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Tra Spalletti e Icardi ecco perché l’Inter è tornata a tifare per se stessa

Le parole al veleno del tecnico nel post gara contro la Lazio, le mancate scuse del giocatore allo spogliatoio dopo una settimana dal rientro. Nel mezzo, un obiettivo da raggiungere (Champions League), un patrimonio da tutelare (il cartellino dell’argentino) e la decisione di chiudere i conti con entrambi in estate.
A cura di Alessio Pediglieri
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Dopo la sconfitta "Champions" con la Lazio a San Siro, si è riaperta di nuovo la diatriba Inter-Icardi, o meglio Spalletti-Icardi. Perché le parole del tecnico a fine gara riducono la querelle che ha tenuto in ansia i tifosi nerazzurri per 40 giorni e 40 notti proprio a questo, un confronto tra allenatore e giocatore. Che difficilmente si chiarirà da qui a giugno e sicuramente non si rimarginerà più visto che in estate le strade sembrano oramai segnate in direzioni differenti. Per entrambi.

Sia Spalletti  che Icardi appaiono ai titoli di coda, ognuno a difesa del proprio operato. Il tecnico ha ribadito la propria coerenza, per un ruolo che deve dar conto in primo luogo al gruppo se non si vuole un ammutinamento ulteriore in un momento in cui la barca dev'essere condotta in porto con ogni mezzo e in ogni modo. Il giocatore ha confermato la sua posizione rimanendo in silenzio e facendo parlare la moglie-procuratrice Wanda nonchè il proprio legale Nicoletti.

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Insomma, tra i due litiganti è a questo punto la società a cercare di godere. Provando a uscirne con il minor danno possibile su tutti i fronti e in questo modo si devono leggere le parole di Beppe Marotta, amministratore delegato nerazzurro al suo primo vero rompicapo da risolvere. Con la fine della stagione l'Inter darà il benservito all'argentino, ma anche al tecnico. Nel mezzo, c'è da giocare ancora nove partite, difendere il terzo posto e non gettare via il bambino con l'acqua sporca.

Icardi rimane indifendibile e l'armistizio societario è da leggersi semplicemente come "ragion di stato superiore" per non perdere parte di quei 100 milioni che la cessione dell'attaccante potrebbero comunque portare nelle casse. Un ‘risarcimento' minimo, davanti al quale il club prova a guardare oltre alla mancanza di spiegazioni tra giocatore e compagni e tecnico: reintegrarlo in rosa, farlo giocare, rivalutarlo e raggiungere l'obiettivo Champions. Il resto non conta più.

Spalletti non può essere difeso, se non istituzionalmente ma senza convinzione reale. Anche il tecnico deve salvare la propria immagine e la società lo ha capito. Marotta è stato chiaro: "il tecnico ha diritto di fare le proprie scelte" che assume un significato evidente nel momento in cui Icardi verrà però convocato nelle prossime partite: Luciano, hai salvato la faccia, adesso pensiamo a vincere con gli uomini migliori.

Una posizione che per alcuni appare da Ponzio Pilato ma che per una volta appare l'unica plausibile via da percorrere. Se si spingesse ancora sul piano delle ‘scuse' (non sono giunte dopo la ‘quarantena', per quale motivo dovrebbero arrivare oggi, con il reintegro in gruppo?) o se si spalleggiasse il tecnico (in ogni post gara sempre più velenoso nelle sue dichiarazioni) si tornerebbe a tifare per l'una o per l'altra parte. Tanto vale tifare per se stessi. Tifare per l'Inter.

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