Barcellona-Atletico Madrid, lo scontro tra ribelli deciderà la Liga
Saranno Barcellona e Atletico Madrid, le ribelli di Spagna, a giocarsi il titolo della Liga in 90 minuti. Divise dalla storia, unite dall'opposizione al potere del Real. Lo scudetto si deciderà al Camp Nou, rimasto anche ai tempi della dittatura franchista un luogo in cui i tifosi potevano parlare la loro lingua e urlare contro il Real, la squadra che il tiranno ha usato come mezzo per relazioni diplomatiche e come strumento del suo progetto di de-politicizzazione della società spagnola attraverso lo sport. Un processo che però non ha attecchito nelle enclave di Barcellona e Bilbao e tra i tifosi dell'Atletico Madrid, rimasti fortemente anti-franchisti. I supporter del Real, però, sostengono che in realtà Franco proteggesse l'Atletico, all'epoca la squadra dei militari. Secondo alcuni scritti il Caudillo avrebbe imposto a diversi giocatori nell'età del servizio militare a trasferirsi all'Atletico, che vinse lo scudetto nel primo anno della dittatura.
Mes que un club – Anche se il Barcellona ha conquistato due titoli in più del Real nel periodo della dittatura, dal 1939 al 1975, i blaugrana sono rimasti da allora il simbolo di una regione, l'anima di milioni di persone che attraverso quei colori, ora trasferiti anche nella seconda maglia del Barca, esprimono la propria identità. “I Blaugrana incarnano l’epica che guida alla libertà dei popoli sottomessi” diceva Joan Laporta da presidente del Barcellona: ora che si è dato alla politica è tra i principali sostenitori dell'indipendenza della Catalogna da Madrid. Ancora oggi, a Barcellona sostengono che siano state le pressioni di Franco a far saltare il trasferimento di Alfredo Di Stefano in blaugrana: la Saeta Rubia avrebbe dovuto dividersi tra le due squadre, un anno al Real e un anno al Barcellona, per quattro stagioni a partire dal 1953 ma Marti Carreto, presidente del Barcellona, rinuncia a uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi in cambio di un risarcimento da 5,5 milioni di pesetas. È “més que un club”, più di un club, come recita l'azzeccatissimo motto della squadra, che ha affermato la sua appartenenza fin dalla fondazione: lo statuto del 1921, infatti, è scritto in catalano. Durante la Seconda Repubblica spagnola, il presidente Josep Sunyol, che poi sarà eletto al parlamento e colpito a morte durante la guerra civile nel 1936, già parlava dell'unione tra “sport e cittadinanza” e rendeva ancora più forte il legame tra il Barcellona e la cultura catalana. Non è un caso che sia stato proprio il Camp Nou il teatro del Concerto per la Libertà dello scorso giugno, organizzato per rilanciare la causa dell'indipendenza della Catalogna, che sarà oggetto dello storico referendum del prossimo novembre. Dieci saggi, scelti tra magistrati ed eminenti docenti universitari, tra cui il giudice barcellonese Santiago Vidal, molto vicino al partito indipendentista Erc (Sinistra repubblicana catalana), hanno già scritto una bozza di costituzione. Secondo El Mundo, il testo è composto da 169 articoli (30 in più di quella italiana), 60 dei quali sono già nero su bianco, divisi in nove titoli e 17 capitoli. All'articolo 1 si legge che «la Catalogna è una nazione. Questa nazione si configura, sotto il profilo politico-giuridico, come una Repubblica». La carta, che presumibilmente non sarà approvata prima del 2016 o 2017, sancisce anche il diritto dei cittadini a rivendicare l'accesso alla casa, alle cure mediche e all'istruzione, che nella carta spagnola sono niente più che aspirazioni.
Il sogno dei materassai – L'Atletico Madrid nasce come succursale dell'Atletico Bilbao, di fatto la squadra che simboleggia l'indipendentismo basco, da cui si stacca nel 1907. Giocano con le maglie bianche e blu, che assumeranno i colori attuali nel 1911: erano le uniche che il presidente riuscì a trovare durante un viaggio in Inghilterra. I colori vengono mantenuti perché i dirigenti avrebbero potuto risparmiare perché si sarebbero potuti ricavare dalle fogge dei materassi. Da qui il soprannome di colchoneros, materassai, che identica ancora oggi giocatori e tifosi. Nei primi anni, l’Atletico diventa la squadra dei quartieri operai di Cuatro Caminos e Tetuan. Adesso sogna la decima Liga grazie al Cholo Simeone, l'allenatore che sta portando la classe operaia in Paradiso.
La vigilia – Simeone ha due risultati su tre al Camp Nou, ma non può fare calcoli. I Colchoneros hanno rimesso in corsa i blaugrana con i passi falsi contro Levante e Malaga, alla vigilia del derby col Real in finale di Champions League, ma possono contare su Diego Costa, recuperato almeno parzialmente, che dovrebbe partire titolare nel match che vale una stagione. Nel Barcellona, che per dirla con Marca ha due alternative, “o la Liga o morte”, è scoppiato il caso Neymar. Secondo indiscrezioni, il brasiliano non si starebbe impegnando al massimo per arrivare più fresco al Mondiale. In quattro scontri diretti in stagione, il Barcellona non ha mai vinto (3 pareggi e una sconfitta, nel match che ha dato all'Atletico la qualificazione alla semifinale di Champions League) ma vuole festeggiare lo scudetto in casa e dedicarlo a Tito Villanova.