Stramaccioni all’Inter consolida la ‘new generation’ sulle panchine di Serie A
E' quasi un anno ‘zero' per i tecnici della serie A dove si è registrato in questi ultimi mesi un cambio di tendenza in panchina molto importante. Se Massimo Moratti dovesse confermare ufficialmente Andrea Stramaccioni alla guida dell'Inter anche per il prossimo anno, allora saremmo davanti ad un esempio che potrebbe creare uno spartiacque col passato. Non solo nerazzurro. Di giovani allenatori in massima serie, soprattutto in queste due ultime stagioni se ne sono visti parecchi e alcuni di loro hanno saputo fare la differenza. Da Massimiliano Allegri a Vincenzo Montella; da Luis Enrique a Denis Mangia; da Stefano Pioli a Giuseppe Sannino; da Antonio Conte ad Andrea Stramaccioni: tutti sono ‘giovani' chi anagraficamente parlando, chi per una carriera solo agli inizi.
Non è un caso che, ad esempio, le ultime tre squadre titolate degli ultimi 7 campionati siano state portate al successo da allenatori esordienti: Josè Mourinho con l'Inter, Massiliano Allegri con il Milan, Antonio Conte con la Juventus. E non è di certo nemmeno un caso se vecchi ‘soloni' della panchina, come Marcello Lippi e Fabio Capello (over 60) non trovino nel loro dolce far nulla dorato, nessun club che li ingaggi. Vuoi perchè hanno il palato fino e giustamente non si accontentano del primo che capita, vuoi anche perchè il nuovo ‘trend' è rivolto ai nomi nuovi che ben stanno facendo in prima linea.
E non è nemmeno un caso che se si guarda la carta d'identità degli attuali allenatori di serie A ci sia solamente un Over60, Edi Reja alla Lazio, il ‘nonno‘ dei tecnici con 66 anni. Per il resto, la media è di 50 anni con ben dieci Under50 e due ‘fuoriquota', trentenni in rampa di lancio: Vincenzo Montella e Andrea Stramaccioni.
In Italia, in Europa – C'è chi ha già fatto bene, chi lo sta facendo e chi lo farà. Fatto sta che in questo campionato si è assistito ad lento cammino evolutivo dei tecnici slle varie panchine, malgrado si sia assistito all'ennesimo campionato con la ‘girandola‘ degli allenatori.
Strada facendo si è perso un giovane promettente come Denis Mangia a Palermo (ma tornerà) e un veterano della panchina come Claudio Ranieri all'Inter (e difficilmente tornerà presto). Poi, altri cambi e ribaltoni con un'unica guida: puntare sulla "new generation" che può permettere quel ‘salto di qualità' atteso da tutti. Anche l'Europa lo sta insegnando da tempo: i giovani allenatori coniugano i loro nomi spesso con le vittorie e i trofei.
Pep Guardiola ne è il simbolo più evidente: il ciclo di quattro anni con il suo Barcellona ha segnato un'epoca nella storia del calcio spagnolo e mondiale. Pensare che l'oramai ex tecnico del Barça abbia solamente quarant'anni, fa capire benissimo un concetto molto semplice: si può arrivare ai massimi livelli anche se si è ancora in età giovane e non si abbia un curriculum decennale alle spalle. Alle spalle servono semplicemente una società seria che ti appoggia, idee di calcio ben chiare, una squadra che ti segue. Ma non c'è solo Guardiola a confermare la regola: anche l'esplosione un anno fa del trentaquattrenne Vilas Boas alla guida del Porto aveva suscitato clamori, tanto da permettergli il triplo salto mortale verso la Premier e la Londra in Blues del milionario Abramovich. Così come, restando sempre nella vicina Inghilterra, lo stanno facendo Roberto Di Matteo alla guida del Chelsea (finalista in Champions contro il Bayern a Monaco e vincitore della FA Cup sul Liverpool) e Roberto Mancini (che sta trascinando il City ad uno storico successo in Premier League sui rivali cittadini delloUnited).
Linea verde: pro e contro – Qualcuno si è perso per strada, come Luis Enrique a Roma con il suo progetto appoggiato sempre e comunque dalla società che aveva intravisto nell'ex tecnico del Barcellona B, il futuro vincente: oggi il catalano deve fare i conti con i numeri e i risultati che non gli arridono e che, probabilmente lo porteranno al divorzio a fine anno dal club giallorosso dopo solo una stagione. La Roma è fuori dall'Europa dopo 15 anni (record consecutivo di presenze nelle coppe per una squadra di serie A) e per il secondo anno consecutivo è finita dietro in classifica alla rivale Lazio (mai accaduto). Troppo per continuare in un progetto che – malgrado tutto – ha fatto vedere anche le doti di Luis Enrique che si è conquistato la fiducia dei proprietari americani e quella dei propri giocatori (primo fra tutti Francesco Totti, con cui aveva avuto più che una divergenza ad inizio anno).
Ma il ‘filo verde' non verrà spezzato: semmai andrà via Luis Enrique da Roma si parla già di sostituti coetanei, con il solito Vilas Boas o il ritorno dell'ottimo Montella.
Proprio l'Aeroplanino è tra quei tecnici giovani in rampa di lancio: ha fatto bene nei mesi finali di giallorosso, è riuscito a creare qualcosa di vincente a Catania malgrado i problemi di mercato (vedasi l'addio turbolento di Maxi Lopez e gli scontri societari tra Pulvirenti e Lo Monaco). Montella sembra dunque essere già pronto al ritorno un un top club, predicando un calcio giocato bene, divertente da un punto di vista estetico e soddisfancente nei risultati. Come Stramaccioni che ha raccattato l'Inter allo sbando e con l'entusiasmo del giovane 36enne lanciato in prima squadra senza paracadute, si ritrova oggi ad avere la stima dei propri giocatori (chi della stessa età, chi anche più anziano del tecnico romano), strappando a Massimo Moratti la riconferma per le prossime stagioni dopo il derby vinto 4-2 sul Milan in modo quasi perfetto.
Il top: esordienti al successo – Chi ha già fatto bene, invece, sono Antonio Conte (42 anni) e Massimiliano Allegri (44 anni), altri due ‘giovani' coetanei che al loro debutto con un grande club, hanno vinto il campionato. Era toccato al livornese l'anno passato, in un compito arduo in cui è riuscito ad ottenere il massimo obiettivo raggiungibile, riportando il Milan al tricolore dopo 7 anni di astinenza e frantumando l'egemonia interista del dopo Calciopoli. Di quel Milan, di quel campionato c'è stato molto di Allegri coadiuvato anche da quel pizzico di fortuna che è mancata l'anno successivo per ripetersi, senza una catena inifinita di infortuni e fatalità (Antonio Cassano e Gennaro Gattuso, a conti fatti, sarebbero stati utilissimi per ‘strattonare‘ fino in fondo la Juventus). Ma il cambio della guardia è comunque arrivato, lanciando al successo un altro allenatore che alla sua ‘prima assoluta' ha sbancato il banco: Antonio Conte, campione d'Italia con la Juventus, in una vittoria che porta il suo marchio indelebile di fame, volontà, orgoglio e scelte tattiche al limite della perfezione. Un piccolo capolavoro in campionato che adesso dovrà svilupparsi ancor più per poter sbalordine nel panorama europeo.
Come hanno già fatto bene Walter Mazzarri (50 anni) a Napoli, ai bordi dell'impero biancorossonero ma protagonista di una cavalcata importante in Champions League e di una finalissima di Coppa Italia ancora da giocarsi con la Juventus. O come Giuseppe Sannino (55 anni) alla sua ‘prima volta' in Serie A, dopo l'ottimo campionato alla guida del Varese, sulla panchina di un Siena mai in difficoltà per raggiungere l'obiettivo minimo della salvezza; o come Stefano Pioli (46 anni) a Bologna che è riuscito a riemergere dal pantano di Palermo e di Zamparini dimostrandosi un tecnico completo e finito. Oppure come roberto Donadoni (48 anni) che – in beffa alla sua giovane età – può vantare un curriculum da ‘veterano' e che a Parma ha trovato la sua giusta dimensione trascinando i ‘ducali' ad un record storico di 6 successi consecutivi in campionato.
Un ultimo appunto: avete notato come tra le 20 squadre di Serie A non ci siano tecnici stranieri, Luis Enrique (con le valigie pronte) a parte?
Anche in questo senso c'è un cambio di tendenza importante sul ‘made in Italy'. Finalmente.