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Barriere negli stadi: deleterie ma servono. Spalletti: “Solo per le punizioni di Totti…”

In un convegno alla Sapienza di Roma, il tecnico giallorosso ironizza ma ammette: “C’è un clima pesante, i miei giocatori prima delle gare vogliono sapere se le famiglie siano arrivate tranquille allo stadio”. Lotito: “Media destabilizzanti, si deve creare campagne formative”. Il Capo della Polizia Gabrielli: “Le curve non sono territorio di proprietà, gli ultrà devono rispettare le regole”
A cura di Alessio Pediglieri
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Contro le ‘barriere' si sono schierati oggi all'Università della Sapienza, Forze dell'Ordine, dirigenti ed allenatori. Non solo i tifosi che da sempre osteggiano tutto ciò che impedisce il regolare afflusso agli stadi e la possibilità di sedersi liberamente al loro interno. Tutti, eppure la barriere ci sono e resteranno, soprattutto all'Olimpico di Roma che è diventato in questa stagione il teatro della protesta delle Curve di Roma e Lazio con momenti di contestazione anche eclatanti come in occasione di quella che sarebbe potuta (e potrebbe ancora restando ai fatti) essere l'ultimo derby di Francesco Totti in un Olimpico quasi deserto. Proprio lo stesso Totti citato ironicamente da Spalletti: "Le barriere? Solamente quando calcia lui in porta"

Tutti contro le barriere negli stadi

Luciano Spalletti ha fatto la parte del leone, schierandosi apertamente ogni scelta che implichi restrizioni delle libertà personali di chi va allo stadio, cavalcando il motto che "chi va allo stado va a divertirsi, dev'essere una festa. Dire a mia figlia di 5 anni che per entrare in uno stadio si deve superare una barriera llo ritengo sbagliato". Parole che collimano con il pensiero di Simone Inzaghi neo tecnico laziale: "Al di là del risultato domenica ero contento per vedere tanti bambini e famiglie allo stadio per salutare Klose, una vera festa".

Anche Lotito è d'accordo, puntando l'indice però verso chi un clima sereno spesso non vuole: "A Roma ci sono troppi media che istigano le persone, le condizionano per qualsiasi motivo accada dentro il campo. E ciò non va bene. Abbiamo trasformato lo sport in un campo di battaglia, ma questo qualcuno è solo una sparuta minoranza. Che non ha nulla a che vedere col tifo. Tifare è sostenere le squadre nell'ambito della legalità. La razionalità deve frenare gli istinti". 

Insomma tutti concordi, anche il capo della polizia Franco Gabrielli, ritenuto il "padre putativo" del provvedimento curve: "Io sono diventato il simbolo di questa riaffermazione della legalità. S'è detto che ho inventato le barriere, ma non è vero perchè risalgono a un documento di aprile 2014. Noi abbiamo applicato solo le normative. Il mio cognome è stato associato a qualunque cosa: Gabrielli come Raciti, Gabrielli come Falcone. E non c'era l'intento di sottolineare la grandezza di questi servitori dello stato, ma solo di augurarmene la tragica fine".

Tutti d'accordo che però servono

E quindi le barriere ci sono per un motivo ben preciso: evitare tragedie e scontri, limitare al massimo il pericolo per chi si reca allo stadio per godersi una partita. Il clima torrido della violenza latente è evidenziato da tutti i presenti. Spalletti racconta un aneddoto: "Ho dovuto sospendere la regola di non portare cellulari negli spogliatoi prima della partita. Molti giocatori hanno bisogno di sapere che la famiglia sia arrivata allo stadio in tranquillità altrimenti non giocano sereni. Una richiesta legittima che ho dovuto avallare sempre".

Stesso discorso da parte di Lotito che sottolinea un'atmosfera negativa, non solo su di sé da mesi contestato fortemente dalla propria tifoseria: "Dobbiamo proporre una campagna formativa. La gente preferisce stare a casa e non venire allo stadio per motivi di sicurezza e questo è un problema diffuso". Stesse parole di Gabrielli: "Le barriere non sono piaciute. Sono d'accordo con Spalletti, le barriere hanno un'accezione negativa. Ma fanno anche argine. Sono come le dighe. Le curve sono concepite come un territorio di proprietà. Ma sono solo un luogo di spettacolo, e dobbiamo tutelare l'incolumità di chi vi partecipa con il rispetto delle regole"

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