Spalletti: “Se arriviamo in Champions siamo da 10”. Ma voi che voto date a questa Inter?
Sette mesi, tredici vittorie, nove pareggi, tre sconfitte e una sola convinzione: di poter raggiungere il traguardo prefissato, la Champions League. Luciano Spalletti al Corsport tira una linea e alza l'asticella. L'allenatore nerazzurro ammette i pregi e i difetti di una squadra e di un ambiente che – dice – di sentire già interamente proprio e dove vuole costruire qualcosa di importante "perché anche oggi, davanti a queste difficoltà, tornassi indietro direi di nuovo sì a chi mi ha chiamato. Un sì con la esse maiuscola".
Dal 9 al 4 in condotta
Ovviamente il pensiero è di parte. Dal suo punto di vista, privilegiato, Spalletti è soddisfatto di quanto accada. Non soltanto per una prima parte di stagione "da nove", ma anche di quella attuale, con un girone di ritorno imbarazzante e una crisi che ha portato la squadra ai bordi della Zona Champions: "un periodo da 4 in condotta". Dunque? La matematica non è un'opinione e, conti alla mano, Spalletti si assegna un clamoroso sei e mezzo in pagella.
Facile, direbbero in molti, ma a giudicare devono essere gli altri, oltre che i risultati ottenuti in campo. E di questo periodo essere positivi è davvero difficile in casa Inter con due mesi di agonia, in cui si è vinto solamente una volta – in casa contro il Bologna – in un 2-1 che sa di casuale. Il nulla, in confronto di "una preparazione esaltante e una prima parte di campionato importante, dove ho imparato a riconoscere e ad apprezzare l'immenso affetto del popolo nerazzurro", sottolinea Spalletti.
Più che salire sull'altalena nerazzurra, Luciano Spalletti dovrebbe spingerla. E' questo il compito cui è stato chiamato e non basta gloriarsi del buono fatto fino a Natale per giustificare l'attuale involuzione che – ammette – "preoccupa i tifosi e non solo. Ma ogni giorno sto dando tutto me stesso per poter restare a lungo in questo club dove tutti parlano e agiscono per il bene della squadra e dei tifosi".
O 10 in pagella o bocciatura
Eppure, qualcosa si è inceppato e nelle dichiarazioni d'amore e nelle promesse di riscatto, qualcosa manca all'appello. Non basta dire che i conti si faranno alla fine "e se riusciremo a raggiungere la Champions mi darò in 10" mentre se l'obiettivo sfumerà "aspetterò a dare giudizi per capire perché non ci si è arrivati e chi ci avrà superato". Perché la realtà è evidente: Roma, Lazio, Milan, Sampdoria. Nessuno è superiore o inferiore all'Inter degli ultimi sette mesi. E vero, ma la differenza la fanno da sempre le motivazioni che un tecnico deve saper trovare e inventarsi.
"Vedere i tifosi oggi soffrire mi fa star male, ma mi carica per lavorare ancora di più e raggiungere l'obiettivo". Ecco, ciò che interessa al popolo nerazzurro è la seconda parte della frase: a star male si fa presto, a vincere molto meno. Ma è tutto ciò che conta.