Cruijff, Chapecoense e Maldini: il 2016 è l’annus horribilis del calcio
Così come per la cultura, anche il 2016 sportivo è stato un anno terribile. La scomparsa di vere e proprie icone dello sport più seguito del mondo hanno messo il punto a storie che erano diventate ordinare nell'immaginario di tutti gli appassionati di calcio. L'addio a due personaggi dello spessore di Johan Cruijff e Cesare Maldini ha chiuso la pagina di un libro che, però, rimarrà per sempre aperta a tutti per la straordinarietà dei personaggi.

Non vanno dimenticati gli addii a Carlos Alberto, Trifon Ivanov e Nenè: tre calciatori con storie molto diverse tra loro ma che hanno lasciato il segno in diversi periodi. Il mondo del calcio ha dovuto dire addio anche a Luigi Corioni, detto Gino, storico presidente del Brescia e del Bologna. Uomini di sport che, in modo diverso, hanno dato il loro contributo alla crescita del mondo calcistico. Le tragedie della Chapecoense e della squadra annegata in Uganda hanno portato alla peggior chiusura possibile i dodici mesi del 2016.
Chapecoense, una storia spezzata
La storia sportiva più traumatica del 2016. Senza dubbio. La squadra brasiliana della Chapecoense era diretta in Colombia per disputare la finale di Copa Sudamericana contro l'Atletico Nacional ma la mancanza di carburante nel serbatoio dell'aereo ha spezzato il sogno di una società che in 5 stagioni aveva realizzato altrettante promozioni sedendosi allo stesso tavolo delle grandi del Brasile. C’era grande attesa per il doppio appuntamento continentale in tutto lo stato di Santa Catarina, circa 200mila abitanti, ma il destino è stato crudele con la squadra di Chapeco. Ora bisogna ricominciare a vivere e un buon punto di partenza è l'assegnazione della Copa Sudamericana da parte della Conmebol, su richiesta dell'Atletico Nacional, e la solidarietà arrivata da ogni angolo del mondo calcistico.
Johan Cruijff, il rivoluzionario
Probabilmente stiamo parlando del rivoluzionario del calcio per eccellenza. L'olandese volante, che ci ha lasciato lo scorso marzo, stava al calcio come Jimi Hendrix stava alla musica rock: è arrivato e ha lasciato un segno indelebile, che mai nessuno avrebbe potuto più spazzare via. Vedere Johan Cruijff negli anni '70 è stata un'anticipazione del futuro, qualcosa che non è definibile in poche righe meglio di come lo ha fatto Pep Guardiola: "Niente di quello che vediamo adesso e che si è visto su un campo di calcio negli ultimi quindici-venti anni sarebbe stato possibile senza l'esempio, il carisma e il talento ineguagliabile di Johan Cruijff".
Uganda, la tragedia sul lago
A pochi giorni di distanza dalla tragedia della Chapecoense un altro straziante evento colpisce il mondo del calcio: una squadra dell'Uganda e i suoi tifosi erano a bordo di un battello sul Lago Alberto per festeggiare il Natale ma la barca si è ribaltata e il bilancio è di 30 vittime. La polizia e i pescatori locali si sono adoperati per cercare di salvare più persone possibili ma, purtroppo, i superstiti sono solo 15. Per gli altri passeggeri non c'è stato nulla da fare. La nave era diretta a Runga, dove la squadra avrebbe partecipato ad un match amichevole.
Carlos Alberto, il capitano
Il capitano del Brasile che vinse per la terza volta la Coppa Rimet: Carlos Alberto è e rimarrà uno dei calciatori più importanti della storia del calcio brasiliano. L'ex difensore della Seleçao è scomparso all'età di 72 anni dopo una lunga malattia ma le sue gesta sono impresse nelle menti di tutti gli appassionati. Nella sua carriera ha vestito le maglie del Santos, Botafogo, Fluminense e Flamengo e dopo aver lasciato il calcio giocato provò anche l'avventura di allenatore con alcune ex squadre, in Messico e negli Stati Uniti.
Cesare Maldini, il capostipite
Lui è il classico esempio di come farsi amare pur essendo una bandiera di un club: Cesare Maldini è stato l'anima del Milan, per diversi motivi, ma ha goduto sempre di un gran rispetto in tutto il mondo del calcio. Il capostipite della dinastia Maldini è stato un’icona autentica del mondo pallonaro italico per tanti motivi: Cesare è stato il primo italiano a sollevare al cielo la Coppa dei Campioni, ha vinto per tre volte l'Europeo Under 21 ed è stato il commissario tecnico più anziano a partecipare ad un Mondiale. Un carriera stupenda per un uomo incredibile.
Trifon Ivanov, l'avanguardista
Un giorno di febbraio, a soli 50 anni, è scomparso Trifon Ivanov, uno dei calciatori della generazione dorata della Bulgaria, uno dei grandissimi protagonisti della cavalcata della nazionale bulgara ai Mondiali di USA’94. Il terzino sinistro di quella meravigliosa squadra univa giocate di potenza alla velocità e le sue sgroppate sulla fascia lo avevano fatto diventare noto a tutto il mondo del calcio ma riuscì a crearsi il "personaggio" grazie al suo look. Tifron non aveva certo l'aspetto curato dei calciatori di oggi ma una capigliatura selvaggia e una vera barba da competizione. Altro che hipster.
Luigi Corioni, il presidente
Quando si pensa al Brescia di Baggio, Pirlo e Guardiola non si può non menzionare Gino Corioni, patron di quella creatura. L'imprenditore nel settore dei sanitari non ha mai usato il calcio come un trampolino per altre sue attività o per un ingresso in politica, ma lo ha sempre considerato un valore in sé. Prima l’Ospitaletto, poi il Bologna portandolo dalla Serie B alla Coppa UEFA insieme a Gigi Maifredi e, infine, il suo Brescia. In Lombardia, nell’arco di 24 anni di proprietà, è riuscito a portare fenomeni del calibro di Baggio, Hagi e Guardiola; oltre ai tanti buoni giocatori transitati nella società delle Rondinelle. La situazione finanziaria è precipitata nel 2014, fra debiti e stipendi non pagati, e da lì è partito il complesso salvataggio del club, con le dimissioni di Corioni ed il passaggio delle quote a una finanziaria. In tutti i casi, il nome di Gino Corioni rimarrà scolpito nella storia del calcio italiano.
Nenè, il jolly di Scopigno
Lo scorso 3 settembre Claudio Olinto de Carvalho, detto Nenè, si è spento e ha portato con sé un pezzo di storia del calcio italiano: la vittoria dello scudetto con il Cagliari rimarrà uno dei punti più alti della sua carriera, oltre ai titoli vinti con il Santos. Nenè è stato uno dei simboli della squadra di Manlio Scopigno che riuscì a rompere l'egemonia delle squadre del nord.