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Serie A a 18 squadre, Tavecchio contro i mulini a vento: “Tutti i club sono contrari”

Il presidente FIGC sta cercando una soluzione operativa perchè il nostro campionato riconquisti appeal e interesse anche sul piano internazionale. L’ipotesi di una riduzione delle partecipanti appare la via più impervia, mentre è più fattibile un ‘boxing day’ all’italiana.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il presidente della Federcalcio sta lavorando sodo per ridare un nuovo look e soprattutto maggiore appeal alla Serie A. laddove non arrivano gli investimenti dei club sugli stadi, laddove latitano strategie di marketing sui prodotti e i brand da esportare con maggior convinzione, laddove non basta più la vendita dei diritti tv di qualsiasi evento possibile attorno al calcio italiano, Carlo Tavecchio rilancia la sfida: un campionato a 18 squadre, più competitivo, compatto, avvincente. Ma a dargli contro sono proprio i club che in Serie A giocano e non vogliono pensare minimamente di lasciarla, tanto da far apparire l'idea di Tavecchio una donchisciottesca fantasia senza futuro.

Serie A più snella – Una ipotesi che avrebbe dei fondamenti e dei dati certi che garantirebbero prima di tutto meno congestione di date e sovrapposizione. E poi permetterebbero ai club in massima serie di poter avere a disposizione maggiori fondi e quindi maggiore possibilità nell'investimento di rose più competitive. Infine, anche dal punto di vista dello spettacolo, i tifosi guadagnerebbero match più equilibrati e meno scontati. Ma il tutto non piace proprio ai diretti interessati che non pensano minimamente di abbassare il numero di iscritti a 18.

No a 18 ma sì al boxing day – A confermarlo, ma non ce n'era bisogno, è lo stesso Tavecchio che in diretta Rai ha ammesso la quasi impossibilità di attuare il progetto: "Diminuire il numero di squadre da 20 a 18 è pura utopia perchè a non volerlo sono proprio i diretti interessati che spingono invece per un ‘boxing day all'italiana, più fattibile. Possiamo trovare un accordo sulla riduzione solo nelle serie minori ma in Serie A è una battaglia persa. Ho pensato anche a un ranking per partecipare ai campionati professionistici: ci sono alcuni club che non hanno impianti all'altezza o strutture per il settore giovanile e non va bene".

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