Berlusconi dovrà ricostruire sulle macerie rossonere, con o senza Allegri

Il presidente alla finestra – Cambiano i fattori, ma il risultato è sempre lo stesso. Moduli, giocatori, motivazioni: il povero Diavolo di queste ultime settimane le ha provate, inutilmente, proprio tutte. Non sono serviti "cazziatoni" dirigenziali, ritiri punitivi e lavate di capo varie. Non sono servite neanche le esclusioni eccellenti come quelle di Boateng (in tribuna in Spagna), di Nocerino (a prender freddo in panca) o quella di Abate, rimasto a Milano per scelta tecnica. Non è servito neanche la mano pesante sul "mini Balotelli" rossonero Niang, ripreso a muso duro per le sue bravate e prossimo ad essere rispedito al mittente. Milanello, inutile girarci intorno, è una polveriera che rischia di saltare alla prossima sconfitta e Massimiliano Allegri è davvero ad un passo da un clamoroso esonero. Ieri, alla "Rosaleda" di Malaga, il mister rossonero ha tentato di rianimare una squadra che sembra sempre più in difficoltà tecnica, tattica e psicologica. Lo ha fatto cambiando ancora i protagonisti (Acerbi e Constant dall'inizio, ad esempio) e virando su un 3-4-3 di Zaccheroniana memoria. Un rimescolio inutile, un impasto risultato indigesto ai tifosi e alla dirigenza che, più che guardare il campo, teneva lo sguardo fisso sulla panchina rossonera. Una scelta coraggiosa, oltre che pericolosa, che dovrebbe aver mandato su tutte le furie Silvio Berlusconi che accantonata la politica, manco a farlo apposta, avrà ora più tempo per seguire da vicino la sua creatura. Il patron milanista, infatti, non è tipo da difesa a tre (chiedere a Zac, per conferma) e, soprattutto, non è persona solita a lasciar correre quando le cose vanno male. Magari con colpevole ritardo ma, c'è da scommettere, a breve arriverà anche la voce presidenziale e, in quel momento, potrebbero tremare i muri del quartier generale rossonero.
Genoa: ultima fermata – Tra 48 ore, dopo la sfida contro il Genoa, avremo una fotografia più nitida di quello che sarà il prossimo futuro del Milan. Dovesse portare a casa i tre punti, magari convincendo e divertendo il pubblico, l'esecuzione verrebbe rimandata a data da destinarsi, ma in caso di pareggio o (peggio ancora) di sconfitta, Allegri saluterebbe quello che è stato il suo stadio per questi ultimi anni. La partita contro il Grifone, non sarà delle più semplici per vari motivi. Vero è che mancherà Borriello (che avrebbe pagato di tasca propria per affondare la barca milanista), ma è altrettanto vero che, solitamente, il nuovo allenatore che subentra a quello esonerato (Del Neri, in questo caso) riesce quasi sempre a scuotere la propria squadra ottenendo risultati immediati.
Occorre uno "ceffone" per dare una scossa – Undici partite ufficiali: 6 sconfitte, tre vittorie e due pareggi. Numeri impietosi che sbattono con le spalle al muro società, tecnico e giocatori.