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La Top 11 di Mourinho: da Zanetti a CR7, una squadra ‘speciale’

Lo Special One si racconta in un’intervista al Daily Telegraph: “Non sarò mai un’ipocrita coi media”. Modulo 4-4-2 classico e interpreti giusti, la sua squadra ideale è composta da: Cech tra i pali; difesa formata da Zanetti, Terry, Riccardo Carvalho, Gallas; centrocampo imperniato su Lampard, Ozil, Hazard, Makelele; attacco con Drogba e Cristiano Ronaldo.
A cura di Maurizio De Santis
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Si odia o si ama. José Mourinho è così, non conosce mezze misure. Nella buona e nella cattiva sorte. Quando vince e quando perde. Special One sempre, senza timore di peccare d'immodestia: "Il mio problema? Miglioro in tutto ciò che è relativo al mio lavoro – ha ammesso il manager del Chelsea in un'intervista al Daily Telegraph – dalla preparazione della partita ai metodi di allenamento". Che perfeziona alla sua maniera: da solo, rimuginando e concentrandosi sulle cose da fare. "Solo in una cosa non cambierò mai, non sarò mai un'ipocrita con i media e l'informazione".

Il segreto della sua emotività, della sensibilità spiccata? Prima di diventare uno dei migliori allenatori al mondo era insegnante di sostegno, lavorava con ragazzi colpiti da disabilità mentali. "Quell'esperienza mi è servita molto, è stata l'inizio di tutto. Se ho avuto successo in seguito è stato anche grazie a quel particolare rapporto creato con quei ragazzi. Ed è stato così fino a quando non ho iniziato ad allenare i calciatori più forti al mondo. Conta il gruppo, non il singolo: una relazione perfetta tra tutti i componenti della rosa è fondamentale".

La Top 11 dello Special One. Modulo 4-4-2 classico e interpreti giusti, la sua squadra ideale è composta da: Cech tra i pali; difesa formata da Zanetti, Terry, Riccardo Carvalho, Gallas; centrocampo imperniato su Lampard, Ozil, Hazard, Makelele; attacco con Drogba e Cristiano Ronaldo. Nulla da fare per Julio Cesar, Sneijder ed Eto'o: ai 3 grandi protagonisti della sua Inter del ‘triplete' tocca partire dalle seconde linee.

Generazione di fenomeni. La cultura del sacrificio, particolare che spesso sfugge ai calciatori più giovani. "C'è una sola cosa che non puoi dare a un calciatore, il talento. Per tutto il resto si può lavorare sempre che ci sia un approccio umile. Un tempo i calciatori speravano di chiudere la carriera sperando di poter guadagnare di più, oggi invece vogliono guadagnare tanto e subito prima ancora di aver giocato, d'aver dimostrato cosa sanno fare".

E' solo un gioco. "Ho letto che Cristiano Ronaldo e Messi sono stati inseriti da Forbes nella lista degli uomini più influenti al mondo – ha aggiunto Mourinho – è una cosa incomprensibile. Un calciatore o un allenatore non possono essere messi sullo stesso piano di uno scienziato o di un medico… mica salviamo vite?".

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