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Svizzera, assalto ai baby-calciatori italiani di talento

La denuncia degli allenatori e dei dirigenti della piccole squadre lombarde di confine: “È una vera e propria tratta, noi li cresciamo e loro li sfruttano quando sono più maturi”. Ma l’incentivo più grande che offrono le società svizzere è un secondo lavoro per i giovani calciatori.
A cura di Redazione Sport
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Se da un lato, in Svizzera, i lavoratori italiani non riscuotono molte simpatie, dall'altro pare esserci una categoria per la quale gli elvetici fanno volentieri un'eccezione: i baby-calciatori. Ragazzini ancora adolescenti, che però mostrano già di avere quei “particolari” cantati da De Gregori che ne fanno prefigurare una brillante carriera. L'attrazione verso questi campioni in erba ha però assunto, secondo molti addetti ai lavori di club lombardi, una dimensione preoccupante. Tanto da lanciare un allarme: la Svizzera ci ruba i baby campioni. Se, per i ragazzi più grandi, il trasferimento verso la Svizzera, in particolare il Canton Ticino, è un fenomeno noto, la “tratta” dei ragazzini è cosa più recente. Allenatori e dirigenti di squadre come il Viggiù, il Cantello o il Luino, piccoli comuni vicino al confine, raccontano di intere giovanissime leve calcistiche emigrate in massa verso la vicina Svizzera. Attirati da club molto organizzati, ma anche da altri benefit spesso occulti. Per esempio, “gettoni di presenza” assicurati ai genitori dei ragazzi, oppure le diverse normative per le società calcistiche svizzere. Oltre confine non c'è bisogno di chiedere alle società il permesso di tesserare i ragazzi, e inoltre dopo due anni di militanza in una squadra svizzera i giovani giocatori possono svincolarsi, giocando per chiunque.

Sotto accusa però, c'è pure il comportamento di alcuni allenatori italiani d'esportazione: giunti in Svizzera ad allenare, tornano spesso in patria per guardare le partite e, da bravi talent scout, adocchiare e “rapire” i migliori talenti. Gli allenatori nostrani osservano impotenti le continue partenze dei ragazzini che hanno "allevato" calcisticamente fin da quando erano piccoli: "Noi li cresciamo e loro li sfruttano quando sono diventati più maturi", dice qualcuno di loro. D'altronde, la vera arma in più della Svizzera sembra essere una: la possibilità di offrire a tutti i calciatori anche un secondo lavoro. Che per ragazzi appena più grandi, rappresenta il miglior incentivo per fare i bagagli e lasciare il proprio Paese.

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