Caso Icardi, Sacchi: “Colpa dell’Inter, s’è schierata con la Curva e non ha vigilato”
La convocazione, il lungo colloquio, la reprimenda e poi una punizione che sa tanto di ‘ti spedisco a letto senza cena'. Altro che punizione esemplare. L'Inter ha chiuso la vicenda Icardi e quel pasticciaccio brutto di frasi spavalde e parole sopra le righe contenute nell'autobiografia dell'argentino: ha inflitto al calciatore un'ammenda salata, lo ha ammonito e poi – attraverso un comunicato – ha fatto sì che le sue scuse arrivassero, forti e chiare, a tutto il popolo nerazzurro. Quello che lo ha difeso a spada tratta, mettendo la firma in calce a una petizione. Quello che lo avrebbe voluto privato della fascia di capitano e magari anche cacciato a gennaio o al termine della prossima stagione.

E' stata una sanzione giusta? Troppo leggera? Tra il diritto di raccontare – perché se a 23 anni vuoi editare un libro sulla tua, pur breve, carriera nessuno può impedirlo – e il dovere di controllare – possibile che all'Inter il capitano manda alle stampe un testo e nessuno dà una sbirciata alle bozze? – ha prevalso la soluzione che salva due facce della stessa medaglia. Da una parte il calciatore troppo sicuro di sé, dall'altra una dirigenza che ha perso di vista un dettaglio tutt'altro che trascurabile.
Ed è contro la società che l'ex allenatore del Milan e ct della Nazionale, Arrigo Sacchi, ha puntato l'indice nel commentare la vicenda:
Ho l'impressione che tutto si sia esagerato – ha ammesso a "Un giorno da pecora" su Rai Radio1 -. La società è stata disattenta perché i responsabili della comunicazione dovevano leggere il libro prima che uscisse. E poi c'è un club che definirei populista. In che senso? Si è schierato con quelli della Curva, perché gli altri tifosi invece hanno applaudito il calciatore. Se manca la società è evidente che non c'è una direzione dal vertice ed è naturale che non la abbiano nemmeno gli altri.