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Cori razzisti, Gravina: “Il regolamento è chiaro, l’arbitro non può fermare le partite”

Il presidente della Figc, a margine della riunione dell’Osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive, convocata dal ministro dell’interno Matteo Salvini d’intesa col sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti, ha ribadito l’assoluta impotenza dei direttori di gara di fronte a cori di discriminazione territoriale.
A cura di Alberto Pucci
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Il mondo politico e quello del calcio hanno fatto fronte comune contro la violenza e il razzismo negli stadi. In occasione della riunione dell'Osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive, andata in scena nelle scorse ore a Roma e convocata dal ministro dell'interno Matteo Salvini d'intesa col sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti, si è infatti discusso di come poter arginare e isolare le frange più violente del tifo.

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Le parole del presidente della Figc

Poco prima delle parole dure di Matteo Salvini ("L’obiettivo è sradicare la violenza con ogni mezzo necessario, dentro e fuori dagli stadi. Sono contrario a fermare le partite per i cori razzisti"), anche Gabriele Gravina si è espresso sul tema della discriminazione razziale confermando l'impotenza dei direttori di gara di fronte ai cori razzisti dei tifosi: "L'arbitro non ha nessuna discrezione – ha spiegato ai cronisti il presidente della Figc – Non è in grado di valutare i rischi collegati a una sospensione di una gara come impatto sul mantenimento dell'ordine pubblico. Il provvedimento è chiaro".

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La linea di ferro di Giancarlo Giorgetti

A margine dell'incontro ha poi parlato anche Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario ha ribadito la sua linea di ferro contro la violenza, già espressa dopo la tragica morte di Daniele Belardinelli: "Per la sicurezza dentro e fuori gli stadi sono importanti la certezza delle pene, la rapidità dei giudizi, le aggravanti specifiche e le misure accessorie – ha spiegato – Ecco quanto può fare lo Stato su questo fronte. I tesserati e i media non devono però stimolare la retorica ultra che alimenta il proselitismo. Soprattutto i presidenti e i giocatori non devono gettare sempre benzina sul fuoco. Gli arbitri? Sappiamo che sbagliano, ma bisogna cambiare culturalmente".

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