video suggerito
video suggerito

Supercoppa: Juventus, Napoli e Caravan Petrol(dollari)

La Supercoppa Italiana per la settima volta all’estero, la prima a Doha. Il Qatar è il nuovo centro del potere economico e calcistico, tra sceicchi miliardari e corruzione per i Mondiali 2022.
261 CONDIVISIONI
Immagine

"One Supercoppa One Supercampione". Con questo slogan Doha si prepara ad accogliere Napoli e Juventus. Per le strade e nei padiglioni dei mega centro commerciali campeggiano enormi poster di Tevez e Callejon, Mertens e Pogba, che si sfideranno all'Al Sadd – Jassim Bin Hamad Stadium (lo stadio della squadra che in estate sembrava vicinissima a Xavi), impianto da 15 mila spettatori dopo la ristrutturazione per la Coppa delle Nazioni del Golfo 2004, con un peculiare sistema di raffreddamento in funzione quando la temperatura si fa troppo elevata. È la settima edizione della Supercoppa che si giocherà fuori dall'Italia, dopo le esperienze a Washington (1993), Tripoli (2002), New York (2003) e Pechino (2009, 2011 e 2012). "Organizzare questo grande evento rappresenta per il nostro Paese l'ennesima occasione per dimostrare di essere pronti ad ospitare eventi internazionali di questo tipo” ha detto il vicepresidente del comitato organizzatore, Khalid Mubarak Al Kuwari.

Sport e petrodollari – Lo sport, infatti, è il nuovo business della penisola araba. 43 gli eventi internazionali in calendario tra aprile 2014 e marzo 2015. Dopo i Mondiali di nuoto in vasca corta, boicottati dall'Egitto per la vicinanza degli sceicchi qatarioti ai Fratelli Musulmani, a gennaio ospiterà quelli di pallamano, disertati sempre per ragioni politiche da Emirati Arabi e Bahrain: una decisione che evidenza una frattura con gli altri rappresentanti nel Consiglio di Cooperazione del Golfo, di cui fanno parte anche Kuwait, Oman, Qatar e Arabia Saudita. A gennaio, poi, ci sarà anche il tradizionale Qatar ATP ExxonMobil Tennis Open, torneo di tennis in calendario dal 1993 che precede gli Australian Open, e il Qatar Commercial Bank Golf Masters, una delle tre tappe dell'European Tour nella penisola araba. “Ospitare grandi eventi sportivi è uno strumento incredibile per costruire una società coesa, per questo è una parte essenziale della Strategia Nazionale di Sviluppo” ha scritto lo sceicco Saoud bin Abdulrahman al-Thani, segretario generale del comitato olimpico del Qatar. “E' un'occasione per educare ai valori dello sport e della vita sana. Un'opportunità economica perché aumenta il turismo, si creano posti di lavoro e relazioni internazionali. E più di tutto, lo sport ispira”.

Lo scandalo Qatar 2022 – Ma dietro le luci abbaglianti dei petrodollari, che hanno convinto la IAAF ad assegnare a Doha l'organizzazione dei Mondiali 2019 di atletica, battuta la concorrenza di Eugene, la capitale americana del “track & field”, e Barcellona, restano ombre ineliminabili. Sono le ombre delle violazioni dei diritti umani, dei lavoratori sottopagati per la costruzione degli stadi o di calciatori come Belounis, “prigioniero” per un anno e mezzo dell'El Jaish, che non gli pagava lo stipendio, per la legge della kafala che consente a un datore di lavoro di fare da sponsor perché un lavoratore ottenga il permesso di residenza ma non deve fornire alcuna giustificazione se non presenta poi il certificato per l'uscita dal Paese al termine del rapporto di lavoro. Sono le ombre della corruzione, servita secondo l'inchiesta del Sunday Times a far sì che il Qatar fosse scelto come sede della Coppa del Mondo di calcio 2022. Sono le ombre dei milioni di dollari versati da Mohammed Bin Hammam, presidente della Asian Football Confederation dal 1° agosto 2002 al 22 luglio 2011, attraverso i 10 fondi neri della sua compagnia, la Kemco. La FIFA ha richiesto un'indagine e Michael Garcia ha consegnato al comitato etico un report di 350 pagine. Ma la FIFA ha pubblicato solo un comunicato di tre pagine con allegata una sintesi di 40 pagine, che secondo l'avvocato di Garcia “riporta erronee rappresentazioni di fatti e conclusioni”.

Gli Al Thani – Sempre secondo il Sunday Times subito dopo il successo del Qatar lo sceicco Al-Thani, padre del proprietario del Psg, ha affermato: "Bin Hammam è stato il nostro asset principale in questa vittoria". È proprio intorno alla famiglia Al-Thani, al potere dalla prima metà del Novecento, che si muove la rivoluzione economico-sportiva che con ogni mezzo sta portando il Qatar al centro del potere pallonaro e non solo. Hamad bin Khalifa Al Thani, che ha governato dal 1995 al 2013, ha modernizzato il Paese e mantenuto una politica dirigista, spesso pro-islamisti, grazie all'enorme ricchezza che poggia sul gas naturale, il Qatar è il quarto produttore mondiale dopo Stati Uniti, Russia e Iran, e sul petrolio. Per amministrare l’enorme surplus di miliardi, nel 2005 è stata creata la Qatar Investments Authority, che possiede i magazzini Harrods, una quota della banca Barclays, del Credit Suisse, di Porsche. Del QIA fa parte il Qatar Sports Investments (QSI), che ha comprato il Paris Saint-Germain.

Prima tappa: Parigi – Il presidente del PSG, Nasser Al-Khelaifi, è anche il presidente di beIn Media Group, declinazione di Al Jazeera Sports, che nel 2012 ha lanciato in Francia beIn Sports. L'operazione è nata in realtà due anni prima, il 23 novembre 2010, quando Tamim bin Hamad Al Thani avrebbe incontrato all’Eliseo l’allora premier Nicolas Sarkozy, il presidente dell’Uefa Michel Platini e Sébastien Bazin, allora proprietario del Paris Saint-Germain. In quella riunione segreta Al Thani si sarebbe impegnato, scrive France Football, a comprare il PSG, a investire nel gruppo Lagardere e soprattutto a creare beIn Sports per fare concorrenza a Canal+, invisa a Sarkozy, in cambio del pieno sostegno dell’Uefa alla candidatura del Qatar per i Mondiali 2022. Oggi beIn Sports ha quasi due milioni di abbonati e trasmette la maggioranza delle partite di Ligue 1 e Ligue 2, la Champions League, l’NBA, gli ATP Masters 1000 e quest’anno ha aggiunto anche tutto il torneo di Wimbledon e tutte le partite dei Mondiali.

Da Barcellona a… Napoli? – La campagna di reconquista dell'Europa ha facilmente valicato i pirenei. Nel 2010 Abdullah Al Thani, cugino di secondo grado di Hamad, ha lasciato la presidenza del Malaga, ma resta intatto il contratto di sponsorizzazione da 170 milioni tra la Qatari Foundation e il Barcellona. E la guerra del football potrebbe continuare nel 2016, quando per la prima volta i diritti di trasmissione tv della Liga saranno commercializzati in blocco, mentre ora sono le singole squadre a trattare con le pay-tv. E Al-Jazeera sembra particolarmente interessata ad assicurarsi i diritti del campionato spagnolo, magari sfruttando i buoni rapporti con il gigante Mediapro che potrebbe mettere a disposizione le infrastrutture e la piattaforma. Ma ci sarebbe anche dell'altro. Si fanno insistenti, infatti, le voci secondo cui Hamad bin Khalifa bin Ahmad Al Thani potrebbe comprare il Napoli. E allora il Natale a Doha di Aurelio De Laurentiis potrebbe non servire solo a celebrare “one Supercampione”.

261 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views