Vicenda Icardi, le 5 frasi che hanno reso l’Inter una società piccola piccola
Nella vicenda Icardi, è la società Inter ad uscirne come l'unica vera sconfitta. Per l'ennesima volta, il club nerazzurro ha gestito nel modo peggiore una situazione subito sfuggita di mano, dimostrandosi incapace e inadatta, restando in balìa di eventi e contestazioni e trascinando squadra e ambiente verso il basso. La gara persa contro il Cagliari ne è stato l'acme, consumatasi tra un rigore sbagliato, un San Siro spaccato in due, una prestazione ancora una volta priva di equilibrio. Prima e dopo, una società che si è fatta piccola piccola davanti al clamore del caso, alle urla della Curva Nord, ad un giocatore con cui si era entrati in frizione già in estate.
Le cinque frasi che condannano l'Inter
"Le parole di Icardi? Inaccettabili. I tifosi vanno rispettati" – A pronunciare la frase è stato il Vice Presidente nerazzurro, Javier Zanetti raggiunto dai colleghi prima di Inter-Cagliari per esprimere la posizione della società sul caso Curva Nord-Icardi dopo la pubblicazione della biografia incriminata. Più che frase, quella del Tractor, una sentenza contro il connazionale e capitano della squadra. Fuori tempo – ha condizionato giocatore, compagni e pubblico – e fuori luogo – non era la sede più opportuna per parlare in veste ufficiale. Una frase che ha poi avvallato le scelte di un Curva che nei 90 minuti ha fischiato il giocatore (ma non c'era "l'Inter prima di tutto"?), applaudendolo solo al momento dello sbaglio dal dischetto. E che ha giustificato indirettamente quanto accaduto davanti a casa dell'argentino con la quarantina di facinorosi minacciosi negli atteggiamenti e intimidatori negli striscioni esposti.
"Non spettava a me leggere il libro" – Ecco Piero Ausilio, Direttore Sportivo nerazzurro, intervenuto questa volta a frittata fatta con il Cagliari, a margine del commento di una gara che ha visto soccombere l'Inter, per la prima volta in stagione anche a San Siro. Tra le tante parole e considerazioni che il dirigente nerazzurro ha espresso sulla vicenda, la giustificazione presentata alla stampa è risultata altamente insufficiente. Perché se un proprio tesserato scrive una biografia che riguarda inevitabilmente anche la società che rappresenta, la stessa aveva il dovere di verificarne i contenuti e – semmai – intervenire. Probabilmente non spettava al Ds leggere la biografia (che poi dichiara di aver letto successivamente) ma anche l'Inter come tutti i club dovrebbe avere un reparto marketing e ancor più un Ufficio Stampa dedicati anche a questi compiti. Ma sulle mancanze della società nessun riferimento.
"Scritte sciocchezze. Domani chiederemo a Icardi cosa sia successo" – Altra frase pronunciata ancora dal ds Ausilio che nella realtà ‘social' del calcio 2.0 dove tutto viene dato in pasto in tempo reale al mondo, conferma di dover attendere il giorno dopo per sapere dal suo tesserato cosa abbia scritto e perché. Condannando da subito, però, la posizione di Icardi, in una contraddizione talmente evidente da superare l'imbarazzante per finire nel paradosso. Di una società dalla quale traspare un poco latente fastidio nei confronti di un giocatore che pochi mesi premi l'aveva messa spalle al muro per il rinnovo del contratto.
"Non c'è stata alcuna aggressione" – Una frase rilasciata da meno precisate fonti societarie qualche ora dopo la diffusione delle notizie di un presunto assalto da parte di una quarantina di facinorosi all'auto di Icardi, sotto casa. Dove il tutto è stato raccontato da testimoni oculari e dove era apparso anche uno striscione intimidatorio da parte della Curva Nord verso l'argentino, poi fatto rimuovere su richiesta dello stesso interessato. Ammesso e non concesso che l'"aggressione" non sia avvenuta, perchè non c'è stata una parola per prendere le distanze comunque dalle frasi minatorie scritte sullo striscione?
La nota ufficiale della società che prende le distanze dall'atteggiamento della Curva – Ovviamente non è virgolettata perché ciò non è mai accaduto. E' la frase che manca, che rende ancor più piccola una società che da questa vicenda ne esce non solo ricattabile, ma ricattata da un gruppo di ultrà che si sono sentiti legittimati a compiere ciò che hanno fatto e che – di fronte al silenzio dell'Inter – continueranno sulla propria strada, nella certezza di avere dalla loro parte il club. Loro che hanno "l'Inter prima di tutto", che danno del "pagliaccio" e del "buffone" a chi riveste comunque la fascia da capitano per poi chiedere di "ritirare la biografia" perché tutto torni alla normalità. Quale normalità?