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Argentina, Mascherano: “Rizzoli non ha influenzato la finale. Bisogna saper perdere”

Il centrocampista dopo la finale dei Mondiali 2014 persa contro la Germania accetta il verdetto del campo e scagiona l’arbitro.
A cura di Marco Beltrami
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Più che l’Argentina di Messi, l’albiceleste vista durante il Mondiale 2014 e sconfitta in finale dalla Germania di Gotze, dovrebbe essere ricordata come l’Argentina di Mascherano. Lo jefecito si è confermato un giocatore indispensabile per la Nazionale di Sabella e un leader assoluto dentro e fuori dal campo. E se la Pulce si è spesso e volentieri “isolata” sparendo anche dal gioco nonostante il premio di Pallone d’Oro del Mondiale 2014, Mascherano è stato un vero e proprio leader. Quantità, qualità, abnegazione e capacità di essere sempre nel vivo del gioco anche con interventi decisivi, come quello su Robben nel finale di Olanda-Argentina che ha letteralmente evitato l'eliminazione a Messi e compagni. Doti che il calciatore, fresco di rinnovo con il Barcellona, ha confermato anche nell’ultimo atto dei Mondiali 2014 nel match perso contro la Germania, costato la Coppa all’Argentina. Non solo nei 120 minuti de match ma anche nel post partita.

Mascherano non cerca alibi dopo la finale dei Mondiali 2014 persa contro la Germania

Mascherano dopo la grande delusione per la finale del Maracanà, persa contro la Germania, si è presentato davanti ai microfoni per provare a fare il punto sul match. L’esperto giocatore ha dimostrato di essere uno sportivo a tutto tondo, spegnendo in maniera esemplare le polemiche argentine legate all’arbitraggio di Nicola Rizzoli colpevole a giudizio della stampa sudamericana di non aver assegnato un rigore per fallo di Neuer su Higuain. Mascherano non ha cercato alibi non cedendo alle provocazioni della stampa: “L'arbitro non ha influenzato nulla, bisogna saper perdere. Le polemiche per l’arbitraggio? Cambierebbe qualcosa? Come sappiamo vincere, dobbiamo anche saper perdere. L'arbitro non ha influenzato nulla. Questo è un gioco, si vince e si perde". Un atteggiamento esemplare quello del centrocampista che rimarrà uno dei perni della nuova Argentina, quella del post Sabella.

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