Apolloni e il Parma che non c’è più: “Quando Asprilla mangiò le multe da pagare”

Hanno distrutto la società gialloblu, ma non sono riusciti a cancellare i ricordi degli anni del grande Parma. Dopo Ghirardi e Manenti, il club è infatti ripartito da quelle persone che hanno contribuito a scrivere pagine indelebili della storia ducale. Nevio Scala si è messo dietro ad una scrivania, Minotti guida l'area tecnica, Pizzi quella del settore giovanile e Apolloni ha preso in mano la squadra che, fino a qualche mese fa, veniva allenata da Roberto Donadoni. Proprio il nuovo tecnico gialloblu ha ricordato i (bei) tempi andati, in una divertente intervista concessa a "La Repubblica" nella quale Apolloni ha riportato alla luce la figura indimenticabile di Asprilla: "Tino è una persona straordinaria, un amico dal cuore grande – ha spiegato Apolloni – Le sue discussioni con Scala ci hanno fatto divertire. Il mister lo faceva sudare e correre tanto e una volta Tino si stufò e fece volare le scarpe fuori dal campo di allenamento. "Non sono mica Forrest Gump!", protestò negli spogliatoi disse. Anche Scala si mise a ridere".
Tino "mangiamulte" – Dopo aver raccontato di quella volta che Asprilla si era ubriacato ("Aveva bevuto una bottiglia di Whisky, perché la moglie lo aveva lasciato. Lo convinsi a smettere e la domenica successiva segnò due gol"), Luigi Apolloni ha riavvolto il nastro dei ricordi fino all'episodio delle multe da pagare: "In quella occasione, Minotti stava facendo i conti delle multe da devolvere in beneficenza. Asprilla prese le multe e se le mangiò, mandandole giù. Scala non si scompose: "Tino paga il doppio di tutti gli altri". Il rapporto tra giocatori e tecnico è rimasto intatto anche a distanza di anni. Per gli uomini che hanno fatto grande il club ducale, Nevio Scala rimane una figura paterna e indimenticabile: "Con lui il Parma era una famiglia – ha concluso Apolloni – Si sedeva a tavola con noi e una volta ci ha persino invitati a casa sua per Natale, in compagnia delle nostre fidanzate. In quegli anni c'era un grande gruppo, a dimensione naturale. L'idea di Tanzi di vincere lo scudetto, rovinò tutto e fece vivere il club al di sopra delle potenzialità della città".