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Trapattoni e quello “Strunz” gridato in faccia ai calciatori “piagnoni coi giornalisti”

Dopo aver conquistato l’Italia, Giovanni Trapattoni ha voluto misurarsi con il calcio continentale e anche in questo caso, tolti pochi intoppi, le vittorie sono state memorabili: rispose presente alla chiamata di Rummenigge e Beckenbauer, riportò al Benfica un titolo che mancava da 11 anni e con l’acuto in Austria diventò una sorta di “eroe dei due mondi della panchina”.
A cura di Vito Lamorte
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Quando sembrava difficile, o quasi impossibile, vedere un tecnico italiano su una panchina europea, ecco che Giovanni Trapattoni sfatò anche questo mito. Accettò la corte del Bayern Monaco e gli attestati di stima di Rummenigge e Beckenbauer. L’esperienza in terra di Germania fu intervallata dalla parentesi di Cagliari ma il tecnico italiano, dopo aver lasciato nel 1995 ritornò in sella nel 1996 e vinse un Meisterschale nella stagione 1996/1997, la Coppa di Lega tedesca del 1997 e una Coppa di Germania 1997-1998. Nell’ultima parte della sua parentesi teutonica non riuscì a ripetere il trionfo in Bundesliga e dovette arrendersi alla vittoria del Kaiserslautern neopromosso. Nella storia è rimasta quella conferenza stampa in cui accusò alcuni calciatori di scarso impegno e che ha fatto il giro del mondo a causa del nome di uno dei calciatori coinvolti in questo caso (Strunz). In merito a quell’episodio, che qualche giorno fa ha compiuto 21 anni (10 marzo 1998), il Trap nella sua biografia ha scritto:

La conferenza stampa non nacque per caso, me la preparai: sapevo che ci sarebbero stati tutti i giornalisti che contavano, sapevo che avrebbe avuto una risonanza e speravo servisse a sbloccare una situazione di stallo in cui ci trovavamo da troppo tempo. […] In Germania avevo sperimentato più volte l’abitudine dei giocatori a lamentarsi delle scelte del mister con la carta stampata. Davanti a me tutti felici e contenti, con i giornalisti tutti piagnoni […].

Riportare il Benfica sul trono: fatto!

Trapattoni accettò la sfida di riportare le Aquile di Lisbona in vetta al campionato portoghese dopo 11 anni.  A lui questo tipo di sfide sono sempre piaciute e quella lo era: la società aveva problemi a garantire un campo fisso per allenarsi (“Tutte le mattine ci vedevamo allo stadio Da Luz e poi da lì venivamo portati in giro per la città, e a volte anche fuori”) e quasi nessuno dei calciatori era di proprietà del Benfica (“il loro cartellino era detenuto da un fondo di investimento”). La vittoria del titolo arrivò una notte ad Oporto contro il Boavista e due ali di tifosi accompagnarono prima il bus all’aeroporto e poi a Lisbona la festa durò tutta la notte.

Stoccarda da dimenticare, Salisburgo da protagonista

Se la scelta di tornare in Germania, a Stoccarda, fu abbastanza infelice, visto che avevano dato via la parte migliore della rosa (Una sua scoperta fu Mario Gomez); situazione diversa è ciò che è accaduto a Salisburgo. Trapattoni doveva andare in Svizzera ma saltò tutto e si accasò in Austria in una panchina che vedeva già seduto Lothar Matthaus ma Dietrich Mateschitz riuscì a convincere il tedesco a convivere con il suo maestro (durò solo una stagione). La vittoria del titolo austriaco nella stagione 2006/2007 lo rese il tecnico italiano più vincente a livello di club.

Proprio come in Italia, quando nessuno avrebbe pensato di vederlo capace di vincere su panchine importanti, Trapattoni ha trionfato anche in Europa ed è diventato sorta di "eroe dei due mondi della panchina".

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