Che utilità hanno 6 arbitri in campo? Nessuna

Ciò che è capitato in Catania-Juventus è l'emblema di quanto non funzioni la scelta operata quest'estate da parte del Coni e della Federcalcio di optare per gli arbitri di linea in aggiunta agli assistenti, al quarto uomo e, ovviamente, al direttore di gara. Se all'inizio della stagione qualcosa di buono si era intravisto, con il passare delle partite si è capito benissimo che ulteriori occhi e menti a disposizione del fischietto principale stiano recando più danno che benefici creando, a volte, una vera e propria confusione.
A Catania si è sfiorato il ridicolo o forse si è anche toccato, con 40 secondi di puro panico tra le giacchette nere e decisioni rivelatesi tutte sbagliate. Ma non solo al Massimino c'è stato da polemizzare perchè anche su altri campi (come nel big-match Fiorentina-Lazio o nel posticipo serale di Roma-Udinese) sono state prese decisioni errate, penalizzanti e soprattutto determinanti ai fini dei risultati.
La nostra teoria è molto più semplice e costruita sui fatti: quanto servono sei arbitri in campo contemporaneamente in una gara di pallone? A nulla, o quasi.
Perchè, senza giri di mezzi termini, la classe arbitrale dimostra di trovarsi sempre inadeguata nei momenti che contano di più soprattutto perchè questo calcio oramai vive solamente di episodi e, più degli altri anni a causa di un livellamento verso il basso, le partite vengono decise da un gol di scarto. E' evidente che un fuorigioco non dato, un gol non visto, un fallo non fischiato abbiano un peso specifico elevatissimo.
Dunque, le critiche non possono che arrivare puntuali e diventare ancor più ‘feroci' se ci si sofferma su quanto stabilito in estate dalle istituzioni del nostro calcio che hanno preferito, per questioni di bilancio, di investimenti e di gestione, optare per gli oramai famigerati giudici di porta invece che adoperarsi sin da subito a fornire gli impianti italiani di sensori e telecamere come previsto dalla decisione di Fifa e Uefa.
La Figc – e il Coni – facendosi due conti in tasca hanno optato per la soluzione più economica e meno invasiva: i giudici di porta. Trovando subito un riscontro positivo come in Juventus-Parma dove è stato sventato un gol-fantasma alla prima giornata. Ma si è rivelata una vittoria di Pirro visto che da subito e fino ad oggi non c'è stata giornata senza le quotidiane polemiche verso gli arbitri.
Col senno di poi, ma anche con una semplice lungimiranza che chi gestisce il calcio dovrebbe avere e che chi nel calcio vuole fare business dovrebbe pretendere, si poteva prevedere l'impossibilità di sanare una piaga con della semplice acqua corrente. Cosa avrebbe dovuto fare il calcio? Iniziare con i giudici di porta ma impegnarsi sin da subito ad appaltare e installare nei vari impianti sportivi la tecnologia necessaria perchè si passasse il prima possibile dall'occhio umano all'obiettivo delle telecamere.
E invece, stando a quanto sta accadendo, nel tentativo di trovare una cura si sta facendo ancor più danno.
E invece? Invece a Catania gli arbitri sono riusciti nell'impossibile, sbagliando quattro volte.
Una prima volta dimostrando un disaccordo evidente quanto imbarazzante con l'arbitro che convalida il gol mentre i propri assistenti manifestano parere contrario, arrivando ad annullare la rete di Bergessio.
Una seconda volta facendosi colpevolmente attorniare da una intera panchina alzatasi e corsa a bordo campo a protestare, senza che vi fosse alzato un cartellino giallo. Un atteggiamento che ha squalificato l'autorità arbitrale sempre pronta a punire severamente – e giustamente – tecnici e vice al primo urlo di troppo o al primo passo fuori dall'area tecnica.
Una terza volta espellendo il presidente Pulvirenti incandescente nell'esternare il suo rifiuto ad accettare la decisione arbitrale. Perchè? Perchè molto probabilmente il presidente del Catania sapeva ciò che anche gli arbitri avrebbero dovuto sapere: che quel gol era regolare. E come avrebbe fatto? Semplicemente informato da qualcuno che l'ha visto in tv in tempo reale. Da qui un comportamento fuori dalle righe ma giustificato – dal suo punto di vista – dalla realtà dei fatti ignorata dal direttore di gara.
Una quarta volta, convalidando in una azione praticamente identica, sullo stesso lato del campo, con gli stessi protagonisti, la rete di Vidal nata da una posizione di offside di Bendtner non segnalata.
E Roma-Udinese? Anche qui le cose non filano per il verso giusto: sul secondo gol dell'Udinese pesa un possibile fuorigioco di Di Natale in avvio dell'azione (non quando segna). E ancora: Armero rischia la prova tv per uno sputo ai danni di Tachtsidis. Nel finale, poi, il rigore decisivo è un "rigorino" molto generoso: contatto minimo tra Castan e Pereyra con decisione presa dal giudice di porta Cervellera con conseguente e puntuale polemica di Zeman.
Per la serie: a volte si stava meglio quando si stava peggio…