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Squinzi: “Lasciai il ciclismo per troppo doping, ora penso solo al Sassuolo”

Il patron del Sassuolo si racconto a Radio24: “Sogniamo di restare in A”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Giorgio Squinzi si racconta: il proprietario del Sassuolo, intervistato da Radio24, ha raccontato la sua vita da imprenditore e da sportivo. Presidente di Confindustria e tifoso del Milan, ad inizio degli anni Novanta aveva dato vita alla Mapei-Quick Step, la formazione ciclistica che ha dominato la scena tra il 1993 ed il 2002, e che vantava atleti come Johan Museeuw, Michele Bartoli, Andrea Tafi, Franco Ballerini e Gianluca Bortolami. Poi, la rottura: “Ho smesso di sponsorizzare la Mapei perché c'era troppo doping nel ciclismo” – ha spiegato – “Lo avevamo denunciato, perché avevamo puntato la nostra visione sportiva su uno sport senza scorciatoie nel pieno dell’era Armstrong, ma ad un certo punto abbiamo ritenuto che era inutile rimanere: era impossibile competere. E soprattutto, il fatto che noi denunciassimo il doping era stato anche biasimato e minacciato perfino di sanzioni da parte delle autorità ciclistiche internazionali”.

Adesso però l'attenzione è tutta sul Sassuolo, rilevato proprio nel 2002. All'epoca, i neroverdi navigavano nei bassifondi della Serie C2. Poi la gloria: prima la C1 nel 2006, poi la B nel 2008. Dopo un leggero assestamento, l'assalto alla A: due semifinali playoff perse contro Torino e Sampdoria, quindi la vittoria del campionato lo scorso anno. E finalmente la Serie A. "Abbiamo acquisito una squadra che era retrocessa in promozione per 35 mila euro, e siccome siamo gente abituata a lavorare con metodo, un passo dopo l'altro siamo arrivati alla Serie A. Il sogno è quello di restarci".

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