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Tavecchio all’attacco: “Denuncio Giacomini e chi dice che sono antisemita e omofobo”

Il presidente federale, dopo le polemiche per le ultime dichiarazioni imbarazzanti, è tornato sulla bufera scoppiata nei giorni scorsi: “Mi hanno teso una trappola, ho già dato mandato al mio legale di sporgere denuncia”.
A cura di Alberto Pucci
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Il rumore delle frasi di Carlo Tavecchio, è destinato a rimanere nell'aria ancora per molti giorni. Il presidente della Figc, non nuovo a scivoloni poco eleganti, si era espresso in maniera discutibile nei confronti di ebrei e omosessuali durante un'intervista telefonica rilasciata a Massimiliano Giacomini, direttore di "Soccerlife", che a sua volta aveva poi girato l'audio incriminato al Corriere della Sera. A distanza di giorni da quelle dichiarazioni censurabili, il numero uno del calcio italiano è tornato sull'accaduto sguainando la spada e partendo all'attacco: "Giacomini mi ha teso una trappola e ha diffuso una conversazione carpita a mia insaputa con il solo e unico scopo di screditare la mia persona – ha dichiarato Tavecchio – Non vedo complotti, ma ho le prove di un preciso disegno volto a danneggiarmi e possibilmente estromettermi. Ho chiesto all'avvocato Giulia Bongiorno di denunciare lui e tutti quelli che hanno distorto i contenuti della conversazione e mi hanno etichettato come antisemita e omofobo".

Parla Giacomini – Un "j'accuse" pesante che non mancherà di alimentare ulteriormente le polemiche intorno alla sua figura: "Non sono antisemita e omofobo – ha continuato il numero uno del calcio italiano – Lo dimostrano le azioni che negli anni ho portato avanti. Sono certo che un'analisi dei fatti mi restituirà la dignità di uomo che ha fatto dei valori dello sport, della solidarietà e del rispetto la sua regola di vita. Dispiace constatare come il semplice rifiuto di finanziamenti abbia potuto suscitare un desiderio di vendetta così violento". I finanziamenti di cui parla Tavecchio, sarebbero quelli chiesti (e poi rifiutati) dalla testata di Massimiliano Giacomini: "E' vero che avevo proposto alla Federcalcio un progetto che si sarebbe potuto mettere in campo utilizzando risorse europei (quindi non denari delle società e nemmeno del Coni) – ha scritto il direttore di "Soccer Life" – Poi percependo come certi dirigenti avrebbero interpretato la mia proposta, e i fatti mi stanno dando ragione, ho fatto marcia indietro. E quindi sono stato io a dire no e non il presidente Tavecchio".

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