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Da Bosman a Salah, così è cambiato il rapporto tra calciatori e società

Com’è cambiato il rapporto tra calciatori e società di calcio dalla sentenza Bosman. Tra leggi scritte e clausole rescissorie, fino ai cavilli più bizzarri. Le squadre puntano a proteggere i propri investimenti. Ma i giocatori hanno guadagnato forza contrattuale.
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Parola chiave: controllo. L’intrigo Salah porta il confronto tra giocatori e società a un livello diverso, da cui non si potrà tornare indietro. La questione della scrittura privata tra l’egiziano e la Fiorentina è l’ultimo passaggio di una storia che inizia con la sentenza Bosman. Perché i calciatori si sono guadagnati il diritto di scegliersi la squadra alla scadenza del contratto e i procuratori sono diventati i veri padroni del vapore. Ma le società hanno battuto tutte le strade, anche le più cervellotiche, per recuperare il controllo sul futuro dei calciatori, che in fondo rappresentano forme di investimento per i presidenti: e a perdere soldi non ci sta nessuno.

Scritture e clausole – “La situazione è molto chiara – ha detto Ramy Abbas, l’avvocato di Salah, a Radio Blu Toscana-. Esiste un documento che attesta che Salah può decidere il proprio futuro. Il contratto con i viola è scaduto il 30 giugno, adesso il ragazzo tornerà al Chelsea in attesa di offerte”. Si tratta della scrittura privata con cui si stabilisce che Salah, indipendentemente dall'accordo tra Fiorentina e Chelsea,avrebbe dovuto esprimere in maniera chiara un assenso al rinnovo del prestito con i viola entro il 30 giugno. Volontà che invece non ha espresso. Però, si tratta pur sempre di un accordo privato, che non ha valore di per sé, come dimostra la partecipazione di Courtois alla semifinale di Champions League dell'anno scorso proprio contro il Chelsea, proprietaria del suo cartellino (nonostante una scrittura che avrebbe dovuto, per i Blues, impedire all’Atletico Madrid di schierarlo). L’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto dello sport, ha spiegato alla Gazzetta che “questa pattuizione ha valore se ed in quanto quella integrazione contrattuale, quell'appendice, è stato depositata presso la Lega di serie A". Se una delle due parti, il giocatore o la Fiorentina, ha depositato l’accordo integrativo, allora Salah è libero. Altrimenti, è ancora dei viola, che hanno già versato un milione di euro al Chelsea per il proseguimento del prestito. La questione si complica anche perché, ha aggiunto l’avvocato, “entrambe le parti contraenti hanno la facoltà di depositare presso l'ufficio di tesseramento della Lega questa appendice contrattuale, a prescindere dall'altra”. E si potrebbe ipotizzare, alla luce delle opposte posizioni di forza, che la clausola sia stata depositata dal giocatore e non dalla società.

I possibili scenari – Se la Federazione non dovesse riconoscere il diritto di Salah al recesso unilaterale, per liberarsi dalla Fiorentina il giocatore potrebbe tentare la strada del trasferimento estero sulla base dell’articolo 17 del regolamento FIFA, che però lo obbligherebbe a versare un cospicuo risarcimento al Chelsea perché il suo contratto scade nel 2019.

La “recompra” – In altri casi, soprattutto in Spagna, come nel caso del trasferimento di Morata dal Real Madrid alla Juve o in passato per il passaggio di Bojan dal Barcellona alla Roma, la società che cede il giocatore inserisce la clausola della “recompra”, un’opzione per riacquistare il calciatore a un prezzo solitamente più alto di quello di vendita. Esistono anche altre formule, spesso inserite dal Real Madrid quando cede un giocatore all’estero, per cui la società che cede si garantisce una prelazione, la possibilità di pareggiare l’offerta di club terzi eventualmente interessati ad acquistarlo in futuro. Tutte formule pensate comunque per tutelare la società che cede il giocatore, anche a titolo temporaneo. Formule come quella fatta inserire dal Southampton quando, nell’agosto 2011, ha ceduto Alex Oxlade-Chamberlain all’Arsenal per poco più di 12 milioni di sterline (quasi 14 milioni di euro). Nel contratto, è previsto che i Gunners debbano versare 10 mila sterline (quasi 12 mila euro) alla sua ex squadra ogni volta che scende in campo per più di 20 minuti.

Clausole rescissorie – La più evidente e duratura conseguenza della sentenza Bosman, nel rapporto fra le società e i calciatori, è la clausola rescissoria, equivalente di quella che nel codice civile si chiama clausola penale: ossia il pagamento di una somma a titolo di risarcimento del danno per il mancato adempimento. È una clausola con cui le società proteggono i propri gioielli. Oggi per esempio chi vuole acquistare Cristiano Ronaldo al Real Madrid deve versare un miliardo di euro ma già nel 1998 il Betis Siviglia aveva blindato Denilson, che si sarebbe rivelato un flop e verrà rispedito in prestito al Flamengo dopo due anni, con una clausola inverosimile: 750 miliardi e 11 anni di contratto. Il Betis poi tenterà la stessa strada anche con Joaquin, per 120 miliardi, che però alla fine si accorderà col Valencia per 25 milioni di euro. Questa politica, molto diffusa in Spagna, viene introdotta in Italia nel 2009 da Pantaleo Corvino, allora direttore sportivo della Fiorentina, che ha fissato in 18 milioni di euro la cifra per la cessione di Sebastian Frey.

Cavilli e clausole – Le società hanno elaborato poi tutta una serie di cavilli e clausole per proteggere il proprio “capitale umano”. La Premier League offre un’antologia piuttosto ricca e variegata. Dal Sunderlnd, che nel 1999 ha espressamente vietato a Stefan Schwarz, acquistato dal Valencia, i viaggi nello spazio, che lo svedese aveva dichiarato di voler provare. L’anno successivo il Crystal Palace ha prelevato Neil Ruddock dal West Ham: ogni volta che superava i 99,8 chili veniva multato. Nella storia del calcio inglese anche l’allora presidente del Cardiff, il libanese Sam Hammam, che ha imposto a Spencer Prior di mangiare testicoli di pecora per giocare nel suo club. Principi che coinvolgono anche i contratti di sponsorizzazione. In Germania, come rivelava Der Spiegel a febbraio 2014, l’adidas si riserva di interrompere un rapporto con un non meglio identificato calciatore del Bayern Monaco in caso di uso di droghe, di appartenenza ad un'organizzazione sospettata di terrorismo o di adesione a qualunque associazione che segua i principi del fondatore di Scientology. E la Juve ha aperto in Italia una nuova strada con il contratto siglato con Chiellini, quello in vigore fino al 30 giugno 2015: prevista la flessibilità degli emolumenti, codice etico su abitudini e vestiti (con suggerimenti sui look da adottare) e controllo preventivo della società sulle comunicazioni via Facebook e Twitter.

Dalla parte dei giocatori – La sentenza Bosman, d’altro lato, ha anche consentito anche ai calciatori di strappare concessioni più vantaggiose alle società. E siamo ben oltre alla cena con Sharon Stone chiesta da Marcio Santos per firmare con la Fiorentina di Cecchi Gori. Basti pensare ai premi per i gol e gli assist strappati da Antonio Cassano all’Inter, che aveva già stabilito un bonus di 15 mila euro per ogni passaggio vincente di Mauro Zarate. E da qui fino al paradosso di Heinz Muller, il portiere del Mainz che, alla scadenza del suo contratto ha portato il club in tribunale. E ha anche trovato un giudice del lavoro che gli ha dato ragione. I calciatori, ha scritto, sono come gli altri lavoratori e dopo due anni hanno diritto a un contratto a tempo indeterminato. Una sentenza che, nel bilanciamento fra esigenze di controllo e libertà di scelta, fa perdere tutti.

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