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Il triste addio al derby di Totti: Spalletti, Olimpico deserto e futuro all’estero

Domenica il capitano giallorosso potrebbe disputare il suo ultimo derby. In uno stadio desolatamente vuoto e sempre che Spalletti gli conceda l’onore di scendere in campo. In una delle stagioni più deludenti e tormentate, triste epilogo dell’ultima bandiera del calcio italiano.
A cura di Alessio Pediglieri
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Francesco Totti è il derby di Roma. 22 anni di stracittadine, gioie e dolori, pianti ed esultanze. Domenica pomeriggio potrebbe però andare in scena l'atto finale del Capitano sempre che Luciano Spalletti gli conceda pregio e onore di scendere in campo per sfidare la Lazio. E molto probabilmente, la prossima sfida tra le due società della Capitale resterà nella storia non solo per passare come l'ultimo atto di una delle ultime bandiere del calcio moderno, ma anche  – e soprattutto – per vedere un Olimpico vuoto vista la reiterata protesta dei tifosi che hanno deciso di disertare la partita. Il capitano è ai titoli di coda: lui vorrebbe giocare un altro anno, società e allenatore non sono contrari ma non assicurano certezza d'impiego, il presidente Pallotta ha già chiarito che pensa per lui un ruolo nel management, come uomo brand.

Poca chiarezza, lamenta Totti. La realtà è che c'è un rapporto logorato e si attende solo la comunicazione ufficiale per farla finita. Cosa farà il ‘dieci' giallorosso? Andrà a chiudere la carriera all'estero, che sia in Major League o altrove (perfino Ranieri gli ha mandato messaggi per averlo al Leicester). Ma il suo destino sembra ormai lontano dalla Capitale. Intanto, c'è il derby con la Lazio.

Se dovesse segnare, chissà cosa si inventerà Francesco Totti davanti agli spalti vuoti lui che di esultanze ne ha create di epiche e di originali.  D'amore come il "6 unica" in occasione di Lazio-Roma del 10 marzo 2002 dedicato alla futura moglie Ilary Blasi dopo un pallonetto dalla distanza a Peruzzi per l'1-5 finale. Di sberleffo come l'esultanza come "cameraman" dopo il gol del pareggio nel derby del 21 aprile 2004 o gli oramai epici pollici rivolti verso il basso al termine della vittoria del 2010, ironizzandoverso l'allenatore della Lazio Reja definendolo il "vero uomo derby". O ancora con la maglietta "Sei sempre unica" alla fine del derby del 2011 o lo storico selfie davanti la curva Sud del gennaio 2015.

Perché non c'è derby senza Totti. E' lui l'uomo più decisivo della stracittadina con 41 derby giocati (14 vittorie, 12 pareggi, 15 sconfitte)  dove ha segnato 11 gol, tutti decisivi. Il suo primo lo ha disputato il 6 marzo del 1994, a soli 17 anni mentre per il suo primo gol bisognerà attendere 4 anni: 29 novembre 1998, in uno scoppiettante 3-3, con Zeman in panchina, deciso proprio dalla sua realizzazione. Totti e il derby, un connubio che da lunedì potrebbe diventare solamente un ricordo, un addio. In una cornice che il Capitano giallorosso non merita, di uno stadio vuoto e in polemica, con una curva testarda al tal punto da rinnegare anche il suo giocatore più amato.

Sempre che Totti scenda in campo. In questa stagione, il numero 10 ha trascorso forse la sua annata più difficile, culminata con le tensioni prima verso la società di James Pallotta poi con il confronto diretto con il tecnico Spalletti reo di averlo escluso e punito, scatenando un vero e proprio ‘caso' che ha tenuto banco per diverse settimane. Adesso, il derby. Una gara che ha in Totti l'uomo simbolo, ma che Spalletti potrebbe anche decidere di relegarlo in panchina al motto "i risultati prima di tutto". Anche prima di Totti.

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