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Com’è triste l’Italia sparring partner. Ma qualcosa di buono c’è (forse)

A Manchester debutto con sconfitta per Gigi Di Biagio nel ruolo di ct. Nell’amichevole dell’Ethiad Stadium l’Argentina continua la sua marcia di avvicinamento ai Mondiali di Russia battendo 2-0 l’Italia con le reti di Banega e Lanzini. Ma nonostante il risultato avverso e il triste ruolo di sparring partner abbiamo potuto trarre le prime indicazioni sul nuovo corso azzurro, e qualcosa di positivo c’è.
A cura di Michele Mazzeo
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Termina 2-0 per l'Argentina la prima gara da ct dell'Italia di Gigi Di Biagio. All'Ethiad Stadium, decisive le reti dell'ex Inter Ever Banega e del trequartista del West Ham Manuel Lanzini arrivate nel secondo tempo. E se pur è stata una gara molto triste per i colori azzurri costretti, dopo la non qualificazione al prossimo Mondiale, a fare da sparring partner all'Albiceleste di Jorge Sampaoli che invece in Russia a giugno ci sarà, l'amichevole di "lusso" di Manchester è stata l'occasione per trarre le prime indicazioni sul nuovo corso dell'Italia. Ecco cosa possiamo salvare e cosa invece c'è da rivedere in questa prima Nazionale targata Gigi Di Biagio.

Cosa salvare della prima Italia di Di Biagio

Un 4-3-3 a misura degli uomini a disposizione

Quello che molti si attendevano da Gigi Di Biagio in questa sua prima uscita da ct dell'Italia era sicuramente una formazione che si adattasse agli uomini a propria disposizione e non viceversa (come spesso accaduto nella sfortuna gestione Ventura). E così il ct ad interim contro l'Argentina non ha deluso le attese schierando gli azzurri sul campo dell'Ethiad Stadium con un 4-3-3 con tutti i propri calciatori schierati nei ruoli a loro più congeniali e soprattutto in un sistema di gioco ai più familiare perché già utilizzato nei rispettivi club di appartenenza: Jorginho regista, Verratti mezzala, Insigne esterno sinistro nel tridente d'attacco, e così via.

Le formazioni iniziali di Argentina - Italia (fonte SofaScore)
Le formazioni iniziali di Argentina – Italia (fonte SofaScore)

Largo ai giovani…se forti

Altra cosa che si chiedeva a Gigi Di Biagio nel suo debutto al timone della Nazionale era quella di avere il coraggio di non guardare la carta d'identità o l'esperienza internazionale e dare spazio a chi in campionato ha dato prova di essere al momento il migliore nel proprio ruolo. E anche in questo caso, con la scelta di far debuttare dal primo minuto il 20enne Federico Chiesa sul lato destro del tridente d'attacco, il selezionatore non ha deluso le attese. E anche se il giovane attaccante della Fiorentina non ha risposto con una grande prestazione, quello di dare fiducia alle nuove leve sembra essere il miglior modo per dare futuro ad un'Italia che deve ricostruire. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda la scelta di inserire il classe '98 Patrick Cutrone prima del "Gallo" Belotti, confermando che le gerarchie sono dettate dal momento di forma e non dal curriculum dei calciatori.

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Un'Italia con personalità nonostante gli alibi

Dopo l'Apocalisse (come l'aveva definita l'allora presidente della Figc Carlo Tavecchio) della non qualificazione al Mondiale di Russia e la non stabile situazione in cui versa attualmente il calcio italiano, un ct ad interim sulla panchina azzurra al cospetto di una delle nazionali più forti del mondo (l'Albiceleste si può permettere il lusso di non convocare Mauro Icardi e Paulo Dybala) poteva dare più di un alibi su cui adagiarsi a coloro mandati in campo a Manchester. E invece non è stato così: ne è dimostrazione la buona personalità con cui l'Italia ha affrontato l'Argentina giocando a viso aperto e provando anche a fare la partita (commettendo tanti errori e rischiando spesso di regalare il pallone agli avversari) piuttosto che adagiarsi sulla propria forza, ossia la difesa. Da sottolineare anche la responsabilizzazione di Marco Verratti e Lorenzo Insigne, quali calciatori di maggior qualità presenti tra le fila azzurre, che non hanno mostrato alcun timore reverenziale nel tentare la giocata anche se non sempre con i risultati sperati.

Cosa non va nella prima Italia di Di Biagio

Non era meglio far fare esperienza a Donnarumma?

Se pur ha dimostrato di essere ancora un grande portiere anche in questa occasione, dato che la carriera di Gigi Buffon, almeno per ciò che concerne la Nazionale, sembra essere arrivata agli sgoccioli, in una gara del genere, che nulla toglie o aggiunge alla straordinaria storia sportiva del numero uno della Juventus, sarebbe stato meglio sfruttare l'occasione per far prendere confidenza al suo erede designato Gigio Donnarumma con questo tipo di palcoscenici.

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Poche idee in attacco

Se abbiamo detto della nota positiva data dalla buona personalità con cui l'Italia ha tentato (senza mai davvero riuscirci) di giocare anche con i difensori, non possiamo non notare la nota negativa che arriva sul piano della produzione offensiva. Forse la voglia di strafare o forse la scarsa quantità di idee hanno pesato tanto, ma sta di fatto che gli azzurri non sono quasi mai riusciti a mettere le punte in condizione di battere a rete (addirittura nessun tiro né nello specchio né fuori nel primo tempo). Nella ripresa la situazione è migliorata, con Insigne e compagni che sono riusciti ad essere più pericolosi, ma contro una difesa non certo insuperabile come quella presentata da Sampaoli per l'occasione qualcosa di più era lecito aspettarselo.

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