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Calcio e violenza, Malagò: “Anche da noi processi veloci e celle negli stadi” (video)

Il modello è quello utilizzato in Inghilterra e che ha sconfitto il fenomeno hooligans. Il capo della Polizia ha mostrato numeri in aumento per feriti e arrestati rispetto l’anno scorso, inaccettabili per il presidente del Coni.
A cura di Alessio Pediglieri
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giovanni malago

La prima volta che quest'anno si è parlato seriamente di inserire le celle di detenzione direttamente all'interno degli impianti sportivi è stato in occasione dei sempre più crescenti episodi di violenza avvenuti in Brasile a margine delle partite di calcio e in vista dei prossimi Mondiali di giugno. Adesso il tema ritorna scottante più che mai e coinvolge direttamente il calcio italiano perché a lanciare il sasso è stato direttamente il capo della Polizia di Stato Pansa che, di fronte all'ultima allarmante relazione del Ministero degli Interni, ha spinto il presidente del Coni, Giovanni Malagò all'estrema decisione.

Numeri da paura – Nuovi stadi, nuove regole, nuovi tifosi. Il calcio italiano ha l'assoluta necessità di essere ritrasformato completamente e subito. I dati parlano chiaro, così non può andare avanti: nella prima parte di questa stagione gli incontri di calcio con feriti sono stati ben 49, contro i 39 dello stesso periodo della stagione scorsa. Sono aumentati sia i feriti tra le forze dell'ordine (64 contro 43), che tra i civili (56 contro 37) e tra gli steward (15 contro 7). Gli arrestati sono stati 84 (uno in più rispetto alla stagione 2012-2013) ed i denunciati 593 (contro 321 dell'anno prima). Una escalation troppo evidente per chiudere gli occhi.

Allarme polizia – Il capo della Polizia Pansa è drastico nell'analisi dei dati a propria disposizione: "Per una efficace opera di prevenzione, serve la conoscenza e l'analisi del fenomeno. Lo stadio non deve essere un luogo di violenza ma uno spazio nel quale la tifoseria sana contamina positivamente chi varca i cancelli con idee diverse. C'è stato un miglioramento enorme dal 2007 a oggi, ma i dati di inizio campionato ci devono dare un allarme e spingere a mantenere massima attenzione sul fenomeno. Occorre capire se c'è un inasprimento del livello di violenza o si tratta di una parentesi che può essere gestita con gli attuali strumenti normativi". 

Madre Inghilterra – Ancora più desolante il pensiero di Malagò che va oltre alle sensazioni negative del momento. Il confronto è ovviamente con la vicina Inghilterra dove il fenomeno hoolingans è da anni debellato con una tolleranza zero utilizzata ad oltranza: "Con le nuove strutture attraverso un sistema avanzato di controllo tecnologico, si possono identificare gli autori di atti violenti, che vengono poi trasferiti in un luogo all'interno dello stadio dove vengono trattenuti in attesa del processo per direttissima. Tutto si celebra entro due giorni dall'accaduto e, in caso di conferma delle accuse, scatta la condanna per due anni, l'automatico divieto di accesso agli impianti e la perdita del posto di lavoro"

I tifosi da stadio – Il pensiero del numero uno del Coni deriva anche dall'analisi di altri dati presentati in questi giorni.  Il  60,7% dei tifosi intervistati dall'Eurispes (il 61,2% degli uomini e il 59,8% delle donne) vede lo stadio come un posto pericoloso dove è meglio non portare i bambini: troppo grande il rischio di scontri tra le diverse tifoserie.  Anche le trasferte sono a rischio: poco più di un tifoso su quattro, il 27,3%, è solito sostenere i propri colori anche lontano da casa. Per farlo il 12,7% di questi spende in media circa 50 euro ogni mese, l'11,1% fino a 150 euro, il 2,4% fino a 300 euro, ma c'è anche chi, l'1,1% dei tifosi, non bada a spese arrivando ad impegnare oltre 300 euro mensili.

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