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Van der Meyde, ex Inter: “La mia vita tra sesso, coca, rum e cammelli”

L’ex calciatore nerazzurro racconta se stesso in “Geen genade”, autobiografia “senza pietà”
A cura di Maurizio De Santis
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van der meyde inter

Diceva George, the Best: "Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l'ho sperperato". Santo, perchè in mezzo al campo ti faceva gol in un amen. Peccatore, perché perdonarsi d'aver dissipato il proprio talento è peggio che sbagliare un rigore nella finale di Coppa del Mondo. Perché la potenza è nulla senza controllo, anche se sei un fenomeno. In fondo a un bicchiere ci trovi anche questo. Nella galleria degli "eroi maledetti", quelli che hanno chiuso la propria vita in un pallone e poi l'hanno presa a calci, c'è anche Andy Van der Meyde come si legge in uno stralcio pubblicato sull’inserto della Gazzetta dello Sport, Extra Time. L'ex orange dell'Inter la descrive "senza nessuna pietà". "Geen genade", infatti, è il titolo dell'autobiografia nella quale racconta se stesso e mette a nudo la propria anima, consumata tra mogli che volevano lo zoo dentro casa, spogliarelliste, polvere bianca, pillole, tra cosce e culi di bottiglia, gare di velocità in auto con Ibra e Mido. E troppi soldi.

Sesso, droga, alcol e cammelli. Una vita distrutta da abusi ed eccessi. Così sfiorisce un tulipano.

L’Ajax è stata l’unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull’anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Tomas Galasek invece mi iniziò alle sigarette.

Luci a San Siro: arriva a Milano, sponda nerazzurra.

Poi un giorno arriva l’offerta dell’Inter: 8 milioni. Accettai, nonostante l’allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per l’estero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a David Endt implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia. Passare dall’Ajax all’Inter è stato come lasciare un negozio di paese per una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50 mila euro a testa.

Passaggio in Inghilterra.

All’Everton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa all’ordine del giorno.

Il mio matrimonio per un cammello.

Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello.

Famiglia in pezzi.

Ero fuori controllo, non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. L’ho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto.

La discesa ardita e la risalita. Il sogno di allenare le giovanili.

Dopo tutti gli errori che ho commesso, chi meglio di me può insegnare ai ragazzi come non sprecare il proprio talento?

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