Buffon, sfuma il Pallone d’Oro. Voce rotta dal pianto in diretta tv
E' una grande delusione perché pensavamo di aver fatto tutto il necessario per vincere questa finale. Abbiamo fatto un grandissimo primo tempo in cui abbiamo messo alle corde il Real, poi ti lasciano a bocca aperta gli episodi che non girano mai bene. Questo dispiace, ma per arrivare a vincere la Coppa in quei momenti bisogna essere più forti delle avversità. Abbiamo corso tantissimo, forse facendo un fuorigiri, senza riuscire a concretizzare il vantaggio.
Buffon ha la voce rotta dalla commozione e trattiene a stento le lacrime ai microfoni di Premiun dopo la sconfitta per 4-1 contro il Real Madrid. Trentanove anni, ventidue dei quali passati sui principali campi d’Europa. Il miglior portiere degli ultimi vent’anni per l’IFFHS, il miglior portiere della storia per molti appassionati e addetti ai lavori. Dieci scudetti (due dei quali revocati), una Coppa Uefa, quattro Coppe Italia, sei Supercoppe italiane, un campionato di Serie B, un Europeo Under-21 e, soprattutto, un Campionato Mondiale. Questo, e tanto altro, è Gigi Buffon, capitano della Juventus e della Nazionale che è arrivato a un passo dalla gloria, sfumata nella notte di Cardiff. Nulla ha potuto su quelle due deviazioni maledette – la prima di Bonucci, a seconda di Khedira – che hanno consegnato la gara alle merengues in maglia viola.
Buffon vs Cristiano Ronaldo, vince CR7
E già, perché, al Millenium Stadium di Cardiff tra Juventus e Real Madrid non si decideva solamente la Regina d’Europa di questa stagione, ma anche la corsa al premio più prestigioso che un calciatore possa ricevere, quel Pallone d’Oro 2017 che vede come principali contendenti proprio il numero uno bianconero e la punta di diamante delle merengues Cristiano Ronaldo. Infatti, non essendoci poi altri impegni di tale caratura prima della fine dell’anno solare la vittoria della Coppa dalle Grandi Orecchie potrebbe essere ragionevolmente ciò che farà propendere la decisione dei giurati per l’uno o per l’altro grande protagonista di questa annata. Anche se questa volta potrebbero non essere solo i titoli a fare la differenza.
Quel sogno Champions svanito sul più bello
Quindi Gigi, a trentanove anni suonati, ha avuto l'occasione di vincere quella Champions League sfuggitagli proprio sul più bello prima a Manchester nel 2003, quando dovette arrendersi ai calci di rigore al Milan di Carlo Ancelotti, e poi a Berlino nel 2015, quando invece fu il Barcellona di Luis Enrique a mettersi tra il campionissimo di Carrara e il titolo per club più importante d’Europa.
Una missione: sul tetto d’Europa con la Juve
Buffon nonostante ciò non ha mai mollato: non lo ha fatto quando da fresco vincitore della Coppa del Mondo in Germania ha deciso di restare alla Juventus e giocare in Serie B (scelta che probabilmente gli costò il Pallone d’Oro, andato poi a Fabio Cannavaro che invece lasciò Torino proprio per accasarsi al Real Madrid), non lo ha fatto poi negli anni neri della ricostruzione bianconera successivi al ritorno nella massima serie culminati con i due deludenti settimi posti consecutivi in campionato, e a maggior ragione non lo ha fatto quando, nonostante la Vecchia Signora con Antonio Conte in panchina dominasse in Italia, la Champions League sembrava più un sogno irraggiungibile che un obiettivo per cui concorrere davvero. Tutto questo perché Gigi ha sì sempre avuto l’ossessione per la Coppa dalle Grandi Orecchie ma voleva ottenerla con i bianconeri.
L’ennesima stagione da numero uno
E così che, a trentanove anni suonati (è bene ribadirlo), ha tirato fuori una stagione incredibile: sesto scudetto consecutivo con i bianconeri, terza doppietta campionato-Coppa Italia da capitano, e seconda finale di Champions negli ultimi tre anni. E, soprattutto, a dispetto dell’età, lo ha fatto da protagonista assoluto: è stato lui che nei momenti difficili ha messo di fronte alle proprie responsabilità tutti i suoi compagni rimettendoli sulla retta via, l’unica che lui e la Juve conoscono, vale a dire la vittoria.
Una leggenda costruita parata dopo parata
Uomo spogliatoio dunque, ma anche trascinatore in campo, mettendo una toppa a quei pochi errori commessi dalla difesa juventina soprattutto in Europa e nelle partite che contano: la parata su Iniesta nella gara d’andata contro il Barcellona proprio quando un gol dei blaugrana avrebbe potuto cambiare non solo la storia di quella partita ma dell’intera stagione; così come quella su Germain nel finale della prima gara con il Monaco ha reso il ritorno contro i monegaschi decisamente più agevole. Quest’ultima oltre ad essere l’ennesimo capolavoro di quello che può essere tranquillamente definito il “Maradona dei portieri” ricorda anche un’altra sua opera d’arte, cioè quella mitica parata nella finalissima del Mondiale tedesco su colpo di testa di Zinedine Zidane, quello stesso Zizou trovato nuovamente di fronte in finale, questa volta non in campo ma in veste di allenatore delle merengues.
Yashin, unico portiere col Pallone d'Oro
Tutto ciò a testimonianza del costante livello di eccellenza tenuto nella lunghissima carriera dal numero uno della Juve e della Nazionale, sempre con gli stessi riflessi e la medesima capacità di essere decisivo. Uno dei campioni più longevi della storia del calcio che, dopo aver fatto di tutto per cancellare quello zero dalla casella Champions League vinte, adesso meriterebbe il giusto riconoscimento, vale a dire il secondo Pallone d’oro assegnato ad un portiere a distanza di oltre mezzo secolo da Lev Yashin che lo vinse nel 1963. Tra Gigi e il mito dunque però ci sono Cristiano Ronaldo e i giornalisti di France Football.