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Thuram: “È come se avessimo perso figli, padri e fratelli”

L’ex difensore francese parlando della terribile notte di venerdì ha anche detto: “La religione non c’entra. Vogliono cancellare la nostra libertà”.
A cura di Alessio Morra
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Lilian Thuram è stato un grandissimo un calciatore, che con la Francia ha vinto i Mondiali e gli Europei. Ma Thuram soprattutto è un uomo che si è sempre interessato di questioni politiche e culturali, che ha combattuto il razzismo, recentemente ha scritto su questo tema un altro libro, e quando parla di argomenti importanti non è mai banale; e naturalmente l’ex juventino ha parlato della drammatica notte vissuta dalla sua città Parigi venerdì scorso: “Ho saputo degli attentati dalla mia nipotina, che mi ha inviato una serie di messaggi e mi chiedeva dove fossi. Le ho risposto che era troppo giovane per farmi da mamma, poi mi ha detto che c’erano sparatorie in città”.

Nella lunga interessa concessa a ‘La Repubblica’ l’ex difensore ha dichiarato di aver apprezzato la solidarietà che hanno manifestato in quelle ore i francesi, pronti ad accogliere nelle proprie case i feriti e soprattutto ha detto in modo molto crudo e netto che Parigi è ancora in silenzio, muta, e che tutti sentono di aver perso membri della comunità: “Subito ho pensato a un regolamento dei conti e poi ai fatti di gennaio di Charlie Hebdo. Così come gli altri ho iniziato a seguire le notizie. Parigi è ancora muta, tutti sentiamo di aver perso figli, fratelli, padri. La gente morta e ferita fa parte della nostra comunità, della nostra famiglia. Non hanno ucciso gli altri, ma qualcuno di noi. Sono stati attaccati i disegnatori di Charlie, la gente che ascolta musica, che va nei bar, che va allo stadio, fa parte dello stesso immaginario collettivo. É la Francia, è la sua idea. Mi è piaciuto vedere nella grande tristezza della notte che accanto allo stadio la gente ha aperto le porte di casa per aiutare i feriti, per portare aiuto e soccorso. Si chiama solidarietà”.

Thuram ha condiviso la scelta di far continuare a giocare l’amichevole tra Francia e Germania: “Hanno fatto bene a far continuare Francia-Germania. Far uscire la folla dallo stadio quando c’è un attentato è pericoloso. Mi dicono che i tifosi all’uscita hanno intonato ‘allons enfants’. La società civile ha risposto bene, adesso tocca alla politica a dare risposte intelligenti”.

Il quarantatreenne francese a chiare lettere ha detto che la religione non c’entra in questi attentati, Thuram è certo che coloro che compiono questi atti vogliono ridurre la nostra libertà: “La religione non c’entra. Quante volte lo devo dire. Forse che le Crociate uccidevano per fare nuovi praticanti? O gli Indiani d’America sono stati sterminati in nome del cristianesimo? Ma no, per altri motivi, più realistici: possesso di nuove terre, aggressioni politiche, guadagni, mire espansionistiche. Sono le guerre nel mondo ad alimentare in qualche modo frustrazioni e disgrazie assurde. Bisogna stare attenti alle strade che vogliamo prendere, alle risposte che vogliamo dare. Io una spiegazione non la trovo. Dobbiamo riflettere su che società vogliamo e dobbiamo essere uniti”.

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