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Spalletti: “Se arriviamo in Champions siamo da 10”. Ma voi che voto date a questa Inter?

Lo sconfortato ambiente nerazzurro sembra aver già dimenticato quanto di buono fatto dallo scorso agosto. Il tecnico prova a ricordarlo, giudicando il lavoro di 7 mesi: “Un inizio da 9, oggi siamo da 4 ma se raggiungiamo la Champions siamo da 10”. Un ‘se’ che non piace e che non preclude all’ennesima bocciatura.
A cura di Alessio Pediglieri
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Sette mesi, tredici vittorie, nove pareggi, tre sconfitte e una sola convinzione: di poter raggiungere il traguardo prefissato, la Champions League. Luciano Spalletti al Corsport tira una linea e alza l'asticella. L'allenatore nerazzurro ammette i pregi e i difetti di una squadra e di un ambiente che – dice – di sentire già interamente proprio e dove vuole costruire qualcosa di importante "perché anche oggi, davanti a queste difficoltà, tornassi indietro direi di nuovo sì a chi mi ha chiamato. Un sì con la esse maiuscola".

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Dal 9 al 4 in condotta

Ovviamente il pensiero è di parte. Dal suo punto di vista, privilegiato, Spalletti è soddisfatto di quanto accada. Non soltanto per una prima parte di stagione "da nove", ma anche di quella attuale, con un girone di ritorno imbarazzante e una crisi che ha portato la squadra ai bordi della Zona Champions: "un periodo da 4 in condotta".  Dunque? La matematica non è un'opinione e, conti alla mano, Spalletti si assegna un clamoroso sei e mezzo in pagella.

Facile, direbbero in molti, ma a giudicare devono essere gli altri, oltre che i risultati ottenuti in campo. E di questo periodo essere positivi è davvero difficile in casa Inter con due mesi di agonia, in cui si è vinto solamente una volta  – in casa contro il Bologna – in un 2-1 che sa di casuale. Il nulla, in confronto di "una preparazione esaltante e una prima parte di campionato importante, dove ho imparato a riconoscere e ad apprezzare l'immenso affetto del popolo nerazzurro", sottolinea Spalletti.

La carriera, le squadre, le percentuali di Spalletti allentore
La carriera, le squadre, le percentuali di Spalletti allentore

Più che salire sull'altalena nerazzurra, Luciano Spalletti dovrebbe spingerla. E' questo il compito cui è stato chiamato e non basta gloriarsi del buono fatto fino a Natale per giustificare l'attuale involuzione che – ammette – "preoccupa i tifosi e non solo. Ma ogni giorno sto dando tutto me stesso per poter restare a lungo in questo club dove tutti parlano e agiscono per il bene della squadra e dei tifosi".

O 10 in pagella o bocciatura

Eppure, qualcosa si è inceppato e nelle dichiarazioni d'amore e nelle promesse di riscatto, qualcosa manca all'appello. Non basta dire che i conti si faranno alla fine "e se riusciremo a raggiungere la Champions mi darò in 10" mentre se l'obiettivo sfumerà "aspetterò a dare giudizi per capire perché non ci si è arrivati e chi ci avrà superato". Perché la realtà è evidente: Roma, Lazio, Milan, Sampdoria. Nessuno è superiore o inferiore all'Inter degli ultimi sette mesi. E vero, ma la differenza la fanno da sempre le motivazioni che un tecnico deve saper trovare e inventarsi.

"Vedere i tifosi oggi soffrire mi fa star male, ma mi carica per lavorare ancora di più e raggiungere l'obiettivo". Ecco, ciò che interessa al popolo nerazzurro è la seconda parte della frase: a star male si fa presto, a vincere molto meno. Ma è tutto ciò che conta.

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