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Antonio Cassano, uno dei più grandi talenti che l’Italia (non) ha mai avuto

Antonio Cassano ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato dopo cinque giorni di allenamenti con la Virtus Entella e la sua carriera si chiude dopo 17 anni di professionismo a livelli molto alti, sia come club sia come qualità espressa. FantAntonio ha da sempre diviso l’opinione pubblica per quel suo modo di essere sempre schietto e sincero. Nonostante l’Italia non abbia sempre beneficiato del suo immenso talento ci sarà sempre qualcuno disposto a pronunciare quelle fatidiche tre paroline che hanno perseguitato diversi commissari tecnici dell’Italia negli ultimi vent’anni: “Mitt a Cassan”.
A cura di Vito Lamorte
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Ormai sono giorni che si sprecano battute e risate sul fatto che Antonio Cassano ha deciso di ritirarsi, questa volta in maniera definitiva, dal calcio giocato. Negli ultimi giorni FantAntonio ha fatto nuovamente parlare di sé come quando toccava il pallone con la suola e poi mandava in porta i compagni di squadra: il suo ritorno agli allenamenti con la Virtus Entella è durato 5 giorni e poi è arrivato l'annuncio ufficiale del suo ritiro a 2 anni e 5 mesi di distanza dall’ultima partita ufficiale con una lettera. Il ragazzo di Bari Vecchia ha fatto il suo esordio in Serie A nel 1999 e la sua carriera si è conclusa dopo 17 anni di professionismo, di partite ad alti livelli condite da tutte quelle uscite che hanno spesso contraddistinto l'era Cassano nel calcio italiano ed europeo.

Su questo ragazzo nato la notte della finale del Mundial di Spagna '82, pare non vi fossero medici in disponibili per il parto prima della fine della partita di Madrid, si è detto tutto e il suo contrario per le intemperanze, la classe infinita e il modo in cui ha sfruttato queste sue potenzialità ma, con molta probabilità, la parola "fine" sulla carriera è arrivata proprio nel modo in cui nessuno si aspettava o in quello cucito su misura per Cassano: poche parole per descrivere il suo momento e ciò che è cambiato da quando ha perso costanza negli allenamenti, sia a livello fisico che mentale, e la scelta di voler dedicare il secondo tempo alla famiglia è rispettabilissima e nessuno la può ridurre a facili ironie.

Antonio è riuscito a sorprendere tutti anche questa volta, nonostante si sono sprecate tantissime freddure in questi giorni: a differenza di quel controllo di tacco quella notte del 19 dicembre 1999 o una combinazione volante con Totti, questa volta il talentuoso ragazzo pugliese è riuscito a far parlare di sé senza aver fatto praticamente nulla. Quel suo modo di essere sempre ragazzo di strada, ma con tanti riflettori in più puntati addosso, lo ha fatto entrare nelle grazie di tantissimi appassionati di calcio mentre altri non hanno mai digerito questa sua spontaneità perché abituati a calciatori che si propongono sempre allo stesso modo, con le stesse dichiarazioni e con tutto il "pacchetto" che siamo costretti a sorbirci ogni domenica sera.

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Certo, ci vuole un bel coraggio a presentarsi al Santiago Bernabeu con quell'outfit ma Antonio Cassano è stato sempre questa roba qua, prendere o lasciare. Probabilmente FantAntonio è uno calciatori più autolesionisti di sempre e somiglia, in maniera molto lontana, a quei fuoriclasse che in America Latina fanno parlare di loro talmente tanto bene che poi vengon risucchiati dalla grande attesa che c'è nei loro confronti: a livello di personalità questo classe 1982 non ha mai avuto nulla da invidiare a nessuno e le squadre in cui è riuscito ad esprimersi al meglio hanno sempre beneficiato del suo talento ma quando la sua mente si offuscava veniva risucchiato in un vortice che lo portava a vedere solo oscurità intorno a lui.

"Non sono mai andato oltre al 60% di quello che potevo fare": tra Genova, Milano e Parma non c'è piazza che non lo ricordi con grande affetto nonostante Cassano abbia sempre ammesso che il suo forte non siano mai stati gli allenamenti, che si divertiva solo a giocare partite importanti e più che le doppie sedute amava dormire tutta la mattina per recarsi al campo soltanto nel pomeriggio.

È stato uno dei talenti che hanno segnato gli ultimi quindici anni della Nazionale con le sue tre partecipazioni all'Europeo e un unico Mondiale, quello catastrofico in Brasile nel 2014: Cassano è stato per diverso tempo l'ancora di salvezza di chi ha visto una generazione d'oro smettere con l'azzurro e non trovare mai un appiglio per rinverdire i fasti dell'Italia. Nelle tre competizioni continentali si è sempre messo a disposizione della squadra e solo una Spagna troppo superiore ha impedito ad una coppia d'attacco davvero singolare come quella formata da lui e Balotelli di riportare la coppa d'Europa al di qua delle Alpi.

Robert De Niro in Bronx diceva che "Non c'è cosa peggiore nella vita del talento sprecato" ma, allo stesso tempo, si potrebbe citare Honoré de Balzac che elogiava la diversità affermando che "Il genio ha di bello che somiglia a tutto il mondo e che nessuno gli somiglia". Antonio Cassano è stato esattamente tutto questo, un personaggio fuori da ogni schema in cui molti hanno ritrovato qualcosa di loro ma che non ha eguali in giro.

In diversi periodi della sua carriera Cassano è caduto spesso nel "vortice nero" ma tante persone hanno continuato a volergli bene e a dedicargli attenzioni perché, in alcune situazioni, si vedevano in lui qualcosa di molto umano: nonostante i miliardi e tutto il lusso possibile ci sono debolezze, umori e sentimenti da esternare senza scadere nella solita retorica. Antonio da Bari è stato tutto questo e nonostante l'Italia non abbia sempre beneficiato del suo immenso talento ci sarà sempre qualcuno disposto a pronunciare quelle fatidiche tre paroline che hanno perseguitato diversi commissari tecnici della Nazionale negli ultimi vent'anni: "Mitt a Cassan", ora e sempre.

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