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Chi è Javier Tebas, l’uomo che si è preso i diritti tv e la Lega Calcio

Javier Tebas sarà il prossimo ad della Lega di serie A. In rapporti fin troppo stretti con Mediapro, ha convinto i club spagnoli a vendere collettivamente i diritti tv del campionato e triplicato i proventi della Liga. Ha simpatie di destra e aiutato a creare la Superliga argentina.
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Un passato nell'ultra-destra, un presente di successi nel settore che più conta nel calcio moderno, i diritti televisivi. Javier Tebas, 56 anni, presidente della Liga spagnola è destinato a diventare il prossimo amministratore delegato della Lega di Serie A. Ma c'è più di qualche rischio di conflitto di interessi.

I rapporti con Mediapro

Come presidente della Liga, sottolinea Fulvio Bianchi su Repubblica, Tebas guadagna 629.033 euro fissi più circa 250.000 variabili in base agli obiettivi raggiunti. E' un grande amico di "Jaume Roures, catalano e indipendentista, l'uomo che con Mediapro ha fatto ricco il calcio spagnolo e ora è approdato anche in Italia". Per il colosso che ha prodotto The Young Pope e si è appena aggiudicato i diritti della serie A come intermediario indipendente, il figlio di Tebas raccoglie la pubblicità in Spagna.

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Ha lavorato per 11 club

Tebas, che ha studiato legge a Saragozza, entra nel mondo del calcio nel 1993, quando entra nello staff della Sociedad Deportiva Huesca. Rimane cinque anni, in cui il club ottiene una promozione e due salvezze in Segunda Division B. Aiuta poi il Badajoz a trovare un solido investitore e questo gli consente un primo salto nella politica sportiva. Eletto vicepresidente della LFP, la lega spagnola, nel 2001, diventa due anni dopo il capo del G30, il gruppo che riunisce le principali società di prima e seconda divisione.

Torna a lavorare con una decina di club prima di riassumere la vice-presidenza della LFP. Nel 2013, con l'appoggio di 32 dei 42 club professionistici, viene eletto a capo del calcio spagnolo. Promette giustizia, prezzi più bassi dei biglietti e una maggiore trasparenza nei rapporti fra le società e le TPO, le third party ownerships, fondi privati, tendenzialmente con sedi dislocate nei vari paradisi fiscali, che già da tempo speculano su calciatori e società di mezza Europa, e TPI, gli intermediari che sovvenzionano club nell'acquisto di calciatori in cambio di cospicue percentuale sulle future cessioni.

Ha triplicato i diritti tv della Liga

Ma il vero capolavoro di Tebas è economico. Quando assume la presidenza, i diritti tv della Liga valgono 800 milioni. Ogni squadra tratta per sé la trasmissione dei propri incontri casalinghi, e Barcellona e Real Madrid si prendono quasi tutta la torta. Tebas convince le piccole a coalizzarsi contro i giganti, il Barcellona è tra le prime fra le grandi a sentire e assecondare il vento del cambiamento. I blaugrana si dichiarano favorevoli alla rivoluzione, e la Liga dal 2015-2016 passa alla contrattazione collettiva. Il campionato si vende in blocco, come avviene in Germania e in Italia dal 2007.

Restando fermo l'obbligo di trasmettere in chiaro una partita per turno per rispettare gli obblighi di legge, in Spagna il campionato è considerato un evento sportivo di interesse generale, l'innovazione ha portato alla nascita del canale della Liga, prodotto da Mediapro che impone sui campi l'erba sempre alla stessa altezza, l'intermediario che tratterà i diritti tv della prossima Serie A con le varie piattaforme. I risultati sono evidenti: con la prossima asta, per il periodo 2019-2022, si prevedono introiti per 2,3 milioni di euro.

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Ha cambiato il campionato in Argentina

Tebas è da tempo critico verso Angel Maria Villar, presidente della federazione spagnola dal 1988 al 2008, e ora vicepresidente della FIFA. Villar era grande amico dell'ex presidente della federazione argentina Julio Grondona tanto che suo figlio, Gorka Villar, è rimasto per 19 mesi direttore generale della Conmebol, la confederazione centro-sudamericana, in cui si è trovato al centro di parecchi scandali.

L'accordo fra Tebas e i grandi club argentini per arrivare a una Superliga, a un diverso campionato. Abbandonato il formato dei due tornei, Apertura e Clausura, e la tabella che misura il rendimento delle ultime stagioni per stabilire le retrocessioni, si passa a un calendario sul modello europeo, da agosto a giugno, parzialmente fuori dall'egida dell'AFA, la federazione argentina, che mantiene il controllo degli aspetti disciplinari e la nomina degli arbitri.

“Due sono i problemi che il calcio argentino deve risolvere” diceva all'inizio della rivoluzione Tebas, “la violenza dei tifosi negli stadi, ma quel che avviene dentro o fuori gli impianti riguarda le società, e il controllo economico dei club e del campionato”. In 4-5, prometteva nel 2016, il campionato argentino può valere oltre 350 milioni. Un primo effetto, nato da una crisi sempre più pesante e dallo sciopero dei calciatori che chiedevano il pagamento degli stipendi arretrati, ha portato nel febbraio 2017 a terminare, in anticipo rispetto al contratto in scadenza nel 2019, l'epoca di Futbol Para Todos, la trasmissione gratuita e in chiaro delle partite di campionato.

Ha ammesso simpatie di destra

All'inizio degli anni Ottanta Tebas ha fatto parte del movimento Fuerza Nueva, un partito di estrema destra rimasto attivo tra il 1976 e il 1982, fondato dal notaio e scrittore Blaz Pilar, consigliere nazionale del movimento del generalissimo Francisco Franco. “Non sono un violento, né un uomo di estrema destra” si è difeso però di recente in un'intervista al Pais. “Credo però nei valori cattolici, nella difesa della vita, nell'unità della famiglia e della Spagna”.

Una difesa manifestata anche in occasione dei referendum per l'indipendenza della Catalogna, Tebas, infatti, ha da subito messo in evidenza come, qualora si completasse l'improbabile percorso di distacco della regione, il Barcellona non potrebbe continuare a disputare la Liga spagnola. E ha denunciato l'esultanza provocatoria di Piqué contro l'Espanyol, che aveva già spregiativamente indicato come la squadra di Cornellà per indicare nei rivali un minor senso di appartenenza alla Catalogna e alle sue ragioni indipendentiste. Pique ha zittito, di fatto, i tifosi rivali con un dito davanti alla bocca ma la lega, si legge in un comunicato, d'ora in poi segnalerà ogni caso di esultanza che “possa generare tensione o che si mostri contraria al buon ordine dello sport”. Soldi, legge, ordine, ecco i tre pilastri dell'uomo chiamato a rilanciare il calcio italiano.

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