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Argentina, l’eterno Diego Milito trascina il Racing Avellaneda alla conquista del titolo (video/foto)

A 35 anni e dopo aver vinto tutto con i colori nerazzurri, el Principe trionfa anche con il Racing Avellaneda vincendo il campionato. Prendendosi con stile e dignità la miglior rivincita verso chi lo considerò in estate troppo vecchio, preferendogli un certo Vidic…
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Principe infinito. A 35 anni suonati Diego Milito non ha alcuna voglia di fermarsi e lo ha dimostrato in patria, conquistando il campionato. L'ultimo successo personale era datato 2010 quando a Siena trascinò l'Inter nell'anno del Triplete sotto le direttive di Josè Mourinho, nel suo anno migliore in carriera. Poi, a giugno era stato scaricato dai nerazzurri, con tempi e modalità tutte da rivedere ancor più oggi davanti ai problemi cronici dell'attacco nerazzurro, alle scelte di mercato estive e ai risultati in campionato di una squadra sull'orlo del baratro. E Diego Milito? Si è ritirato in buon ordine, ha scelto il palcoscenico di casa, dove tutto ebbe inizio e si è preso la rivincita più bella. Tornato nel Racing Avellaneda che lo ha lanciato nel grande calcio in cui aveva iniziato a tirar calci ad un pallone dall'età di 9 anni, ha messo in mostra nuovamente la sua classe infinita, dedicandosi alla squadra e riconfermando il suo eterno e inscindibile feeling con il gol.

Campione d'Argentina. Il trionfo del Racing Avellaneda è arrivato dopo il successo per 1-0 contro il Godoy Cruz. Il gol decisivo non è stato di Diego Milito, ma poco importa perché sia nel match decisivo come nel resto del campionato, il bomber argentino è stato sempre  brillante, generoso, decisivo sia in campo che nello spogliatoio. E non è un caso, non può esserlo se il Racing ha ritrovato il successo proprio in coincidenza con il ritorno del suo ‘Principe'. Milito ha letteralmente trascinato al trionfo in campionato l'Avellaneda 13 anni dopo l'ultima volta (è il 17mo titolo), proprio con lui protagonista con gol importantissimi, sei per la precisione. Il Racing ha vinto in una volata entusiasmante sul River Plate con otto vittorie delle ultime nove.

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Sei gol per tornare a vincere. Il protagonista assoluto resta lui, Diego Milito, il cui rientro "a casa", quando avrebbe potuto incassare ben altri stipendi altrove, assume i contorni dell'epica. Ha scelto il profilo minore, senza reclami quando l'Inter lo ha messo alla porta anche se avrebbe potuto (e forse dovuto) pretendere ben altro trattamento. Se ne è andato come era arrivato, senza clamori, senza porte sbattute, ma con eleganza e professionalità, salutando, ringraziando e tornando a vincere altrove. Un ‘altrove' particolare, nel ‘suo' Racing, a suon di prestazioni importanti e gol decisivi: "Il Racing è la mia vita. Sono tornato per questo. Sono un privilegiato per poter vivere una cosa così. Devo tutto a questo club: mi ha permesso di fare la carriera che ho fatto".

La rivoluzione dell'Armata Brancaleone. Chissà cosa pensano oggi i tifosi dell'Inter che il Principe mai l'hanno dimenticato e a Massimo Moratti prima – e a Thohir dopo – hanno contestato l'addio agli eroi del Triplete in un maldestro tentativo di cambiar rotta, progetti, assetto. L'Inter ai giovani, urlò il giorno in cui si insediò per la prima volta il magnate dalla pelle olivastra. L'Inter ai giovani, ribadirono i dirigenti, gli osservatori, Ausilio, persino Mazzarri. E poi? Una campagna acquisti ai limiti dell'incomprensibile: in uscita Samuel, Cambiasso, Milito, Zanetti, tutti abbondantemente over 30 (e qualche over 40), mentre in entrata facevano capolino i nomi di Medel (27 anni), M'Vila (24 anni), Hernanes (29 anni) e soprattutto Vidic (33 anni) cui si era voluto affidare il ruolo di ‘chioccia'. Senza dimenticare altri non giovani rimasti in rosa, come Kuzmanovic (27 anni), Palacio (32 anni), Campagnaro (34 anni), Osvaldo (28 anni). Se da un punto di vista anagrafico è chiaramente visibile un ringiovamento della rosa è altrettanto evidente che da un punto di vista tecnico, il confronto non regga, perché il secondo elenco nel suo insieme non riesce a rendere la metà (in quantità e qualità) offerta  dai 4 Moschettieri Samuel-Cambiasso-Zanetti-Milito.

Il dopo Milito: Palacio, zero gol in 14 gare. Non si deve buttare via l'acqua col bambino dentro, intendiamoci. Qualcosa di positivo questa nuova Inter l'ha fatto, tenendosi stretti i vari Juan Jesus, Ranocchia, Kovacic, Icardi. E inserendo quasi in pianta stabile giovanissimi in cerca di conferme come Obi, Khrin, M'baye, Bonazzoli. Ma più che un progetto tecnico con un obiettivo fissato sembra sempre più un'Armata Brancaleone che ha dovuto cambiar condottiero affidandosi ad un cavallo di ritorno come Roberto Mancini. E con il senno del poi (ma anche con un po' di senno e basta) forse non c'era bisogno di un'epurazione veloce e totale nei confronti di chi all'Inter avrebbe potuto dare ancora. E molto. Chiedere a Milito, campione d'Argentina. o a Palacio a zero gol dopo 14 giornate di campionato.

vine della Federcalcio argentina
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