La Serie A riparte, un nuovo sciopero è scongiurato. Non grazie ad una Lega voltagabbana

Habemus campionato! La grande paura é oramai alle spalle e chi prospettava un'altra domenica senza pallone, costretto a trascorrere alcune ore insieme alla propria famiglia e ai propri figli, si puó ritenere salvo. A permettere il ritorno ai novanta minuti di gioco, è stata la scelta della Lega Calcio di ritornare sui propri passi e accettare ció che solo dieci giorni prima era stato indiato come la causa di tutti i mali: un contratto-ponte temporaneo in attesa di uno statuto definitivo.

LA LEGA, ATTRICE PROTAGONISTA DELLA FARSA – Poco importa se erano stati i giocatori e l'Aic con Damiano Tommasi a proporre ai presidenti e a Maurizio Beretta la stessa soluzione a poche ore dallo sciopero e fossero state proprio le società a rifiutare il compromesso strumentalizzando la situazione e incolpando i ricchi viziati calciatori. E poco importa oggi anche che allora, il presidente federale Giancarlo Abete avesse indicato proprio nei club gli autori di una situazione paradossale in cui erano proprio le società ad essere venute meno agli accordi e alle parole date preferendo di non scendere in campo. Le ragioni delle società per lo sciopero e le ragioni dei calciatori a non giocare l'abbiamo già analizzata in altri articoli, come la nostra posizione dalla parte dei giocatori. Adesso è il momento di sottolineare ancora una volta come la Lega sia la vera e unica ‘voltagabbana‘ , mascherata però già dall'Assocalciatori e dal presidente federale, in attesa che ne prenda coscienza anche l'opinione pubblica.

LO SPIRITO DI CLASSE DEI CALCIATORI – Oggi, tutto ció non sembra contare piú, l'importante è che si ricominci a giocare e basta. Sull'altare pagano del calcio si è già sacrificata la categoria dei calciatori e non avrebbe più avuto senso affondare il dito nella piaga: i propri comodi, la Lega, era riuscita a farli indisturbata, adesso si sarebbe potuto anche giocare. Non prima peró di trovare il modo di passare come i salvatori della patria del pallone, riproponendo lo stesso contratto poco prima rifiutato ma a parti invertite. E il gioco è fatto. Tommasi lo sa bene e nel non concedere nessun fianco a nuove polemiche o ad altre precisazioni di merito, accettando le richieste della Lega, ha dimostrato che finalmente nel nostro sistema del pallone qualcuno ha maturato la coscienza del proprio ruolo con l'intenzione di ridare al calcio un nuovo futuro, serio e sicuro. Anche perchè, e questo Tommasi lo sa alla perfezione, altri compromessi sarebbero potuti saltare fra un po', visto che alle porte c'è proprio un cambiamento strutturale dello ‘status' di calciatore, inteso come persona giuridica diversa dall'attuale. E nel momento in cui, la figura del giocatore cambierà per legge, sarebbero stati inutili altri accordi Aic-Lega diversi dall'attuale, con scadenze più lunghe degli attuali 12 mesi.

ANCHE LA FEDERCALCIO CONTRO LA LEGA – Abete comunque ha ben chiara la situazione e sa perfettamente che se tra i prossimi 15-20 giorni non si troveranno nuovi sbocchi, le colpe – piú gravi anche se probabilmente nascoste – sarebbero tutte sul groppone delle società. Anche se l'opinione pubblica ha oramai radicato un odio indotto verso i calciatori – comunque non scevri da colpe soprattutto nel recente passato – la realtá è ben diversa e l'intento in questa precisa situazione è stata semplicemente quella di difendere i diritti di una categoria che per quanto ricca, ha anch'essa dei diritti tutelati dalle leggi comunitarie. Dopotutto, il famoso articolo 7 in oltre due decenni di rapporti Lega-giocatori ha procurato pochissimi problemi di ‘mobbing‘, rivelandosi alla fine un mero pretesto più che il vero problema. Con la riforma della legge 91, poi, ancora maggiormente tutto si ridurrà a poco più che una formalità con il passaggio dei giocatori da lavoratori dipendenti a liberi professionisti, determinando una completa ristrutturazione giuridica del proprio status.

DA DIPENDENTI AL LIBERO PROFESSIONISMO – La legge 91 dovrebbe andare di pari passo con quella relativa alla costruzione degli stadi di proprietà che potrebbe trovare l'ok dallo Stato con la prossima manovra, altro elemento determinante per permettere il rilancio definitivo del nostro movimento oramai vicino al collasso totale. In questo senso, Abete lo sa bene e sa anche che la pantomima di questi giorni ha messo ancora in luce peggiore il calcio e da ora in poi la Federcalcio non ammetterá nessuna ulteriore sceneggiata. "Bene che si sia arrivati all'accordo, adesso però non facciamo in modo di ritornare a parlare tra un anno dei soliti problemi – è stato il pensiero del presidente della Figc. E' necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità affinché non si verifichino in futuro situazioni simili. Le parti nei prossimi mesi si rivedranno per predisporre il successivo contratto. Ma altre sceneggiate come questa non voglio che si ripetino ancora". Un monito pesantissimo che rende ancor piú finto l'ottimismo e la falsa soddisfazione strozzata di Beretta che ha negato l'evidenza dei fatti: "quello attuale è un accordo profondamente innovativo. Valeva la pena fare una vertenza così dura perché le società hanno ottenuto molto di quello che volevano. Non è un accordo ponte, è un contratto con una durata precisa la ragione vera è che oltre a questo contratto si apra una stagione di vere riforme per il calcio. Se arriveranno, come auspichiamo, delle riforme si potrà raccordare un nuovo contratto collettivo con il quadro collettivo di nuove riforme. Adesso bisognerà mettere in piedi un tavolo di discussione".
Piccoli Pinocchi crescono.