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Trabzonspor, 8 mesi al presidente che chiuse l’arbitro all’interno dello stadio

Clamoroso episodio avvenuto in Turchia al termine di un match di campionato: a scatenare la furia del presidente un rigore non dato alla propria squadra. La Federcalcio ha usato il pugno di ferro nei confronti del patron e dei dirigenti, con ammende che arrivano fino a 85mila euro e lunghi periodi di squalifica.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Otto mesi e multa di quasi 50mila euro al presidente Hacıosmanoğlu. Ai direttori del club, Yakup Aslan e Ali Uzunay, 410 giorni di stop. Un anno di sospensione, invece, per altri 6 dirigenti (Koksal Guney, Omer Demir, Ali Kemal Basaran, Onur Incehasan, Seyfettin Tayfun Kahyaoglu e Mehmet Terzi), sanzione gravata da ammende che vanno da 65mila a 85mila euro. Ventuno i giorni di sospensione per il direttore sportivo Suleyman Hurma. Infine, obbligo per il Trabzonspor di giocare due gare a porte chiuse. Sono queste le sanzioni che la Federcalcio turca ha inflitto ai vertici del club dopo l'increscioso episodio capitato la settimana scorsa: infuriato, con la complicità dei propri collaboratori, il massimo dirigente lasciò il direttore di gara rinchiuso nello stadio per 4 ore.

L'episodio dopo un match di campionato

Incredibile episodio accaduto in Turchia, dove il patron del Trabzonspor ha letteralmente "rinchiuso" il direttore di gara all'interno del proprio stadio. Il tutto è accaduto mercoledì sera, al termine del match di campionato disputato al Hüseyin Avni Aker di Trebisonda tra i padroni di casa ed il Gaziantespor, terminata con il punteggio di 2-2: a scatenare la "furia" del presidente di casa İbrahim Hacıosmanoğlu è stato un calcio di rigore non concesso alla propria squadra. E così il direttore di gara Sanah, assieme ovviamente ai suoi assistenti ed ad alcuni delegati della federazione calcistica turca, si sono ritrovati loro malgrado "imprigionati" all'interno della struttura.

"Chiudere i cancelli", l'ordine dato ai custodi

L'ordine è partito direttamente da Hacıosmanoğlu, che ha intimato ai propri addetti allo stadio di chiudere i cancelli dell'impianto al termine della gara alla quale, per altro, non era neanche presente. E tuttavia, il patron si è fidato ciecamente di quanto gli hanno riferito sulla gara, lasciando poi anche andare a dichiarazioni piuttosto pesanti, come ad esempio: "Se dobbiamo morire, moriremo da uomini. Ma non vivremo mai da donne". Insomma, la sensazione è che si sia andati ben oltre il senso della misura: dopo quattro ore di "prigionia" all'interno dello stadio, alla fine una telefonata di Erdogan ha posto fine all'incredibile situazione, permettendone il vero e proprio "rilascio". Ma adesso per Hacıosmanoğlu si aprono le porte del Tribunale Sportivo: sulla vicenda, infatti, la federazione ha già aperto un'inchiesta. Non è esclusa una forte multa ed una squalifica del dirigente del club di Trebisonda, che dovrà rispondere di tutti i capi d'accusa mossi nei suoi confronti. E che esaspereranno ulteriormente il calcio turco, già troppo spesso agli onori delle cronache per le intemperanze dei propri tifosi.

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