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van Basten: “Non ho problemi di cuore, ho lasciato per il grande stress”

Il ‘cigno di Utrecht’ racconta la decisione sofferta che lo ha portato a dire addio alla panchina dell’Az Alkmaar e alla carriera d’allenatore: “Si vive una volta sola e dovremmo sempre cercare di farlo nel modo migliore”.
A cura di Maurizio De Santis
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Non è vero che ha "l'anima in riserva e il cuore che non parte". Non è vero che sta male e nemmeno che sta per morire, Marco van Basten rompe il silenzio e chiarisce le reali motivazioni del suo addio al calcio, alla panchina dell'Az Alkmaar: non farà più l'allenatore, proverà a essere protagonista da dietro le quinte. Lo si può fare comunque, questione di prospettiva e di spessore umano. Si può essere forti anche ammettendo le proprie debolezze. E chi pensa che le parole pronunciate in conferenza stampa siano come il ‘canto del cigno' allora nulla ha capito dell'ex attaccante del Milan e dell'Olanda. Al termine della parabola che schiantò la Russoa all'Europeo c'è tutta la carriera (e la vita) del calciatore che ha pagato dazio alla malasorte e alla rudezza degli avversari. Gli hanno fatto a pezzi le caviglie, prendeva randellate e segnava. Alla sua maniera, da fuoriclasse. Mica gol banali? L'olandese volante contiene l'emozione e racconta con voce ferma il percorso che lo ha condotto alla decisione sofferta. "I miei problemi sono cominciati per le troppe responsabilità e per il forte stress – ha ammesso van Basten a Sky Sport -. Non riuscivo più a dormire bene e poi ho avuto ancora problemi fisici più seri. E' stato allora che ho capito, era giunto il momento di fermarmi perché si vive una volta sola e dovremmo sempre cercare di farlo nel modo migliore. Problemi al cuore? Mai avuti. Adesso che ho fatto un passo indietro mi sento più tranquillo".

Inzaghi come Seedorf. Il ‘tulipano' del gol è una pietra miliare nella storia e nei successi del Milan. Mesi fa venne anche accostato alla panchina rossonera ma fu lui stesso a frenare l'entusiasmo dei tifosi. Oggi che al timone del ‘diavolo' c'è Inzaghi ripete le stesse parole che dedicò a Seedorf e che altre volte ha ripetuto a se stesso: "Ci vuole tempo per diventare allenatori, soprattutto del Milan che è una grande società e serve grande esperienza per guidarla. E poi non è detto che se sei stato un buon giocatore allora sarai anche un buon allenatore".

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