Cristiano Ronaldo flop: il re è nudo, anzi in mutande e collant
Capita che la sorte arrivi come ciclone a squassare ogni cosa e se ne freghi di tutto. Se ne frega se guadagni milioni di euro come bruscolini. Se ne frega se sei il più ‘figo' e a pochi giorni da ritiro con la Nazionale balli in barca circondato dalle donne più belle e attraenti. Se ne frega dei tuoi muscoli da capitano e del brand. Se ne frega del fascino di ‘uomo che non deve chiedere mai'. Se ne frega dei record, dei gol e quant'altro possa alimentare la leggenda del campione. Se ne frega se ti chiami Cristiano Ronaldo e dei Palloni d'Oro conquistati. Due gare, 180 minuti giocati, una ventina di tiri verso la porta avversaria, nessun gol, un calcio di rigore sbagliato (il quarto sugli ultimi cinque calciati) e qualche stop fallito nemmeno fosse un ‘calciatore normale'.

Capita che la sorte arrivi e presenti il conto anche a chi come CR7 a Madrid, da 6 anni a questa parte, realizza 50 reti e passa a stagione. A Milano lo risparmiò: il penalty decisivo, quella della ‘undecima' Champions finita nella bacheca dei blancos, finì in fondo al sacco e gli consegnò il palcoscenico del trionfo. A Parigi no, per essere il più grande e il migliore avrebbe dovuto cavarsela da solo: 128 presenze con la maglia del Portogallo (superata anche un'icona del calcio lusitano come Luis Figo) fissano l'ennesimo record della carriera in quanto a presenze in Nazionale ma – ironia della sorte – il 7, il suo numero, questa volta non gli ha portato fortuna: poteva eguagliare i 7 gol nella fase finale di un Europeo come l'inglese Alan Shearer ed essere il primo calciatore a segnare in 7 competizioni internazionali in carriera ma capita che la sorte ti volti le spalle.

Grandissimo con il club, piccolo in nazionale
Con la maglia del Portogallo Cr7 mai è riuscito a eguagliare la fama e i successi conquistati a livello di club. Euro 2004, si gioca davanti al pubblico amico: Portogallo battuto in finale dalla sorpresa Grecia. Germania 2006, la Francia lo elimina in semifinale. La Spagna gli ricorda che il Real è un conto e il Portogallo un altro ancora sbarrandogli il passo al Mondiale in Sudafrica (2010) e nell'ultimo Europeo (2012). L'Austria lo riporta per l'ennesima volta coi piedi per terra e lo lascia in mutande… come l'immagine della disperazione che immortala il calciatore mentre tira per rabbia i pantaloncini.