Stalker condannato, il papà di Quagliarella: “Attende una telefonata da De Laurentiis”
Una telefonata da De Laurentiis. Il papà di Fabio Quagliarella parla a Radio Marte e aggiunge un ultimo tassello alla vicenda, umana e giudiziaria, che ha coinvolto suo malgrado il figlio. L'agente della Polizia postale, lo stalker che lo aveva perseguitato durante il periodo della sua permanenza al Napoli, è stato processato e condannato a 4 anni e 8 mesi. E' stata la fine di un incubo, ha ammesso il calciatore di Castellammare di Stabia che – in diretta su Sky Sport – s'è commosso nel ripercorrere quell'episodio e i momenti durissimi vissuti in questi anni. In lacrime, l'ex di azzurri e Juventus ha potuto finalmente raccontare la propria verità: "Adesso tutti sanno cosa ho passato e perché sono andato via da Napoli. Non c'era alcun motivo differente".
Non so come abbia fatto Fabio a restare sereno, tranquillo – ha affermato suo padre Vittorio nell'intervista radiofonica -. Nel calcio è fondamentale tenere la mente sgombra, lui ci è riuscito nonostante tutto. La condanna del suo stalker ha restituito verità a questa vicenda, quello che è successo è stata l’unica causa del trasferimento di Fabio alla Juventus.
Traditore. Così lo avevano etichettato i tifosi partenopei per il suo trasferimento alla Juventus. Stagione 2009/2010, Quagliarella accumula 34 presenze e segna 11 gol con la maglia dei campani ma a fine campionato è costretto a lasciare. Fa i bagagli e va a Torino, alle spalle lascia tanta rabbia per quanto accaduto. "Lì stavo bene, non me ne sarei mai andato", ha aggiunto in tv il giocatore. Papà Vittorio ribadisce il concetto: "Siamo tifosi del Napoli al 100% e lo saremo per sempre – ha raccontato a Radio Marte -. Questo poliziotto postale minacciò di rivelare particolari scabrosi e del tutto inventati sulla vita di mio figlio. Adesso spero che De Laurentiis possa chiarirsi una volta per tutte con Fabio anche con una telefonata".
Il post di Quagliarella su Facebook dopo la condanna dello stalker
Credetemi, non sono stati anni facili. Per me, per la mia famiglia, per gli amici. Una situazione nella quale sai di essere nella ragione, sai di non aver fatto nulla, sai che tante cose sono state dette e scritte senza conoscere la verità. Il tutto a casa mia, dove sono nato e cresciuto, dove ho mosso i primi passi e dove ancora oggi vive la mia famiglia. Ho vissuto per anni con questa immensa bolla di cattiveria e disonestà, anni in cui dovevo far attenzione anche alle parole che usavo, non potevo fare molto, solo aspettare che la giustizia facesse il suo corso.
Ci ho sperato e creduto dal primo giorno e ieri, venerdì 17 Febbraio, si è arrivati finalmente alla conclusione di questa brutta vicenda che mi ha visto coinvolto, giustizia è stata fatta. Ora con orgoglio posso dire che mi sento davvero più leggero, più sollevato. Tutto ciò non ha mai intaccato la mia professione e la mia professionalità, però la maglia la indossa sempre un uomo, con i suoi valori, con i suoi sentimenti e con la sua sensibilità.
Adesso posso garantirvi che mentalmente sono davvero sereno. Ringrazio tutti quelli che, conoscendomi, non hanno mai dubitato e hanno atteso, insieme a me, il responso definitivo della sentenza.