In Roma-Torino c’è in gioco la panchina di Zeman

Nella 13a giornata in cui altre panchine sembrano aver già finito di scrivere la loro avventura (Stroppa a Pescara, ma anche Gasperini a Palermo e Delneri a Genoa), il monday night sarà anche un test esemplare per Zdenek Zeman e il suo futuro alla guida della Roma. Contro il Torino di Ventura, all’Olimpico potrebbe andare in scena l’ultimo atto di ‘Zemanlandia‘ un cortometraggio ad alta intensità e adrenalina ma dal finale scontato, senza alcun colpo di scena che lascia spazio a qualche sequel.
In settimana Franco Baldiniha provato a dirottare l’attenzione dei media- e non solo – altrove, rinnovando la fiducia al tecnico boemo. Ma non è sembrato nè convinto nè convincente e quella di questa sera sembra proprio presentarsi come un’ultima spiaggia per Zeman. Che sembra andare avanti con le proprie scelte e convinzioni malgrado tutto e tutti: una coerenza che – piaccia o non piaccia – lo ha sempre contraddistinto.
“Faccio calcio da 40 anni e so cosa succede quando mancano i risultati, ma la società non mi ha mai dato l’impressione di volersi sbarazzare di me. Poi ovvio, se si perdono 7 partite di fila ti devi sentire in difficoltà, ma noi non lo abbiamo ancora fatto” ha continuato il boemo. Anche perchè sette gare perse di fila non sono ancora arrivate e difficilmente – qualora accadesse un ‘filotto’ alla rovescia – la dirigenza americana permetterebbe a Zeman di restare in panchina con così tante sconfitte inanellate una dietro l’altra. Ma il concetto – estremizzato – è chiaro: la volontà, della società e del tecnico, è di pensare esclusivamente alla partita. Altri pensieri – che ci sono – arriveranno da martedì in poi.
“Squadra serena? Non dovrebbe esserlo perché i risultati non sono arrivati ancora, più per distrazione che per tipo di gioco, ma stiamo lavorando bene” è stato il diktat del boemo, pronto sempre ad affrontare a muso duro ogni situazione.
Le polemiche – che a Roma sono come il cacio sui maccheroni – non sono mai finite e in queste ultime giornate – post-derby perso malamente con la Lazio – sono divampate come fuoco al vento. Da Burdisso a Destro, da Stekelenburg a Osvaldo, da De Rossi a Pjanic: per Zeman c’è sempre stato molto da lavorare sui propri uomini al di là della mera preparazione atletica.
E proprio per gli ultimi due, la sconfitta con la Lazio è stata esemplare nella dimostrazione dell’attuale stress psicologico in cui versano i protagonisti della Roma. Non per Zeman, comunque, che ha subito stemperato possibili nuovi focolai d’attrito: “Non mi ha sorpreso la reazione di Miralem (Pjanic, nel derby dopo il gol, ndr). Capisco il suo stato d’animo, perché vuole giocare. Nel derby gli è scappato qualcosa ma mi ha chiesto scusa. Con De Rossi non ci sono problemi. Lui con me non si è mai lamentato“.
Imbattuti da tre partite – mentre la Roma ha rimediato due sconfitte e una vittoria – per i granata la trasferta a Roma sarà la prima tappa di un trittico di fuoco: domenica prossima i granata riceveranno la Fiorentina, grande rivelazione dell’anno, sabato 1 dicembre sarà di nuovo tempo di derby con la Juventus, nello stadio bianconero. Tre partite, dall’Olimpico di Roma allo Juventus Stadium, che assegneranno un ruolo alla squadra di Ventura.
Tecnico non in bilico come il collega in giallorosso, verso il quale ha parole di stima e considerazione: “Zeman non ha vinto titoli, ma è entrato nella storia del nostro calcio, scegliendo la strada di un gioco d’attacco spettacolare, innovativo. La Roma attacca in otto e lo fa per 95′, è capace di segnare sempre, per me è la squadra del futuro”.