Udinese nei guai: la procura indaga su dichiarazioni fraudolente e false fatturazioni

L'Udinese non può nemmeno festeggiare la bella vittoria ottenuta sull'Inter di Mancini domenica sera a San Siro per 1-2 che deve già fare i conti con nuovi problemi di carattere finanziario. Gli inquirenti si sono presentati giovedì mattina sia nella sede del club bianconero sia nell'abitazione di Gianpaolo Pozzo alla ricerca di prove che dovrebbero confermare le pesanti accuse nei confronti della società bianconera. Sotto indicazione della Procura, infatti,stanno lavorando su presunti illeciti nella compravendita dei giocatori e sulle attività fiscali della Spa. Le indagini hanno finora accertato che l'Udinese calcio è controllata da una società lussemburghese, la Gesapar, che detiene la maggioranza assoluta delle azioni. Ma i proprietari reali sono schermati dietro due società panamensi. In pratica, si tratta di una serie di scatole cinesi con cui si celano i reali proprietari (e conseguentemente responsabili) attraverso società di comodo e prestanomi. Accuse pensatissime che se dovessero venire confermate da prove certe comporterebbero anche una forte penalizzazione della squadra in classifica.
Braccio di ferro col fisco. Non è la prima volta che si verificano queste attività di controllo e verifica fiscale secondo Gianpaolo Pozzo che ha confermato le indiscrezioni sulla natura delle indagini. "Certamente non è piacevole, ma come abbiamo sempre fatto collaboreremo con le autorità e gli organismi competenti per dimostrare la correttezza del nostro operato e chiarire eventuali addebiti che dovessero esserci mossi" ha poi confermato all'Espresso. Nel recente passato, l’Udinese Calcio è stata sottoposta ad una analoga verifica, chiusa con una transazione con il fisco per circa 10 milioni euro. Per lo stesso importo però, la società aveva attivato la procedura di rimborso in quanto successivamente era stato accertato, con una sentenza passata in giudicato, che non era stato commesso alcun reato. Un braccio di ferro con la Finanza e la Procura che ha anche altri precedenti con il club.
I precedenti del 1998 e del 2003. Nel 2003 il figlio del patron, Gino Pozzo, fu indagato con un altro dipendente per ricettazione e falso perché i due avrebbero falsificato i passaporti di alcuni giocatori portoghesi, in modo da aggirare il limite dei tre giocatori non comunitari impiegabili in squadra. Poi, nel 2010 il pm aveva chiesto il proscioglimento per avvenuta prescrizione dei reati contestati. Ancor prima, nel 1998, Pozzo e figlio furono invece indagati per falso in bilancio, con i pm che ipotizzarono frodi fiscali per una sessantina di miliardi di lire. In quel periodo la reazione della dirigenza fu perentoria: davanti al sentirsi perseguitata, la famiglia Pozzo dichiarò di voler vendere tutto entro l'anno, per poi – dopo aver chiuso i conti con l'erario – cambiare prontamente idea e restare in sella al club.
La nascita delle scatole cinesi. Non è un caso se è proprio di quel periodo il cambio della struttura societaria. Proprio nel 1998 i Pozzo costituirono in Lussemburgo la finanziaria Gesapar Holding, che diventa la nuova controllante dell'Udinese con il 98.34% delle azioni. Gianpaolo ne conserva l'1,56% e suo figlio Gino lo 0,1%. I soci di Gesapar, al 50 per cento, sono la Global Service Overseas e la International Business Services, due società di comodo con sede a Panama City. Tutto regolare, anche se oggi la Procura ha deciso di vederci a fondo per capire se la ragnatela tessuta sia stata fatta con l'intento di evadere il Fisco, le tasse e commettere illeciti finanziari.