Squalifica Higuain: il Pipita come Maradona e De Laurentiis vuole la testa di Tosel
L'espulsione di Higuain a Udine ha scatenato un vero e proprio putiferio nel mondo del nostro calcio. Al di là delle invettive e ironie sul web tra i tifosi delle diverse squadre – soprattutto i botta e risposta tra napoletani e juventini – c'è una sentenza pesantissima da digerire: 4 turni di squalifica comminati all'argentino dal Giudice Sportivo Tosel. Ma non finisce qui: il Napoli ha già presentato ricorso con una tesi difensiva che dovrebbe ridurre le giornate almeno a tre; lo stesso Higuain vorrebbe presentarsi davanti ai giudici per spiegare le proprie ragioni mettendoci la faccia; lo stesso Tosel – che avrebbe confessato in uno scherzo su ‘Radio Marte‘ di aver anticipato a La Gazzetta il verdetto – rischia la destituzione. E in sottofondo, la sensazione a Napoli di essere incappati nell'ennesimo esempio di un sistema che tutela i soliti noti e possa compromettere la stagione del club e dello stesso Higuain.
De Laurentiis vuole la testa di Tosel
La sentenza del giudice sportivo – Il primo punto su cui si basa la rabbia partenopea è il metro di giudizio espresso da Tosel: Higuain secondo referto avrebbe "all'atto dell'espulsione, rivolto all'Arbitro un'espressione ingiuriosa e compiuto nei suoi confronti un gesto irriguardoso (art. 19, n. 4 lett. a) CGS), fronteggiandolo e ponendogli entrambe le mani sul petto; per avere, infine, assunto un atteggiamento aggressivo nei confronti di un avversario, venendo trattenuto dai propri compagni di squadra". Tutto ciò ha portato ai 4 turni di stop.
La violazione del principio di riservatezza – Peccato che questa decisione – giusta o sbagliata che sia – sia stata riferita dallo stesso Tosel ai giornalisti ancor prima di comunicarla ufficialmente. Un atto gravissimo, sul quale il Presidente De Laurentiis non vuole transigere. Le regole sono chiare, e valgono per tutti: l'articolo 28 del Codice di Giustizia sportiva obbliga i componenti degli organi di giustizia sportiva alla "più rigorosa osservanza dei principi di riservatezza" e "a non rilasciare dichiarazioni agli organi di stampa e ad altri mezzi di comunicazione in ordine ai processi in corso o a quelli nei quali siano stati chiamati a pronunciarsi". L'eventuale violazione del principio di riservatezza, se riscontrata – e in questo caso lo è stata – può portare a pesanti sanzioni, che vanno dalla semplice ammonizione alla pena più grave della destituzione del Giudice (art. 34, comma 3, lett. d dello Statuto della FIGC).
Il ricorso, Higuain come Maradona: "Voleva proteggersi"
Nessuna violenza, solo difesa – A Napoli si lavora però anche sul ricorso: l'avvocato Grassani vuole cancellare la ‘presunta violenza' di Higuain nei confronti dell'arbitro. La tesi difensiva proverà a dimostrare, attraverso i fotogrammi di quanto accaduto nel corso della sfida contro l'Udinese, che nel momento in cui Higuain appoggia le mani sull'arbitro Irrati, la sua testa è in linea con il corpo, mentre quella del direttore di gara è protesa in avanti. In questo senso il centravanti ha voluto soltanto proteggersi, impedendo uno scontro frontale.
Il Pipita dai giudici, come Diego nell'84 – Lo stesso Higuain potrebbe presentarsi davanti ai giudici mettendoci la faccia e spiegando in prima persona quanto accaduto. Una mossa che ricorda il Napoli di Ferlaino e Maradona, quando nell'84 dopo un rosso rimediato contro l'Ascoli, El Pibe andò in tribunale a sostegno della propria innocenza. Non è ancora certo se il Pipita seguirà le orme di Diego ma intanto ai propri compagni avrebbe già ripetuto: "Mi spiace per tutti ma non ho fatto nulla di male, non ho spinto l’arbitro e lui che è venuto verso di me".