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Simone Cerri: “Sneijder, spiacente: niente mobbing” (INTERVISTA)

Per approfondire il “caso Sneijder” abbiamo sentito il parere de dott. Simone Cerri, Procuratore ed esperto di diritto sportivo: “L’Inter non ha effettuato alcun tipo di azione vessatoria nei confronti dell’olandese”. La società di Moratti potrebbe rischiare solamente il pagamento di un risarcimento in sede civile per una causa di ‘perdita di chances’ professionali da parte di Sneijder.
A cura di Alessio Pediglieri
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sneijder moratti

Davanti al caso Sneijder che sta facendo discutere il mondo del calcio abbiamo contattato il dott. Simone Cerri, Procuratore ed esperto di diritto sportivo che ci ha spiegato come stanno realmente le cose da un punto di vista giuridico.
Prevedendo anche il finale di un litigio che si risolverà con un accordo tra le parti in cui la società riuscirà a liberarsi di un ingaggio oramai troppo oneroso da rispettare e il giocatore troverà una nuova destinazione di proprio gradimento.
Economico e professionale.

“ L'Inter ha rispettato i vincoli contrattuali ”
Simone Cerri
Dott. Cerri, la FifPro ha denunciato il caso Sneijder catalogandolo senza mezzi termini come "mobbing".
Ci sono gli estremi per un atto vessatorio della società verso il giocatore?
Gli estremi non ci sono ma vanno fatte alcune premesse: il mobbing è stato riconosciuto per la prima volta nel 1999 dal tribunale di Torino e poi dalla Cassazione nel 2002.
In pratica si tratta delle conseguenze fisiche legate a ingiusti trattamenti vessatori sul posto di lavoro.
Per la giurisprudenza la tutela è legata al risarcimento civile come danno biologico e anche come danno morale se il comportamento del datore integrasse un reato: in sostanza però è necessario che la patologia che si dimostri essere conseguenza del comportamento del datore di lavoro sia documentata clinicamente (oppure anche da testimoni).

E per Wesley Sneijder e l'Inter?
Si può già dire che non è questo il caso e del resto l'Inter non può eccepire che i suoi comportamenti sono legittimi dato che la Corte Costituzionale (2003) ha chiarito che i singoli fatti possono essere anche leciti, ma devono essere valutati nell'effetto che causano al lavoratore.
Nel calcio si è cominciato a parlare di Mobbing nel 2004 con il caso Zanin, l'unico che sia arrivato ad una condanna per mobbing, mentre negli altri casi in cui si è paventato un ricorso per detto motivo, le parti hanno sempre trovato un accordo (in primis i casi di Cassano contro la Roma e Iaquinta contro l'Udinese 2005).

Ancora una volta, dunque, il calcio fa giustizia a sè?
Questo accade perchè nel mondo del calcio il mobbing ha in realtà una valenza, ed un filo conduttore evidente ossia il disaccordo tra le parti in merito al rinnovo del contratto.
In generale, il calciatore ha utilizzato spesso questo termine per avere un'arma da utilizzare contro il club sportivo, mentre quest’ultimo, dopo la sentenza Bosman, non potendo ottenere nulla dalla cessione del giocatore a fine contratto, ha cominciato ad escludere il giocatore “bizzoso” dalla prima squadra.
Sono rari i casi di autentico mobbing, come quello (particolare e triste) di Zanin contro il Montichiari.

 Dunque, la giurisprudenza sportiva non contempla un vero e proprio ‘mobbing' come l'ordinaria…
La giurisprudenza sportiva mutua il mobbing dalla giurisprudenza ordinaria, anche se si attendono pronunce piuttosto decisive come sul caso in oggetto dove il problema è di un mero inadempimento contrattuale.
Ritengo che, considerati gli obblighi contrattuali previsti dal contratto di calciatore professionista, l'Inter abbia rispettato detto vincolo.

Sta dicendo che l'Inter è nel giusto?
R: La società di fatto non ha impedito a Wesley Sneijder di accedere agli impianti sportivi, di allenarsi, di fare visite mediche, nè ha concesso tutto ciò in modo differenziato rispetto agli altri atleti.
Se fosse un caso di giustizia ordinaria la tutela del giocatore olandese dovrebbe essere la fattispecie del demansionamento, previsto dal codice civile art. 2103 c.c.  Non si parlerebbe certo di mobbing.

“ Più che mobbing si potrebbe fare una causa in sede civile per ‘perdita di chances' ”
Simone Cerri
Quindi si potrebbe parlare solamente di un eventaule declassamento…
Sì e in relazione a questo comportamento il lavoratore può chiedere il risarcimento del danno per la lesione all'immagine professionale.
Il problema è che per espressa disposizione di legge (art. 4 legge 9 del 1981 ossia lo Statuto dei calciatori) non si applica l’art. 13 dello Statuto dei lavoratori e questo per evitare controversie ogni qual volta l’allenatore, sulla base delle sue legittime scelte, escludesse un giocatore dalla prima squadra o lo impiegasse in modo non congruo.
Tuttavia in casi del genere, se la giustizia sportiva non dovesse dare soddisfazioni alla parte attrice, questa può ricorrere alla giustizia ordinaria e in questa sede (giustizia ordinaria), Sneijder potrebbe richiedere il risarcimento del danno per “perdita di chances” e il giocatore olandese potrebbe mettere sul piatto non solo il danno emergente, ma soprattutto il lucro cessante, ossia i mancati introiti che un giocatore della sua levatura può ritenere anche solo probabili giocando in prima squadra (si pensi ad esempio agli sponsor).

Qualora venisse comunque riconosciuto il mobbing cosa accadrebbe alla società e al contratto?
Se (sottolineo se) si dovesse  riconoscere il mobbing la società sarebbe costretta a pagare un risarcimento danni a Sneijder.
Come visto nel mobbing vero e proprio questa somma dovrebbe coprire i danni psico-fisici conseguenza del trattamento vessatorio.
L’Inter però non sarebbe obbligata a mettere in prima squadra il giocatore in virtù del principio (fondamentale in materia di contratto di lavoro per calciatori professionisti) che è l’allenatore che decide, sulla base della sua discrezionalità, i giocatori da impiegare (oltre che come impiegarli). Non esiste un diritto del giocatore di giocare; detto che all'olandese non interessa giocare ma ormai la difesa del contratto (o l’anticipata risoluzione consensuale), Sneijder è fuori rosa e potrà rimanerci.

Il Sindacato (Aic) dice che davanti ad un contratto firmato non si può chiedere una riduzione dello stipendio se non alla naturale scadenza del contratto.
E' proprio così? Non contano nulla le difficoltà economiche o le nuove politiche societarie?
In effetti il contratto firmato obbliga la società, non ci sono alternative che possano essere intraprese.
Se non quella di cederlo ad un’altra squadra. Sul punto non esiste giurisprudenza.

“ Le parti troveranno un accordo, come spesso accade, con piena soddisfazione reciproca ”
Simone Cerri
Quindi Moratti ha sbagliato a far dire ciò che ha detto Branca? E Stramaccioni che – in ritardo – ha ammesso la scelta tecnica?
Diciamo che in certi casi sarebbe meglio un “No comment”.
Nel senso che l’allenatore della Scafatese può anche decidere di non convocare Cristiano Ronaldo, perchè è lui il responsabile delle scelte tecniche.
Ma nel mobbing (o meglio ancora come visto nel caso, la perdita di chance professionali) rileva eccome il comportamento della società che avesse indebitamente fatto pressioni.
Sarebbe un’ammissione di colpa ma Moratti è subito intervenuto dicendo che trattasi di una scelta tecnica del Mister (che non ha convocato Sneijder nemmeno con il Palermo), mentre Branca e Stramaccioni hanno fatto un piccolo autogoal iniziale parlando di contratto e di una scelta precisa della società. In base all’accordo collettivo Allenatori la società non può ingerirsi nelle scelte tecniche e dunque le parole di buon senso di presidente Moratti sono arrivate puntuali per evitare ulteriori fraintendimenti.

Quali scenari oggi si prospettano?
 E’ necessaria una soluzione transattiva.
Fino a quando su situazioni come queste non vi sarà una giurisprudenza chiara (e magari una procedura abbraviata ad hoc) è probabile che in sede di giustizia sportiva si arriverà ad un nulla di fatto, ma che in sede di giustizia ordinaria il giocatore possa vincere la causa con un risarcimento per danno da perdita di chance.
Ma i tempi si allungano e questo non gioverebbe a nessuno: né a l’Inter che dovrebbe pagare comunque lo stipendio, né a Sneider che non è giovane e non otterrebbe nei tempi sperati, il ritocco o la risoluzione anticipata.
Come nel caso Cassano alla Roma le parti sono obbligate ad una soluzione transattiva, ma diciamo che nessuna delle due è in una posizione di forza, per quanto il tempo sia dalla parte dell’Inter.
Tutto si concluderà con un accordo tra le parti, una consensuale chiusura anticipata del contratto in essere con il giocatore (magari dietro ad una buonuscita) libero di andare in una nuova squadra e la società che si solleva dal pagare un ingaggio ritenuto oramai troppo oneroso.

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