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Calciopoli infinita: nuove frodi fiscali con accordi tra club e procuratori

Ennesimo scandalo del nostro calcio: la procura di Piacenza sta aprendo un’inchiesta su un giro di evasioni attraverso accordi illegali tra club e procuratori di giocatori. Fatture finte, falsi contratti di lavoro e connivenze illegali mai debellate. Calciopoli, per qualcuno, non è mai finita.
A cura di Alessio Pediglieri
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Calciopoli è davvero finita? No. Calciopoli ha insegnato qualcosa? No.
Due domande dirette, due risposte senza appelli. A dirlo non siamo noi ma ciò che sta accadendo nel calcio ancor oggi, a sei anni dallo scandalo che fece tremare (e in molti casi) il mondo del calcio italiano. Perchè "qualcuno" (che poi nel tempo scopriremo come sempre essere "molti") ha perseguito il proprio fine sempre e comunque con qualsiasi mezzo. Non ci sono di mezzo questa volta le scommesse sportive illegali denunciate dall'inchiesta in corso (con 4 procure impegnate contemporaneamente) di ‘Last Bet'. Non ci sono novità nemmeno per ciò che riguarda un malsano costume condiviso tra dirigenti delle società e vertici di Lega, Federcalcio e Associazione Arbitri, nel chiamarsi e discutere di griglie, di assegnazioni ed eventuali ‘favori' più o meno espliciti. Tutti elementi che ingigantirono la Calciopoli del 2006 facendola esplodere in tutto il suo clamore con scudetti revocati, squalifiche, radiazioni, retrocessioni e penalizzazioni che hanno già fatto storia.

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La muffa del calcio – Questa volta, il marcio è uscito – proprio come nel mare magnum di Calciopoli – attorno alla figura fin gtroppo torbida dei procuratori, gli agenti dei calciatori che, in una moltitudine difficilmente calcolabile, popolano il mondo del pallone, spesso – si è confermato ultimamente – con la connivenza degli assistiti ma soprattutto delle società di calcio. Come spesso accade con la più grandi scoperte che vengono fatte per caso o per semplici apparenti inutili particolari (basti pensare alla mela di Newton da cui, tra storia e leggenda,  dedusse la teoria della gravità nel 1687, o alla penicillina che venne scoperta per caso dalle muffe nel 1895 dall’italiano Vincenzo Tiberio) anche in questo caso, tutto è nato da piccoli elementi quasi insignificanti.
Il 21 aprile scorso, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Piacenza aveva cominciato una verifica a campione nei confronti della squadra locale, che viveva un periodo di grossa difficoltà economica perché travolta direttamente dalla vicenda calcioscommesse. Non a caso, il Piacenza Calcio oggi è ufficialmente fallito e la pratica ispettiva è proseguita come da legge, per completare la procedura fallimentare e iscrivere a registro tutti i dati contabili societari.la società ha detratto l'imposta indicata in fattura

La procedura fraudolenta – Peccato che nel corso dell'attività ispettiva sia stato rilevato che il Piacenza, come si legge nell'informativa mandata alla procura della Repubblica abbia "iscritto i costi sostenuti derivanti dalle prestazioni professionali rese dagli agenti dei calciatori nella voce dei ‘Diritti pluriennali dei calciatori professionisti‘". In parole povere cosa significa? Semplice: ai fini del pagamento dell'Iva "la società ha detratto l'imposta indicata in fattura"; pertanto, non ha pagato l'imposta sul valore aggiunto e sui redditi; quindi, secondo la valutazione della Finanza, commettendo una pratica assolutamente illegale, essendo l'intermediazione di un procuratore un tipo di prestazione "da ritenere indetraibile".
"In questo modo è stato così implementato un sistema fittizio attraverso il quale i corrispettivi dovuti agli agenti per le attività svolte per conto dei calciatori vengono, nella sostanza, traslati direttamente in capo alla società calcistica attraverso il conferimento di un incarico all'agente del calciatore stesso". L'informativa è chiara e semplice: c'è una frode al Fisco, malgrado il calcio dia all'Erario 1 miliardo di euro all'anno. Per fare in modo che il sistema funzionasse al meglio anche i procuratori erano coinvolti personalmente e attivamente,  avendo emesso fatture false alla società, fatture che "facevano riferimento a prestazioni di servizi inesistenti". Questo perché nessuno dei procuratori aveva lavorato per il Piacenza calcio ma al massimo per i calciatori tesserati dal club.
In questa maniera la società risparmiava tassazioni, così come gli stessi procuratori, innescando oltretutto un accordo a doppio filo del conseguente ‘giro' pilotato di calciatori che facevano capo alla ‘scuderia' dei medesimi agenti.

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I rischi penali – Adesso il pubblico ministero della procura di Piacenza, Antonio Colonna, ha iscritto al registro degli indagati oltre all'allora amministratore delegato del Piacenza, la creme dei procuratori sportivi italiani, nomi pesanti. Tra gli altri, i più noti sono Claudio Pasqualin, Alessandro Moggi, Silvano Martina, Giovanni Branchini, Matteo Roggi, Tullio Tinti, Andrea Pastorello, Marcello e Giuseppe Bonetto. A tutti è contestato un articolo del decreto del 2000 sull'evasione fiscale che punisce "chiunque utilizzi fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte", rischiando in caso di conferma del reato, da uno a tre anni di carcere, oppure una maxi multa economica.
Ma non c'è dietro solamente il Piacenza calcio, questo è il pensiero della Procura che non si è ‘bevuta' la tesi di una pratica singola, anomala all'interno di un sistema calcistico che ha già dimostrato con la Calciopoli del 2006 che tutto è collegato, dalla Serie A alle serie cadette, dai Top Team alle società di seconda e terza fascia. Difficile – se non impossibile – pensare che solo il Piacenza praticasse queste procedure, così a base dell'inchiesta, che è ancora nelle fasi delle indagini preliminari, Finanza e Procura di Piacenza stanno valutando come e quanto allargare l'indagine che, quando verrà estesa ai club più importanti potrebbe portare nelle casse del fisco milioni di tasse evase illegalmente in questi anni. Ma soprattutto mettere in difficoltà i club dopo anni di pratiche illegali diffuse.

L'ammissione di colpevolezza – L'iniziativa della procura di Piacenza ha preso comunque in contropiede sia i procuratori e le società che sono ben consapevoli dell'anomalia della loro prassi. La coscienza sporca e la conferma che la procura ha visto giusto è già indirettamente arrivata: nei mesi scorsi, i diretti coinvolti avevano chiesto a Equitalia di avviare un tavolo per valutare una possibile via d'uscita "morbida", in una sorta di ‘autodenuncia' soft per non incappare in punizioni esemplari. Purtroppo per loro, al di là della giustizia sportiva, c'è un altro aspetto ben più grave e di difficile soluzione: l'aspetto penale della vicenda.
I conti, però, al momento sono comunque "bassi" e "limitati".
Si parla, infatti di circa 165 mila euro non entrati nelle casse dello Stato in 4 stagioni. Ma a preoccupare la Finanza è proprio lo ‘schema' con cui la pratica era oramai consolidata e da una stima iniziale, sarebbero addirittura 120 le società che dovrebbero finire sotto indagine dalla Serie A alla Lega Pro.
In attesa che l'ennesimo ciclone si abbatta su un calcio oramai morente, la stessa agenzia delle entrate, la Lega Calcio e la Figc stanno lavorando sul nodo evasioni, a fronte della richiesta dei soggetti coinvolti per trovare una soluzione univoca almeno da un punto di vista sportivo, per un compromesso che se da una parte dovrà chiudere definitivamente l'ennesimo malcostume calcistico, dall'altro non debba sgretolare ancor più i piedi d'argilla di un sistema già fin troppo indebitato.

La ‘muffa’ c’è.
Adesso si trovi la penicillina

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