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Turchia, il presidente del Gençlerbirligi multa i giocatori con la barba

Ilhan Cavcav ha provato anche a farne una normativa federale, ma la TFF ha respinto la richiesta.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non farsi la barba può costare molto caro ai tesserati del Gençlerbirligi, club della massima serie turca. Il presidente Ilhan Cavcav ha infatti messo una vera e propria "taglia" sulle barbe: ben venticinquemila lire turche, pari grossomodo a novemila euro. Una multa davvero salata, che potrebbe far letteralmente impennare le vendite di rasoi tra i suoi tesserati. Ma quella che potrebbe sembrare una sorta di imposizione goliardica da parte di Cavcav, in realtà è una vera e propria crociata contro la diffusione delle barbe nel mondo nel calcio, in particolar modo quello turco. Nel mirino ci sono infatti anche calciatori e tecnici di altre squadre: dal croato Slaven Bilić, allenatore del Beşiktaş, a Selçuk Inan, centrocampista del Galatasaray, passando per il portiere Volkan Demirel del Fenerbahçe. Per Cavcav sono tutti "pessimi esempi per i giovani", come ha dichiarato lui stesso intervistato dalla Dogan News Agency, "perché i calciatori sono degli sportivi e non vanno ad una scuola per Imam".

La sua crociata era arrivata perfino a chiedere alla Federcalcio turca, la Türkiye Futbol Federasyonu, di imporre questa normativa a livello nazionale. Una richiesta che alla TFF hanno immediatamente rigettato: "Non potremmo mai imporre una simile restrizione", ha spiegato il presidente federale Yıldırım Demirören, "anche perché l'Uefa non ce lo permetterebbe". Un colpo al cerchio ed uno alla botte, insomma, pur di evitare che la richiesta proseguisse con insistenza. Anche perché Cavcav sembra tipo davvero ostinato: "Non ne posso più dell'Uefa, mi auguro di trovare un altro posto dove giocare a calcio", ha detto dopo il no federale. Come a dire che in un modo o nell'altro continuerà la sua crociata, che per ora è legge solo nel suo club. Salvo poi chiarire: "Al Gençlerbirligi ognuno è libero di vestirsi come vuole e di professare la religione che vuole e non punirò né escluderò i giocatori in base al loro aspetto, ma ritengo solo che dovrebbero avere più cura di loro stessi".

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