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Benevento, il medico sociale ammette: “Ho dato io Clostebol a Lucioni”

Il medico sociale del club giallorosso ascoltato in Procura per il caso doping Lucioni ha ammesso di aver applicato uno spray cicatrizzante con all’interno la sostanza incriminata, il Clostebol, specificando di possedere personalmente il farmaco che non era quindi nella disponibilità della società.
A cura di Marco Beltrami
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Novità importanti nella vicenda relativa al caso doping scoppiato poche settimane fa a Benevento. Il capitano della squadra giallorossa Lucioni è stato trovato positivo a fine settembre all'anabolizzante Clostabol e dunque sospeso dall'attività sportiva, mentre i Nas hanno effettuato un vero e proprio blitz preso i centri sportivi e non della società neopromossa in Serie A. Il medico sociale del club, Walter Giorgione ha ammesso le sue responsabilità innanzi alla Procura antidoping di Nado Italia dove oggi è stato ascoltato sulla positività del calciatore.

Doping Lucioni, la verità del medico sociale del Benevento

Dall'audizione svoltasi negli uffici dello stadio Olimpico di Roma, è emerso dunque che il medico sociale del Benevento, Walter Giorgione ha quindi ammesso di aver applicato uno spray cicatrizzante con all'interno la sostanza incriminata, il Clostebol, specificando di possedere personalmente il farmaco che non era quindi nella disponibilità della società Benevento. Un intervento che conferma la difesa di Lucioni, ascoltato lo scorso fine settimana. Il calciatore ha infatti dichiarato: "Sono tranquillo, confido nella giustizia anche perché responsabilità dirette non ne ho. Non mi sono inventato storie, ho spiegato come sono andati i fatti, mi sono attenuto a quello che è successo.

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Attesa la decisione della Procura per Lucioni

L'intervento di Giorgione, dopo quello di Lucioni ha dunque permesso alla Procura di chiudere l'inchiesta, e ora si attende solo la decisione sui due tesserati del Benevento. Entrambi dovrebbero essere deferiti.

Cosa rischia il calciatore

Nonostante sia stata appurata l'essenza di dolo, grava su Lucioni il precedente simile della fondista norvegese, Therese Johaug, successivamente condannata al Tas di Losanna nonostante avesse dimostrato la sua buonafede. Difficile però quantificare l'entità del provvedimento che potrebbe essere molto inferiore rispetto ai 4 anni ipotizzati in caso di consapevolezza di Lucioni.

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