Copa America 2015, il Brasile a caccia del riscatto dopo le delusioni mondiali
La parole d'ordine in vista della Coppa America 2015 per il Brasile è sicuramente "riscatto". La Nazionale verdeoro ha un unico obiettivo, ovvero quello di dimenticare il disastroso Mondiale della scorsa estate disputato in casa e concluso con un deludente quarto posto, reso ancor più amaro dall'onta dello storico 1-7 incassato in semifinale dalla Germania. Neymar e compagni dunque in Cile punteranno senza alternative a mettere in bacheca il 9° titolo continentale, ultimo quello conquistato nel 2011, cancellando anche la Coppa America 2011, quando i brasiliani si arresero a sorpresa nei quarti al Paraguay ai calci di rigore. C'è grande fiducia in casa Brasile, soprattutto perché il ritorno di Dunga in panchina ha portato quel pragmatismo, e quell'equilibrio che sembrava mancare durante la gestione Scolari, considerato il principale colpevole degli ultimi flop. Il Brasile nella Coppa America 2015 è inserito nel girone C, in compagnia del Perù che sarà la prima avversaria il 14 giugno, del Venezuela e della Colombia che rappresenta sicuramente l'ostacolo più duro. La sfida tra la Nazionale di Dunga e quella di Pekerman è uno dei match di cartello della fase a gironi, e rappresenta il replay dei quarti di finale dei Mondiali 2014, in cui il Brasile s'impose per 2-1 ma perse Neymar dopo l'ormai celebre scontro con Zuniga.
La rosa. Poche sorprese tra i convocati di Carlo Dunga in vista della Coppa America 2015 che andrà in scena in Cile. Oltre a Lucas Moura, Hulk e gli "italiani" Felipe Anderson ed Hernanes che non rientravano nei piani dell'ex centrocampista, non ci sarà nemmeno Oscar che paga una condizione fisica non eccellente, alla luce dell'infortunio subito con il Chelsea nella fase finale del campionato. E a proposito di infortuni, le tegole degli ultimi giorni per Dunga sono state sicuramente l'infortunio alla schiena di Marcelo, sostituito dal giovane Geferson, e il forfait del difensore Danilo: sostituito all'ultimo dal campione d'Europa Dani Alves. Per il difensore blaugrana, una grande soddisfazione a pochi giorni dal trionfo di Berlino e dal suo rinnovo con il club catalano. L'unico calciatore che proviene da una formazione della Serie A è dunque il portiere Neto, richiamato a causa del brutto infortunio di Diego Alves.
Portieri: Jefferson (Botafogo), Neto (Fiorentina), Marcelo Grohe (Gremio).
Difensori: Dani Alves (Barcellona), Fabinho (Monaco), Filipe Luis (Chelsea), Geferson (Internacional de Porto Alegre), Thiago Silva (Psg), Miranda (Atletico Madrid), David Luiz (Psg), Marquinhos (Psg);
Centrocampisti: Luiz Gustavo (Wolfsburg), Fernandinho (Manchester City), Elias (Corinthians), Casemiro (Porto), Willian (Chelsea), Everton Ribeiro (Al Ahly), Douglas Costa (Shakhtar Donetsk), Coutinho (Liverpool).
Attaccanti: Neymar (Barcelona), Robinho (Santos), Roberto Firmino (Hoffenheim), Diego Tardelli (Shandong Luneng).
La formazione tipo del Brasile: (4-3-2-1) Jefferson; Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Fernandinho, Elias, Luiz Gustavo; Willian, Coutinho; Neymar
Cosa va, cosa non va. La scelta di Dunga per il dopo Scolari ha avuto un obiettivo preciso, ovvero quello di garantire alla squadra un maggiore equilibrio tattico. Tra i punti di forza della Seleçao c'è sicuramente il reparto offensivo, dove Neymar (decisivo anche nella finale di Champions) è capace di fare la differenza sia in termini di gol, giocate e rendimento, ma soprattutto anche dal punto di vista del carisma. Il "nuovo" Brasile di Dunga ha perso ormai molti dei suoi senatori e perciò ha bisogno di trascinatori in campo come l'attaccante del Barcellona. Quest'ultimo grazie alla sua duttilità potrebbe giocare o come terminale offensivo, supportato da Williamo e Coutinho o alle spalle di una punta come Tardelli, che pur non rappresentando un vero e proprio spauracchio per le difese avversarie, in Nazionale ha sempre garantito un buon contributo. Il centrocampo, in pieno stile Dunga, dovrà garantire copertura alla difesa in cui padroneggia Thiago Silva. Quest'ultimo rappresenta una garanzia capace di sopperire nel migliore dei modi alle proverbiali lacune di David Luiz. Il grande interrogativo però intorno alla Seleçao è quello relativo alla tenuta psicologica di una squadra che ha dimostrato di avere poca personalità a livello collettivo, e di dipendere proprio dai suoi 2 totem Neymar e Thiago Silva. C'è grande curiosità dunque di capire se il lavoro di Dunga in pochi mesi è riuscito a restituire smalto e consapevolezza dei propri mezzi al Brasile.