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Tutta l’umiltà di Gattuso: “Non sono nessuno, ho ancora tanto da imparare”

Il Milan è in finale di Coppa Italia. L’arrivo di ‘ringhio’ ha cambiato la stagione dei rossoneri ma lui tiene i piedi per terra: “La tattica non si impara sui libri ma con le legnate sui denti. Adesso è facile salire sul carro del vincitore. La verità è che non abbiamo fatto ancora nulla”.
A cura di Maurizio De Santis
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Adesso è facile salire sul carro del vincitore. La verità è che non abbiamo fatto ancora nulla. E io non sono nessuno perché ho ancora tanto da imparare in un lavoro che comunque mi piace tantissimo. Mi sento un ragazzo fortunato al quale è stata data un'opportunità incredibile, ma non ho paura a tornare ad allenare i giovanissimi della Gallaratese. Qui sto vivendo un sogno. Ho fatto tanta gavetta e nessuno mi ha mai regalato niente. La strada è ancora lunga per me, sto solo sfruttando la grande occasione che mi è capitato.

Bastano queste parole per rendere onore al merito di Rino Gattuso, che non è più solo ‘ringhio' ma il tecnico del Milan in finale di Coppa Italia con la Juventus. Il tecnico di quella squadra assieme alla quale è cresciuto da calciatore fino ad arrivare in cima al mondo. Il tecnico che non dimentica le proprie radici (quelle familiari e quelle sportive) ed è umile abbastanza da ammettere che le vittorie di oggi sono anche un po' frutto del lavoro svolto dal suo predecessore. Il tecnico (e l'uomo) al quale la sorte ha dato una buona occasione e lui adesso se la gioca alla sua maniera: lavorando sodo come ha sempre fatto. Poco importa che si tratti di randellare le caviglie dell'avversario, fargli sentire il fiato sul collo oppure perdere il sonno per gli schemi che t'affollano la testa: Gattuso lo trovi lì, dove infuria la battaglia.

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Devo dare i giusti meriti a Montella, io ho modificato qualcosa ma la ricerca del gioco che hanno i ragazzi parte da lui – ha aggiunto Gattuso a Rai Sport e nelle interviste del dopo gara -. Voglio vedere questo atteggiamento sempre perché stiamo facendo bene ma non abbiamo ancora ottenuto nulla. Ora pensiamo al derby con l'Inter: ci teniamo tanto e se riuscissimo a vincere si potrebbe aprire uno scenario diverso. Poi ci preoccupiamo dell'Arsenal.

La riconferma in panchina. Dovesse arrivare, sarebbe il premio più bello al lavoro svolto partendo da zero e da una situazione durissima, scandita da quella beffa del gol di Brignoli (il portiere del Benevento) che sembrava una maledizione e dalle perplessità sollevate nei confronti di un allenatore messo lì per ragione di bilancio e mettere una toppa alla falla apertasi con avvio di stagione shock ed esonero di Montella. L'esultanza sotto la Curva dei tifosi milanisti dopo la vittoria ai rigori con la Lazio spazza via brutti ricordi e cattivi pensieri.

Dopo giugno cosa succede? Il mio contratto è l'ultimo problema – è la chiosa di Gattuso -. Si sta parlando un po’ troppo di me ultimamente, sarei un guru della panchina o cose simili. Ma non è così. Ho vinto un campionato, ho fatto delle esperienze all’estero molto dure. La tattica non si impara sui libri, ma con le legnate sui denti.

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