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Brasile, Edmundo: “Prima della finale mondiale del ’98, salvai la vita a Ronaldo!”

Intervistato in Brasile, l’ex giocatore di Fiorentina e Napoli ha aperto il cassetto dei ricordi e svelato clamorosi retroscena della sua turbolenta carriera.
A cura di Alberto Pucci
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L'animale è tornato. Quello che fu uno dei giocatori più "controversi", del panorama calcistico mondiale (altro che l'attuale Balotelli), esce di nuovo allo scoperto con una lunga intervista concessa a "Playboy Brasil", piena di dichiarazioni scioccanti e verità scomode. Ricordato per le sue "mattane" in campo e per le sue fughe in Brasile, durante il Carnevale, Edmundo ha ripercorso i momenti più importanti della sua adolescenza, della carriera e della sua vita fuori dal campo, tra ore passate in galera, matrimoni falliti e relazioni pericolose: "Eravamo una famiglia povera e vivevamo in una casa tremenda – svela Edmundo nell'intervista – Mio padre faceva il barbiere, mia madre la lavandaia e la donna di servizio. Per fortuna avevo una zia che lavorava in banca". I soldi (quelli veri) arrivarono con il primo contratto, dopo la parentesi nella scuola calcio del Botafogo: "Dopo il periodo di prova, andai a vivere nel pensionato del Botafogo – ricorda il brasiliano – Scappai anche da li, non c'era organizzazione e, a volte, non ci davano neanche da mangiare. Qualche mese dopo segnai un gol pazzesco, al Maracanà, con la maglia del Vasco da Gama!"

Le liti nel Palmeiras – Anni dopo, poco prima dell'esperienza italiana, Edmundo viene messo sotto contratto dal club di San Paolo. Con la notorietà, e la ricchezza, arrivano anche i primi attriti con giocatori e allenatore: "Litigai spesso con Antonio Carlos Zago e dicevano che non andavo d’accordo con Evair. Lui è uno da giorno, da chiesa, molto riservato. Io sono uno da notte, espansivo. Quando giocavo nel Vasco, spesso mandavo a quel paese i miei stessi compagni. Anche quando vincevo ero una persona di difficile gestione. Non riuscivo a tornare sereno dopo la partita. Ci volevano tre-quattro ore. Non davo un bacio a mia moglie e ai miei figli. Notti brave prima delle partite? Mai. Il venerdì, invece, molto spesso. Arrivavo spesso alla rifinitura del sabato sconvolto dalla nottata". In quegli anni, sulla panchina del Palmeiras, c'era Luxemburgo: "Dopo una discussione – ricorda l'ex verdeoro – mi fece fuori e, successivamente, non mi chiamo per i mondiali del 1994, convocando Ronaldo e Viola".

Il malore di Ronaldo ai Mondiali L'intervista entra nel vivo, quando affiorano i ricordi del mondiale francese e della tragiche ore prima (e dopo) la sfida finale di Saint-Denis: "Fui il primo ad accorgermi che Ronaldo stava male – rivela Edmundo – avevamo camere molto vicine e lo vidi in preda alle convulsioni. Era sdraiato sul letto, era viola, con la bava alla bocca e il corpo che si contraeva. Uscii di corsa a cercare il medico, che stava in un’altra parte dell’albergo. Tornai ancora di corsa e insieme a Cesar Sampaio riuscii a toglierli la lingua dalla gola per farlo respirare". L'episodio rimase nella storia, così come la sconfitta contro la Francia arrivata con lo stesso ex interista in campo: "Il medico doveva avere polso e non permettere di utilizzare un giocatore che aveva avuto le convulsioni – dichiara Edmundo – Ma togliere il miglior giocatore del mondo non era una decisione facile". Il "Fenomeno" in campo, "O Animal" fuori. Ma da dove è nato questo soprannome? "Il telecronista brasiliano usava spesso, per definire il migliore in campo, l’espressione “l’animale della partita – spiega Edmundo – Siccome io spesso ero il migliore, mi rimase quel soprannome. Adriano, una persona a cui voglio bene, è diventato “l’Imperatore”. Fa le stesse cagate che faccio io, anche peggio, eppure è l’imperatore".

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