Cori razzisti, Gravina: “Il regolamento è chiaro, l’arbitro non può fermare le partite”
Il mondo politico e quello del calcio hanno fatto fronte comune contro la violenza e il razzismo negli stadi. In occasione della riunione dell'Osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive, andata in scena nelle scorse ore a Roma e convocata dal ministro dell'interno Matteo Salvini d'intesa col sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport Giancarlo Giorgetti, si è infatti discusso di come poter arginare e isolare le frange più violente del tifo.
Le parole del presidente della Figc
Poco prima delle parole dure di Matteo Salvini ("L’obiettivo è sradicare la violenza con ogni mezzo necessario, dentro e fuori dagli stadi. Sono contrario a fermare le partite per i cori razzisti"), anche Gabriele Gravina si è espresso sul tema della discriminazione razziale confermando l'impotenza dei direttori di gara di fronte ai cori razzisti dei tifosi: "L'arbitro non ha nessuna discrezione – ha spiegato ai cronisti il presidente della Figc – Non è in grado di valutare i rischi collegati a una sospensione di una gara come impatto sul mantenimento dell'ordine pubblico. Il provvedimento è chiaro".
La linea di ferro di Giancarlo Giorgetti
A margine dell'incontro ha poi parlato anche Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario ha ribadito la sua linea di ferro contro la violenza, già espressa dopo la tragica morte di Daniele Belardinelli: "Per la sicurezza dentro e fuori gli stadi sono importanti la certezza delle pene, la rapidità dei giudizi, le aggravanti specifiche e le misure accessorie – ha spiegato – Ecco quanto può fare lo Stato su questo fronte. I tesserati e i media non devono però stimolare la retorica ultra che alimenta il proselitismo. Soprattutto i presidenti e i giocatori non devono gettare sempre benzina sul fuoco. Gli arbitri? Sappiamo che sbagliano, ma bisogna cambiare culturalmente".