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Allegri come Bearzot: ammutolisce il Bernabeu e cancella l’aggettivo “impossibile”

E’ festa in casa Juventus dopo la conquista della finale di Champions League. Un risultato sorprendente, arrivato in maniera decisamente meritata dopo la vittoria dell’andata e il pareggio colto in Spagna. Un’affermazione che rende onore ad una squadra fantastica.
A cura di Alberto Pucci
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Il sogno di arrivare a Berlino si è avverato. La Juventus, dopo dodici anni, torna in finale di Champions League. Una gioia immensa. Una goduria che i giocatori bianconeri hanno condiviso insieme ai cinquemila tifosi che hanno affrontato la trasferta di Madrid, con il cuore in gola e la speranza di un’impresa in testa. I campioni d’Italia volano a Berlino dopo quella che fino a poche settimane fa sembrava solo una pura e semplice utopia. Proveremo ad eliminare il Real Madrid, avevano dichiarato i ragazzi in bianconero. Esclusi gli ultrà juventini, alzi la mano chi ha creduto anche per un solo istante a quelle parole. E’ invece, il Dio del calcio ci ha voluto regalare l’ennesima dimostrazione di quanto sia indecifrabile questo fantastico sport. Chi fino a ieri risultava essere il dominatore in patria e in tutta Europa, oggi è uscito battuto sul proprio terreno di gioco e in maniera netta. Una sconfitta pesante per Carlo Ancelotti che, forse, potrebbe anche segnare il passo d’addio del tecnico italiano: malvisto da una parte della tifoseria “merengue”.

Chissà se in quel di Arcore qualcuno sta rimpiangendo Massimiliano Allegri. Cestinato come merce avariata dal Milan e accolto da fischi e calci sulla fiancata della macchina nel primo giorno di scuola bianconera, il tecnico livornese si è preso una doppia rivincita e ha dimostrato che con un parco giocatori vero, e non dei semplici tappabuchi a parametri zero, lui può essere ancora vincente: come e più di prima. Quella di Max da Livorno è stata una cavalcata straordinaria. Dal girone concluso dietro all’Atletico Madrid, alla semifinale contro chi è riuscito a battere i “Colchoneros” al termine di una finale davvero pazzesca che, per inciso, il Real Madrid aveva già perso. Quello era un segnale. Una cambiale che prima o poi i "blancops" avrebbero dovuto pagare. Lo hanno fatto stasera, perché quando la Dea bendata ti fa recuperare un match così importante, a pochi minuti dal triplice fischio finale, prima o poi devi aspettarti che lei stessa ti chieda indietro (con gli interessi) ciò che ti ha dato.

La Juventus è in finale di Champions League ma, questa volta, senza aiuti dall’alto. Senza episodi discutibili o scelte sbagliate da parte degli avversari. La fortuna non c'entra. E’ in finale grazie all’immenso cuore che ci ha messo in tutta questa Champions League, grazie alla grinta mostrata in faccia a Cristiano Ronaldo e soci, grazie a quel coraggio che a noi italiani (inteso come squadre di club) spesso manca. Davanti a Massimiliano Allegri, i tifosi hanno potuto applaudire una difesa granitica quanto quella che, proprio al Bernabeu, vinse un mondiale contro i tedeschi. Un centrocampo fatto di muscoli e cervello. Per non parlare, poi, di chi lì davanti ha fatto la differenza tutto l’anno: da Carlitos Tevez al nuovo idolo dello “Stadium” Alvaro Morata. Suggestivo che sia stato proprio il ragazzino arrivato da Madrid a firmare il gol della finale. Lui che davanti a Cristiano Ronaldo e compagni è sempre rimasto a guardare, oggi si è tolto il lusso di farli piangere. Tornerà a Madrid da campione d’Europa? Questo è ancora presto per dirlo e…anzi, visto che fin qui ha portato bene, val la pena utilizzare di nuovo quell’aggettivo tanto in voga nei giorni scorsi. Battere il Barcellona? Impossibile. Già, lo si diceva anche del Real Madrid. Chiudete le valigie, l'Italia del calcio torna a Berlino per un'altra impresa memorabile.

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