Montella? Vilas Boas?) una linea chiara su cui proseguire il progetto.

addii e bandiere Cordoba

Cordoba a fine carriera – Infine, la 38a giornata sancirà l'addio all'Inter e al calcio giocato anche di un altro giocatore che ha fatto la recente storia nerazzurra: Ivan Ramiro Cordoba.
Dopo 13 anni, il colombiano si ritirerà in attesa di capire cosa vorrà fare da "grande". Per lui, il tributo del popolo nerazzurro era già stato consumato nella cornice splendida di un San Siro vestito a festa per la vittoria 4-2 nel derby contro il Milan.
Ad ogni gol segnato i compagni correvano verso la panchina ad abbracciarlo, nei minuti finali Andrea Stramaccioni lo ha omaggiato con l'entrata in campo e con l'ovazione dello stadio, a fine partite è stato portato in trionfo.
A Roma, contro la Lazio, forse non ci sarà posto nè occasione di farlo giocare, soprattutto per una posta in gioco che obbligherà alle scelte migliori mettendo da parte l'emozioni del cuore.

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