Supercoppa, un calcio ai diritti civili: vietati alle donne alcuni settori dello stadio
A pochi giorni dal fischio d'inizio della finale di Supercoppa Italiana tra Juventus e Milan, la scelta della Lega di Serie A di far disputare l'incontro a Gedda, continua a far parlare di sé. Dopo le polemiche della Rai e di parte della nostra classe politica, che avevano contestato la decisione di giocare in Arabia Saudita in seguito al giallo della morte del giornalista Adnan Kashoggi, un'altra notizia rimbalzata dalla città portuale affacciata sul Mar Rosso ha infatti lasciato un grande senso d'imbarazzo in tutti i tifosi italiani.
Come già riferito dal quotidiano "La Stampa", alcuni settori del "King Abdullah Sports City Stadium" saranno aperti soltanto al pubblico maschile, relegando di fatto le tifose a prendere posto solo nei settori denominati "Family": ovvero quelli riservati alle famiglie. Una decisione a dir poco agghiacciante, figlia di una situazione che testimonia ancora una volta quanto siano calpestati i diritti civili delle donne, ancora oggi private della loro totale libertà.
Quanto costano i biglietti per assistere alla finale
Nonostante la conquista del diritto a guidare un'auto, e il faticoso tentativo di riforme sociali ed economiche promosso dal principe ereditario Mohammed bin Salman, nel paesi islamico più conservatore e rigido al mondo, le donne sono ancora sottomesse a marito, figli e padre e non hanno nemmeno il diritto di poter prendere posto liberamente in uno stadio di calcio.
La notizia dei settori chiusi alle donne, è arrivata in occasione della comunicazione della Lega in merito alla vendita dei biglietti per il match del prossimo 16 gennaio. I tifosi della Juventus e del Milan che vorranno assistere alla partita, potranno acquistare un solo biglietto e il relativo visto di ingresso elettronico per l’Arabia Saudita (anch’esso a pagamento), attraverso la piattaforma online sharek.sa. I prezzi dei soli tagliandi variano da poco meno di 10 euro per i posti dedicati alle famiglie, fino ad un massimo di 235 euro per i settori ridenominati "gold".